Alle prime luci dell'alba del 16 dicembre 1969 due giornalisti salgono trafelati le scale di un palazzo di Milano e suonano il campanello della porta di un appartamento. Apre loro una donna di 41 anni, che da giorni attende il ritorno di suo marito: "Signora Pinelli, Pino ha avuto un incidente in Questura, ora è all'ospedale", dicono i due. Inizia in quel momento il calvario di Licia, la moglie di Giuseppe Pinelli, il ferroviere anarchico divenuto vittima collaterale della bomba di Piazza Fontana. Per più di mezzo secolo Licia Pinelli ha invocato giustizia, ha chiesto che si facesse luce sulla morte del suo adorato Pino: è giunto il momento che la Repubblica italiana squarci quel velo di silenzio colmo d'ipocrisia su uno degli episodi più sconcertanti degli anni di piombo.