Anni fa, nella buca delle lettere di mia madre, trovammo un volantino: la mia faccia, una pistola alla tempia, e la scritta "condannato".
Era tutto vero. In questo video racconto cosa ha significato essere parte di un processo storico contro la camorra. È una confessione. Un modo per non sentirmi solo. Ma voglio che sia anche un modo per parlare del proclama che mi ha condannato a morte, delle minacce subite, dei volti, di com'è cambiata la mia vita. Questa storia non è solo mia. È anche vostra. Smettere di raccontarla significa continuare a far vincere la loro intimidazione.