A Égas, durante le nozze di sua figlia, Filippo II ostenta potere ed entra da solo nel teatro — fiducioso dopo i presagi di Delfi. Pausania, guardia reale con antichi rancori, lo pugnala davanti all’élite greca. Alessandro accorre, sorregge il padre e, con Efestione e Tolomeo, viene acclamato re lì stesso. Dilagano le voci: vendetta personale, intrighi di Olimpia, perfino mano persiana — nulla è provato. Il fatto ineludibile: cade l’unificatore della Grecia; si leva il giovane erede, forgiato per compiere il progetto imperiale. Da quel sangue versato comincia la marcia dell’uomo che il mondo chiamerà Alessandro Magno.