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L'incredibile trasformazione economica del Giappone

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Il Giappone si contende il terzo posto nell'economia globale grazie a settori di punta come l’automotive, l'acciaio e l'elettronica, sostenuti dalla Borsa di Tokyo che è influente a livello mondiale. Tuttavia, questo successo è il risultato di un drastico cambiamento rispetto alla storica chiusura del Giappone, soprattutto durante il periodo Edo (1603-1868), quando rifiutava rapporti esterni, nonostante il suo ricco patrimonio di carbone.

Nel 1850, le potenze occidentali costrinsero il Giappone, con la minaccia militare, a firmare trattati che aprissero il Paese al commercio e agli insediamenti stranieri, privandolo del diritto di tassare le merci estere, il che suscitò un forte dissenso interno. L'umiliazione e la pressione esterna culminarono nel colpo di stato dei samurai nel 1868, inaugurando l'era Meiji e spostando la capitale a Tokyo. Questo nuovo governo intraprese passi modernizzatori, sebbene inizialmente mantenesse i trattati invariati.

Il Giappone iniziò la sua industrializzazione con fabbriche statali, poi cedute a privati meritevoli. Hokkaido fu il punto di partenza, scelto per motivi strategici e per le sue terre fertili. L'introduzione di tecniche agricole avanzate e la costruzione di infrastrutture essenziali furono il preludio all'esportazione di prodotti come la birra Sapporo.

Il modello di industrializzazione si basava su finanziamenti interni, specialmente statali, con un forte ritorno economico interno. Ciò permise la nascita di conglomerati come Mitsui Group e Mitsubishi, che diventarono colossi globali.

Un'opportunità diplomatica si presentò nel 1894, quando il Regno Unito riconobbe il Giappone come pari, spingendo altre nazioni a rivedere i trattati. Il Giappone si espanse territorialmente alla fine del 1800, acquisendo colonie e risorse per sostenere la sua economia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, sconfitto e occupato dagli Stati Uniti, il Giappone dovette ricostruire tutto da capo, adottando un sistema liberale e concentrato sulla crescita economica, non potendo più contare sulle colonie.

La rinascita economica fu rapida. Nel 1952, il Giappone riacquistò l'indipendenza, mantenendo comunque le basi statunitensi. Focalizzato sull'alta tecnologia e sostenuto da un sistema educativo che produceva lavoratori altamente qualificati, il Giappone divenne uno dei principali esportatori mondiali, specialmente in settori high-tech.

Le restrizioni all'importazione favorirono le imprese nazionali fino agli anni '70, quando furono costrette a eliminare dazi e limitazioni, ma mantennero comunque una forte preferenza nazionale.

Con l'emergere della Cina negli anni '80, il Giappone si adattò trasformando questa potenziale minaccia in opportunità, diventando il principale partner commerciale della Cina e vendendo consulenza e tecnologia hi-tech. Tuttavia, sfide demografiche e una crescente denatalità hanno iniziato a pesare sull'economia giapponese.

Dagli anni '90, il boom economico giapponese ha rallentato e, sebbene rimanga una delle principali economie, il motivo della sua stagnazione rimane un tema di dibattito tra economisti.

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