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Al Amari Social Club - Essere giovani in un campo profughi della Palestina

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Di Elena Bedei

Un documentario girato nel 2004 quando era in costruzione il muro tra Israele e Palestina. Una barriera di cemento di 700 chilometri, condannata dalla Corte di Giustizia dell’Aja e dall’ONU perché costruita in gran parte sulle terre palestinesi e destinata ad avere un impatto molto forte sul comportamento delle persone. Ha diviso infatti famiglie, scuole e villaggi, peggiorando profondamente la vita dei palestinesi, i sentimenti, gli scambi commerciali, soprattutto la loro libertà già messa a dura prova dalla maledizione dei campi profughi. Tutto è diventato ancora più faticoso, più umiliante e più triste. «Avevo intervistato donne, ragazzi e bambini nel campo profughi di Ramallah, - ricorda Elena Bedei - chissà oggi che fine hanno fatto i loro sogni…?».

3 commenti


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6 Gennaio 2024
03:18

Purtroppo i sogni di quei bambini sono gli incubi dei bambini di oggi, piccoli semi di coscienze rivoluzionarie in una situazione che non tende a finire. Grazie per dedicare un documentario ai bambini.

Paolo Paci

4 Gennaio 2024
01:27

I ragazzi e le ragazze della Palestina vivono, da sempre e dovunque, la stessa tragica condizione del popolo palestinese. In situazioni diverse, ma con la stessa feroce violenza. Da sempre rischiano la vita, da sempre nell'indifferenza del mondo. Altro che sogni. Quando sognano, loro sognano di vivere, semplicemente. In generale i bambini palestinesi che hanno vissuto le guerre hanno sviluppato una consapevolezza delle sfide imposte loro da un'occupazione sionista che fa di tutto per bloccare i loro sogni e le loro aspirazioni. Ne parla il regista palestinese Abdallah Al Khatib nel suo bel film Little Palestine - Diary of a Siege, (disponibile anche su youtube). Al Khatib parla di sogni con i ragazzi e le ragazze del campo profughi di Yarmouk in Siria. Sogni che hanno a che fare con la loro vita, i loro desideri: avere una scuola decente invece di un rudere sventrato dalle bombe, riabbracciare il padre chiuso nelle carceri d'Israele, poter vedere vivo ancora una volta il fratello ucciso dagli occupanti sionisti... e così via. Solo nella striscia di Gaza sono più di duecento le scuole bombardate o abbattute dalle ruspe dell'esercito israeliano. E tuttavia i ragazzi palestinesi continuano a sognare di andare a scuola senza la paura dei bombardamenti, senza l'angoscia dei rastrellamenti, dei muri e delle umiliazioni di ogni tipo. Anche se sanno bene che è solo un sogno, che il progetto sionista è quello di eliminare le strutture della società palestinese e quindi la nuova generazione cresciuta nei ghetti dell'esilio forzato o nei territori occupati. Dal 1948 all'Intifada, dal 1967 agli attuali massacri nella Striscia di Gaza, è sempre lo stesso progetto che si cerca di mettere in opera. Un progetto che passa attraverso la violenza fisica diretta dei bombardamenti dei campi palestinesi in Libano come attraverso le sparatorie dei militari israeliani che presidiano i territori occupati. E ancora è risaputo che l'aviazione militare israeliana "si diverte", di tanto in tanto, a lanciare sui luoghi frequentati dalla gioventù palestinese finti "giocattoli" e altre trappole capaci di uccidere. Per non parlare delle bombe al napalm o a frammentazione (gli USA insegnano in Vietnam come in Afghanistan) proibite dalle convenzioni internazionali. E ancora i gas asfissianti nei giorni dell'Intifada che hanno avuto come conseguenza l'aborto e addirittura la morte di donne incinte. E la costruzione di muri che hanno portato disoccupazione e miseria, e per i più giovani tristezza e depressione. E infine i tanti minorenni arrestati e torturati, quelli sfruttati o sottopagati, quelli separati dai genitori, cacciati dalle scuole, ammazzati negli scontri dell'Intifada. E infine i tantissimi massacrati negli ultimi bombardamenti sulla Striscia di Gaza... Ecco come i vivono i bambini palestinesi. E quindi ben vengano film come questo di Eleba Bedei che, con grande semplicità, sensibilità e intelligenza cinematografica, ci porta dentro un universo giovanile che cerca di trovare un senso e una possibilità di futuro che la protervia sionista continua a soffocare ogni giorno ferocemente, con ogni mezzo, bombardamenti compresi.

Giandomenico Curi

3 Gennaio 2024
13:00

Grazie Elena per questo tuo bel lavoro. Un altro elemento di riflessione su questa storia infinita che è: la questione palestinese!!!!

tom