Una poema dedicato ai 350 bambini, donne e uomini uccisi e ai più di 1.000 palestinesi e libanesi feriti durante il raid aereo israeliano sul popolare quartiere Fakhani, a Beirut, il 17 luglio 1981. Tra i morti, anche una donna incinta il cui bambino i medici riusciranno a salvare dal suo grembo lacerato: simbolo della vita che continua oltre la morte. Monica Maurer, la regista del film, mostra tutta la disperazione e il dolore delle persone, senza tuttavia dimenticare la storia dietro quella strage, e quindi la scelta, da parte del popolo libanese e palestinese, della resistenza e della lotta armata fino alla liberazione della propria terra. Il cortometraggio è stato girato, nei giorni successivi al massacro, soprattutto nel quartiere di Fakhani, al cimitero dei martiri (Makbara-Shuhade) e all’ospedale AUB dove furono ricoverate le vittime del bombardamento. È dedicato alla memoria di Majed Abu Sharar, martire per una Palestina democratica (assassinato nell'ottobre 1981).