Un giovane rappresentante di commercio viene accusato di bigamia. Dieci anni prima avrebbe sposato la figlia di un gerarca romagnolo. In realtà la sedicente prima moglie è una zitella mitomane che ha approfittato di un caso di omonimia. Tutto si chiarisce: l'imputato però dovrà scontare una leggera pena per falsa testimonianza: il suo avvocato gli aveva consigliato di confessarsi colpevole.