Gian Piero Piretto, Antonella Salomoni, modera Alberto Masoero - I volti diversi della Piazza Rossa
Incontro nell'ambito della quattordicesima edizione de "La Storia in Piazza. Le piazze della storia"
Rossa non significa affatto comunista. Si chiamava così già prima della rivoluzione, come era definito «angolo rosso» il luogo della casa in cui i contadini ortodossi collocavano e veneravano l’icona della loro religione: bello, ma anche santo. Sminuita nell’importanza durante il periodo imperiale, quando gli spazi del potere e della rivolta (ad esempio i Decabristi del 1825) furono soprattutto quelli della capitale pietroburghese, la piazza moscovita ha assunto una rilevanza persino maggiore nel Novecento, al centro della vecchia/nuova capitale dell’Urss.
Palcoscenico del potere e deposito delle sue reliquie più venerate (il corpo di Lenin), la spianata vicino al Cremlino è stata però anche uno spazio vissuto da tanti umani diversi in tanti modi diversi, che mutavano nel tempo: teatro di manifestazioni spontanee quando la politica diventò un fenomeno di massa, celebrazione di una società militarizzata, gerarchica e uniforme, ma anche luogo progressivamente desacralizzato, dopo Stalin, e quindi teatro di dissidenze coraggiose «per la nostra e la vostra liberà» (1968), passeggiate sempre più scanzonate, alla fine anche surreali atterraggi di piccoli velivoli tedeschi (Mathias Rust, 1987) capaci di bucare il cielo della potenza militare sovietica. Oggi è nuovamente il luogo in cui si celebra la sintonia tra il popolo e il suo capo, l’annessione di nuovi territori («insieme per sempre») e l’eternità di una «storia millenaria», sulla colonna sonora di popstars alla moda e con la scenografia dei concerti rock. Una nuova, post–moderna sacralità?
Visita: palazzoducale.genova.it