La peste nera ha portato indirettamente al Rinascimento e alla nascita degli stati nazionali. È stata un booster incredibile di trasformazioni già in atto.
Quale sarà lo scenario dopo il Covid? Quali trasformazioni del nostro mondo e della nostra società saranno aumentate ed accelerate dalla pandemia?
La politica occidentale è in crisi di identità.
La vecchia dinamica destra-sinistra, rispettivamente rappresentanti della libertà economica e delle istanze di uguaglianza sociale, è ormai datata.
Se da una parte i partiti di sinistra devono acquisire una nuova identità guidata dal progressismo sostenibile, dall'altra la destra rischia di rimanere ancora ad un conservatorismo nostalgico.
Gli attori in gioco, che partono da Biden e Trump ed arrivano fino a Letta e alla Meloni, devono ritrovare un posizionamento politico aperto al futuro.
La questione di Taiwan diventa sempre più calda e al centro della geopolitica mondiale. Da una parte la Cina, circondata e chiusa nel proprio mare interno, dall'altra gli Stati Uniti che tessono rapporti internazionali con le potenze locali.
In mezzo, il piccolo ma importante stato insulare, che lotta per mantenere la propria indipendenza.
La candidatura di Letizia Moratti a presidente della Lombardia mette a nudo le contraddizioni del PD e di tutto il centrosinistra. Contraddizioni che ho toccato con mano nel 1995, quando fui io a guidare il CSX nella stessa contesa elettorale.
Le elezioni tedesche ci hanno regalato una Germania orfana della leadership della Merkel, ma anche con un panorama partitico diverso e meno euroscettico di quanto dipinto dai media.
Facciamo il punto della situazione.
Le rivolte in Iran che occupano i nostri telegiornali e i social network mostrano delle contraddizioni nella politica interna e estera del paese molto forti.
Contraddizioni che sono esplose in piazza grazie alla rivolta di giovani e donne.
Oggi parliamo di best case e worst case della politica africana. Elezioni democratiche vere e proprie accanto a colpi di stato efferati.
All'orizzonte, l'Europa sempre più colpevolmente disinteressata del continente africano.
Mauritania, Mali, Niger, Ciad e Burkina Faso sono parte del così detto G5 Sahel.
Il Sahel è una delle aree più povere dell'Africa e dell'intero pianeta, benché ricca di materie prime e terre rare.
È anche territorio di guerriglia, formazioni jihadiste ed interessi di attori geopolitici come Francia, Russia e Turchia.
Le elezioni di Midterm ci lasciano un'America più spostata verso i democratici. L'onda rossa annunciata da Trump non c'è stata e gran parte dei suoi candidati più fedeli sono stati respinti dagli elettori.
La Nigeria è il paese più popoloso e più ricco d'Africa. Pieno zeppo di materie prime e con un'industria terziaria di successo.
Sembrerebbe la ricetta perfetta per un successo africano. E invece la Nigeria è un paese diviso, attraversato da movimenti terroristici e con una povertà diffusa per gran parte della popolazione.
Un gigante pronto a cadere, e si sa: più grandi sono, più rumore fanno quando cadono.