Andrea Matricardi, vice-presidente di Amnesty Italia, spiega la campagna Control Arms e racconta della produzione e diffusione di armi nel mondo, soffermandosi in particolare sul ruolo dell'Italia.
Dati allarmanti e curiosi, anche per capire come nel mondo vengano prodotti 800 milioni di armi l'anno, per il 60% destinate a privati.
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26 Novembre 2005
17:47
Sicuramente una iniziativa encomiabile e moralmente lodevole, tuttavia si cerca di eliminare l'effetto e non la causa. Le armi sono il frutto della natura umana, esistono da quando esiste l'uomo, ed eliminando le armi non credo che si risolverebbe il problema. I 500.000 morti all'anno ci sarebbero ugualmente anche senza armi da fuoco (sono comparse da circa quattro secoli, ma gli uomini si ammazzavano anche prima), come ci sarebbe ugualmente anche le guerre. Solo cambiando la natura umana (o la cultura?) si risolverebbe il problema, ma credo sia una utopia. Per quanto riguarda la limitazione del commercio ritengo sia una chimera perchè credo che certi stati (vedi Cina) continuerebbero a produrre e vendere armi in barba ad eventuali trattati. Per quanto riguarda le armi in mano ai civili, in Italia è molto difficile procurarsi un'arma per un cittadino onesto (giustamente), mentre un qualsiasi delinquente riesce a procrurarsene a volontà (anche da guerra) e senza difficoltà. Alla fine una ulteriore limitazione della vendita di armi ai civili si ridurrebbe ad un ulteriore fardello di burocrazia a danno degli onesti, senza ridurre la violenza e la circolazione di armi tra i delinquenti. Credo che l'unico mezzo sensato per controllare la violenza e l'uso violento delle armi (esiste anche l'uso sportivo) sia l'applicazione di pene severe, senza sconti di alcun genere (personalmente sono favorevole alla pena di morte)
Alessandro Santi