Cosa mangeremo in futuro e come dovremo produrre il cibo per riuscire a sfamare tutti?
Oggi quasi 1 miliardo di persone soffre di malnutrizione e la situazione sta peggiorando. Eppure, secondo molti esperti, già oggi ci sarebbero i mezzi produttivi per sfamare 10 miliardi di persone. Un terzo del cibo che produciamo viene però sprecato. Ma non è l’unico problema. L’accesso ai mercati dei piccoli produttori, il monopolio sulle sementi delle grandi multinazionali dell’agrochimica, i conflitti e i cambiamenti climatici hanno affossato l’obiettivo dell’ONU di eradicare la fame nel mondo entro il 2030.
Le sfide del settore agroalimentare sono enormi e necessitano soluzioni molteplici e multidisciplinari, che sappiano conciliare sostenibilità economica ed ecologica. A portare tante soluzioni è la tecnologia di punta, l’innovazione nel cosiddetto Foodtech, che si sta sviluppando molto anche in Svizzera. 4 miliardi di investimenti nel 2022, con il numero di start-up decuplicate in 10 anni.
Una macchina agricola riduce l’uso di pesticidi del 95%. Un’app aiuta la digitalizzazione del lavoro agricolo, aumentando le rese e diminuendo gli sprechi. Ma il cosiddetto Foodtech svizzero è anche ricerca di nuovi cibi, come fonti proteiche sostitutive della carne, con una migliore impronta ambientale.
Vedremo innovazioni e problematiche, come lo sviluppo di nuove varietà di piante con l’ingegneria genetica, che poi però le multinazionali dell’agrochimica controllano tramite brevetti sulle sementi. Sentiremo anche una delle voci più famose del movimento che si oppone ai brevetti sulla natura, Vandana Shiva, premio Nobel alternativo e leader mondiale del movimento No patent on seeds.
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