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Superbonus: perché non ha funzionato?

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Il Superbonus 110 per l’adeguamento energetico ed antisismico è una misura adottata nel 2020 dal governo Conte II. Consiste in pratica in un totale rimborso da parte dello Stato in 5 anni delle spese per i lavori. Con anche un 10% in più. Rimborso che sarebbe arrivato sotto forma di sconti sulle tasse.

In sostanza, dava il diritto ad avere detrazioni fiscali uguali al 110% del costo dei lavori. Una misura così forte nel 2020 è una novità, ma in Italia politiche per ristrutturare gli edifici ci sono già state, anche se molto meno generose.

Prima del Superbonus, infatti, c’erano l’Ecobonus ed il Sismabonus ed i primi bonus edilizi sono stati istituiti già nel 1998.

Il motivo è che in effetti l’Italia ha un reale problema di obsolescenza delle case.

Per quanto riguarda terremoti e alluvioni, ad esempio, oltre metà delle case italiane è in zone ad alto rischio sismico e idrogeologico. Eppure, di queste, circa il 70% non rispetta gli attuali standard di sicurezza. Questo perché sono state costruite in buona parte prima del 1980, quando non c’era una legge sulla sicurezza antisismica.

E a livello energetico la maggioranza delle case italiane è nelle peggiori classi di efficienza energetica. Comportando un consumo di energia ed un costo in bolletta molto più alti.

Il Superbonus ha unito e potenziato i precedenti Sisma ed Ecobonus. Non è un caso, poi, che sia stato approvato proprio durante la pandemia. Il bonus edilizio, infatti, è stato pensato come uno dei progetti da finanziare con il PNRR. Il fondo per investire nella ripresa finanziato con un prestito comune europeo.

Infatti nei piani sarebbe dovuto servire anche a favorire lo sviluppo, in particolare delle aziende edili. Muovendo l’economia e favorendo la ripresa. Le aziende costruttrici in difficoltà per il lock down, così, avrebbero potuto non solo riprendersi ma anche ottenere la forza economica per crescere. Magari anche espandendosi nel resto d’Europa.

Inoltre, si sarebbe dovuto creare un sistema di maggiore sicurezza economica sia per le banche che per i cittadini che avrebbero usato il Superbonus. Facendo così aumentare gli investimenti e la spesa.

Le banche, infatti, avrebbero avuto le entrate dai prestiti alle aziende edili. I cittadini avrebbero avuto una maggiore sicurezza economica, anche grazie al risparmio di elettricità e gas.

Molti cittadini, però, non possono avere sconti abbastanza grandi sulle tasse, semplicemente perché non ne devono pagare così tante. Non puoi avere una detrazione di 3mila euro se ne avresti dovuti pagare solo 1.500 di tasse. Così, per beneficiare del bonus, potevano cedere il loro credito fiscale, del 110% del costo dei lavori, alle aziende edili. In cambio, ricevevano uno sconto.

Anche le aziende edili, però, hanno un limite nelle detrazioni. Quindi anche loro possono vendere il credito fiscale alle banche, in cambio di finanziamenti immediati.

In teoria il Superbonus sarebbe potuto essere positivo, soprattutto nello stimolare lo sviluppo del settore edile. Come una sorta di grande investimento pubblico nel settore.

Il problema, però, è che si rivelerà più oneroso del previsto. Con un costo lordo per lo Stato di 85 miliardi di euro, infatti, solo il 3% delle case italiane è stato messo a norma. Il motivo principale è stato che, vista la mancanza di un limite totale, le aziende edili sono riuscite a gonfiare i prezzi.

Prezzi, poi, aumentati in parte anche a causa dell’altissima domanda di materiali edili, il cui prezzo di conseguenza è schizzato in alto.

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