Come cambia (anche) il giornalismo nell’era dell’automazione, della iperconnessione e del dominio del tecnologicamente controllato? Quali conoscenze e competenze sono necessarie? Come ri-definire e ripensare i percorsi formativi? Ma, soprattutto quale approccio/quali approcci adottare? La civiltà ipertecnologica sembra sempre più basarsi sulla progressiva marginalizzazione dell’Umano e dello spazio della responsabilità e le dinamiche, che caratterizzano l’ecosistema globale dell’informazione e della comunicazione, (ri)disegnano scenari e orizzonti difficilmente comprensibili e prevedibili. Contrariamente a certe narrazioni sulla trasformazione digitale, ancora poca la consapevolezza che tale processo (complesso) abbia determinato un aumento della complessità e non una semplificazione. Allo stesso tempo, ancora poca la consapevolezza che, proprio nell’era della cd. dis-intermediazione (?), ci sia un disperato bisogno di figure (preparate), processi e istituzioni che continuino a svolgere proprio quella funzione essenziale di mediazione. Il giornalismo, in tal senso, pur attraversando una fase di transizione non semplice, continua ad avere una funzione strategica proprio nel tentativo di gestire il sovraccarico informativo e la disinformazione.
Con: Piero Dominici (Università di Perugia), Anna Masera (garante del lettore La Stampa), Bruno Mastroianni (giornalista e social media manager)