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Il fenomeno delle imprese cinesi in Italia: Come mai sono così tante?

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I cinesi in italia sono la quarta nazionalità di cittadini stranieri residenti ma sono primi per numero di imprenditori.

Di quelli arrivati nella Penisola dalla Cina ben 1 su 3 è riuscito a creare una propria impresa.

I flussi migratori cinesi in Italia sono iniziati negli ‘80, dopo che il governo di Deng Xiaoping rese possibile lasciare il Paese. Senza più bisogno di autorizzazioni speciali.

Iniziano a lavorare soprattutto nei settori tessile, manifatturiero e della ristorazione.

Già dai primi anni, in molti riescono dopo un po’ ad aprire una loro attività economica ed a guadagnare abbastanza da spedire soldi ai parenti in Cina. Così, visto le voci del successo dei connazionali, sempre più partirono per l’Italia in cerca di fortuna.

Con un contesto, quello italiano, composto da piccole e medie imprese dove è più facile che altrove trovare uno spazio nel mercato.

Per iniziare, in particolare i primi anni, i migranti potevano attingere dal credito delle banche cinesi, potendo avere condizioni molto favorevoli.

Ma a caratterizzare l’economia della società cinese in Italia sarà soprattutto il supporto reciproco, in particolare in ambito finanziario. Con un gran numero di prestiti e operazioni tra privati.

Così i nuovi imprenditori potevano contare sull’aiuto degli altri già affermati.

Infatti, nella cultura della regione cinese da cui la stragrande maggioranza arriva, lo Zhejiang, si dà un forte peso al supporto reciproco, dettato da una serie di regole non scritte.

Secondo il sistema delle GuanXi.

Ma entrare in questa rete di supporto, che permette anche di trovare facilmente i capitali per avviare un’impresa, non è così facile. Spesso prima, per guadagnarsi il sostegno della comunità, devono lavorare duro per qualcuno che è già affermato.

Così buona parte dei cittadini cinesi che arriva in Italia prima di poter fare impresa deve fare un lungo periodo di gavetta. Di lavoro molto duro e sottopagato per guadagnarsi il sostegno della comunità.

Questo, da una parte, è anche alla base del vantaggio competitivo cinese nel settore manifatturiero. Che grazie a questo meccanismo ha permesso di avere un flusso costante di manodopera disposta a lavorare tanto per poco.

Citando il sinologo Giorgio Trentin, è come se per le aziende cinesi i nuovi immigrati dalla Cina siano una sorta di carburante. Con un ricambio continuo.

Una volta avviate, poi, le imprese spesso hanno successo. I principali motivi sono la stabilità data dal sistema delle GuanXi ed il fatto che lavorano davvero tanto anche da imprenditori.

Da una parte, quindi, grazie al sostegno reciproco della comunità cinese in Italia possono superare anche periodi di difficoltà finanziaria. Con l’aiuto di altri imprenditori. Dall’altra, restando aperti in giorni e orari in cui tutti gli altri sono chiusi, nel tempo di solito riescono a raggiungere sempre più clienti.

Che andranno la prima volta da loro quando tutto il resto è chiuso.

Inoltre, accordandosi tra loro per comprare insieme all’ingrosso, riescono a tagliare di molto i costi dei prodotti da vendere.

Un lato negativo della comunità cinese in Italia, però, sono i crimini finanziari. Infatti, il sistema di finanza informale che hanno creato, per quanto efficace e di per sé legittimo, ha portato ad una situazione che complica molto i controlli.

I tanti scambi tra privati, fanno sì che sia diventato facile far perdere nella matassa anche soldi sporchi, frutto di attività illecite.

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