8 milioni di ettari di terreno da sottrarre alle paludi e restituire ai braccianti agricoli: quando Mussolini dichiarò l'obiettivo della sua famosa "guerra alle acque", il traguardo da raggiungere apparve esagerato. E tale si rivelò alla riprova dei fatti: le tanto sbandierate bonifiche fasciste furono boicottate dallo stesso regime. Tra capitoli di spesa rivisti, sottosegretari rimossi e poi rimessi al loro posto, proteste dei latifondisti, politiche cambiate in corso d'opera, quegli 8 milioni di ettari restarono una chimera. A conclusione della stagione delle bonifiche, il terreno davvero ottenuto nel decennio di intervento mussoliniano fu ben poco, mentre la piaga della malaria continuò a imperversare e il fenomeno migratorio non solo proseguì ma fu incoraggiato dal regime verso le colonie.