La natura, generatrice (creatrix) e artefice (daedala) di tutte le cose, non è perfetta ma “inerte” (átechnos) e caratterizzata da vistose mancanze (praedita tanta culpa). È necessario, dunque, l’intervento dell’uomo, anch’egli Dedalo (daedalus), per la scoperta e l’elaborazione delle arti manuali e liberali. Ma per Lucrezio il progresso della civiltà e della tecnica comporta un regresso morale e civile. Di qui la proposta della sapientia di Epicuro come arte e scienza suprema. La lezione di Ivano Dionigi al Festival del Classico.