Il sogno europeo è il titolo di un libro del 2005 di Jeremy Rifkin: questo nuovo sogno -scriveva- “sta lentamente eclissando il sogno americano”. Ma da allora lo scenario ci appare drasticamente mutato. L’entusiasmo per la caduta del Muro e l’allargamento dell’Europa ha lasciato il posto a inquietudini, scetticismi, paure, nel rinascere dei nazionalismi e nell’approfondirsi di vecchie e nuove faglie: fra Est e Ovest, fra Nord e Sud. Per la prima volta inoltre un Paese -e un Paese importante- ha deciso di abbandonare la Ue mentre sembra andare in frantumi quell’asse atlantico che era stato decisivo sin qui. Eppure l’Europa ci appare oggi ancor più necessaria, e ancora capace di scelte fortemente solidali, come è stato nell’emergenza: perché allora è sembrata da tempo appannarsi la sua capacità di alimentare sogni e speranze di futuro? E quali sono i differenti terreni su cui ricostruire il progetto europeo?
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