Incontro nell'ambito della quattordicesima edizione de "La Storia in Piazza. Le piazze della storia"
Quando pensiamo a piazze in armi, immediatamente, la mente corre alle schiere di soldati nazisti che partecipano a raduni oceanici o alle fila interminabili di soldati marcianti all’unisono in occasione di imponenti parate militari. Eppure, le piazze in armi non furono la prerogativa né di militari di professioni né di movimenti radicali post-bellici. Durante la Belle Époque, migliaia di cittadini maschi europei si riunivano in armi nelle piazze e nelle strade di grandi capitali ma anche di piccole città di provincia o villaggi rurali. Organizzati in associazioni armate di stampo patriottico oppure in piccoli gruppi politici o in vere e proprie milizie civiche che sembravano uscite dalle nebbie del passato, migliaia di civili fecero della militanza in armi una pratica quotidiana. Sia che sfidassero gli avversari politici a colpi di revolver, sia che si opponessero alle masse di lavoratori sindacalizzati che occupavano gli spazi urbani sia che prendessero di mira criminali e balordi, le associazioni armate dell’Europa Belle Époque si proponevano di ripristinare un ordine pubblico traballante e riaffermare identità sociali, politiche e di genere scosse e incerte. Occupare, armi alla mano, le strade e le piazze d’Europa significava partecipare attivamente alle grandi trasformazioni politiche e sociali di un periodo ricco di speranze e paure e che incarnava, con tutte le sue contraddizioni, un’inquietante modernità.
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