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La più grande truffa nella storia del calcio - La notte del Condorazo

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Vedetela come la sceneggiatura di un thriller che arriva al suo momento culminante. Stadio di calcio, stracolmo, esterno giorno. C’è un portiere che si accascia al suolo. C’è una folla, fino a quel momento ruggente ed esaltata, che improvvisamente rimane con il fiato sospeso. C’è anche una donna: sa di aver fatto qualcosa che non avrebbe dovuto fare, e si guarda intorno incredula e preoccupata. E poi ci sono i compagni di squadra del portiere che lo circondano e fanno segno all’arbitro che non si può continuare a giocare. Perché c’è anche del sangue. Moltissimo sangue. Per sbrogliare questa matassa, questi fili che si sono ammassati all’improvviso e non sembrano possibili da districare, serve un occhio esterno. L'ottica di una camera. Questa è la storia di uno dei più clamorosi tentativi di alterare il risultato di una partita di calcio che si siano mai verificati a livello mondiale. Il 3 settembre 1989, al Maracanà, il Brasile è convinto di avere perso ogni chance di andare a Italia ’90. Ma lo salverà un argentino....Un po’ di pazienza e ci arriviamo.

SANTIAGO DEL CILE, 13 AGOSTO 1989

Prima di addentrarci nei cunicoli di una notte che ha riscritto la storia del calcio sudamericano, dobbiamo fare un passo indietro di circa un anno. Nei corridoi dell’Hotel Plaza, a Buenos Aires, uno degli uomini più attivi è Miguel Nasur, presidente della Federcalcio cilena. Stanno per avere luogo i sorteggi delle qualificazioni ai Mondiali del 1990 e la Conmebol ha scelto la formula da tre gironi: l’Argentina, campione del mondo in carica, è già qualificata di diritto. Restano dunque nove squadre a giocarsi due posti e mezzo: le due migliori prime andranno direttamente al Mondiale, l’altra se la vedrà con la vincitrice delle qualificazioni oceaniche, e alla fine degli anni Ottanta vuol dire praticamente avere già in tasca l’accesso. Qui la storia comincia già a prendere una piega surreale: il Cile finisce nel girone di Venezuela e Brasile e Nasur, il presidente federale cileno, inizia a lavorare per -diciamo così- “addomesticare” il calendario. Finirà per essere accusato da tutti, sia dai cileni, furiosi per dover affrontare il Brasile al Maracanà all’ultima giornata e convinti che possa aver intascato 100mila dollari per questa concessione ai verdeoro, sia dai brasiliani. Il grande obiettivo di Nasur e del c.t. Della Roja Orlando Aravena, era infatti giocare contro il Venezuela dopo il Brasile: sono anni in cui la “Vinotinto” è una selezione che non preoccupa più di tanto e Aravena è convinto che la qualificazione possa passare dalla differenza reti di quei due incontri. Non solo: è certo che il suo Cile sia più forte di un Brasile così lontano dalla sua tradizione spettacolare.
I verdeoro sono allenati da Sebastiao Lazaroni, che nel giro di qualche anno sarebbe diventato uno dei bersagli preferiti dalla Gialappa’s Band in Italia, durante il suo periodo alla guida della Fiorentina. È un tecnico pragmatico, difensivista, distante anni luce da ciò che piace ai brasiliani. Ha rivoluzionato i suoi inserendo un terzo difensore, una sorta di eresia da quelle parti, ma con questo assetto ha consentito al Brasile di vincere la Coppa America nel luglio del 1989. Il girone mondiale inizia subito dopo il 30 luglio. Romario e compagni fanno quattro gol al Venezuela, mentre il Cile non va oltre il 3-1. Il piano di Aravena è già in fumo, serve una vittoria a Santiago nel primo scontro fra titani.
Per giorni e giorni, Aravena non fa che provocare i brasiliani con dichiarazioni eclatanti. Si rifà anche al recente incontro di boxe in cui il peso massimo americano Evander Holifield, quello a cui Tyson poi strapperà via un pezzo di orecchio con un morso, aveva mandato sonoramente al tappeto il brasiliano Adilson Rodriguez: “cadranno come lui” dice in mondovisione. Il clima è irrespirabile, la Fifa è terrorizzata e intima alla Conmebol di prendere tutte le precauzioni del caso.

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