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Born out of death (Nata dalla morte, 1981) di Monica Maurer

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Una poema dedicato ai 350 bambini, donne e uomini uccisi e ai più di 1.000 palestinesi e libanesi feriti durante il raid aereo israeliano sul popolare quartiere Fakhani, a Beirut, il 17 luglio 1981. Tra i morti, anche una donna incinta il cui bambino i medici riusciranno a salvare dal suo grembo lacerato: simbolo della vita che continua oltre la morte. Monica Maurer, la regista del film, mostra tutta la disperazione e il dolore delle persone, senza tuttavia dimenticare la storia dietro quella strage, e quindi la scelta, da parte del popolo libanese e palestinese, della resistenza e della lotta armata fino alla liberazione della propria terra. Il cortometraggio è stato girato, nei giorni successivi al massacro, soprattutto nel quartiere di Fakhani, al cimitero dei martiri (Makbara-Shuhade) e all’ospedale AUB dove furono ricoverate le vittime del bombardamento. È dedicato alla memoria di Majed Abu Sharar, martire per una Palestina democratica (assassinato nell'ottobre 1981).

5 commenti


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16 Maggio 2024
23:46

Un'opera, una tragedia, che diventa poesia. Si sente il tocco di una donna

Mela Tomaselli

6 Gennaio 2024
17:10

Bellissimo..

Francesco Bray

23 Dicembre 2023
21:11

Grazie, che storia,che film !

Anna

21 Dicembre 2023
17:48

Due citazioni sui bambini di Gaza: «Alcuni genitori di Gaza City hanno scritto i nomi dei figli sulle loro gambe per facilitarne l'identificazione qualora dovessero essere uccisi dai bombardamenti israeliani. A rendere noto l'agghiacciante particolare è stato un giornalista della CNN: il reporter ha girato dei video nell'ospedale dei martiri di Al Aqsa a Deir Al Balah, nel centro di Gaza, in un'area dove i raid dell'aviazione di Tel Aviv negli ultimi giorni sono stati incessanti e hanno causato decine di vittime. Il filmato, trasmesso dall'emittente statunitense, mostra quattro bambini morti i cui nomi erano in precedenza stati scritti in arabo sui polpacci. I bimbi sono distesi su barelle posate sul pavimento in una stanza che sembra essere un obitorio, e che è piena di cadaveri. Non è chiaro se anche i loro genitori siano stati uccisi. Il giornalista ha spiegato che la pratica è diventata più comune negli ultimi giorni» (Davide Falcioni sul Corriere della sera del 22 ottobre 2023. «Campo "provvisorio" per profughi palestinesi, piantato da anni sulle dune, vicino a Gaza. Sopravvivenza precaria tra baracche fatiscenti incastrate tra il mare e il filo spinato corroso dalla ruggine. Fuggendo dal fetore che diffonde il vento - non c'è né acqua corrente né fogne - i bambini, ogni mattina, attraversano la strada percorsa da mezzi blindati per andare a giocare alla guerra sulla spiaggia, intorno a una vecchia nave da carico che ha fatto naufragio tanto tempo fa. I fucili e le mitragliatrici che maneggiano con grande sicurezza sono ancora fatti di legno annerito, ma il loro aspetto ha già quella lucentezza dell'acciaio lucido, simile a quella delle armi vere che presto avranno tra le mani». (Jean Orizet, scrittore e poeta nato a Marsiglia, ma che conosce molto bene la Striscia di Gaza e la sua gente)

Giandomenico Curi

21 Dicembre 2023
00:59

Un film commovente. Viva Palestina.

Paolo Paci