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Il Papa che Voleva Condannare il Razzismo (e Morì la Notte Prima)

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Nel corso della storia recente ogni Papa ha scritto delle encicliche, lettere rivolte al mondo cattolico per indicare la linea della Chiesa su temi teologici, morali o sociali. Ma ce n’è una che non ha mai visto la luce: si chiama Humani Generis Unitas, “Sull’unità del genere umano”. Doveva essere la risposta della Chiesa al razzismo dilagante e all’antisemitismo. Ma il Papa che l’aveva voluta, Pio XI, morì poche ore prima di poterla annunciare pubblicamente.

Pio XI fu inizialmente vicino al fascismo, al punto da firmare con Mussolini i Patti Lateranensi, che riconoscevano l’indipendenza del Vaticano. Ma nel tempo, i rapporti con il regime si deteriorarono. Lo scontro esplose per l’indottrinamento dei giovani e per la difesa di Azione Cattolica, Pio XI usa il termine di “Statolatria”. E fu ancora più forte quando, nel 1938, l’Italia adottò le leggi razziali, seguendo l’esempio della Germania nazista.

Pio XI prese posizione, si ritirò a Castel Gandolfo durante la visita di Hitler a Roma, fece chiudere la basilica di San Pietro e affidò a un gesuita americano, John LaFarge, il compito di scrivere un’enciclica che condannasse il razzismo e l’antisemitismo. Ma qualcosa andò storto. Il testo, pronto in quattro lingue, fu consegnato al superiore generale dei gesuiti, che lo trattenne per mesi. Quando finalmente arrivò sulla scrivania del Papa, era troppo tardi: Pio XI morì la notte stessa.

A scomparire non fu solo l’enciclica, ma anche il discorso che avrebbe dovuto pronunciare il giorno dopo, in cui avrebbe denunciato pubblicamente Hitler e Mussolini. Si parlò di sabotaggio e perfino di omicidio di Pio XI. La Humani Generis Unitas restò sepolta negli archivi vaticani per decenni.

Cosa avrebbe cambiato davvero quella enciclica? Perché fu nascosta? E quanto è costato, nella storia, il silenzio? Tutte le risposte in questo documentario dedicato.

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