Ettore Scola e Nino Manfredi distruggono la retorica della povertà in un'opera straordinaria, al punto di essere rimasta unica e mai più avvicinata, i cui livelli molteplici di lettura sono ancora in cerca di un'indagine che dia merito a questo film di cui non è possibile definirlo in un genere. Prima che di uno squarcio sociale, la sceneggiatura e ogni frammento di pellicola testimoniano dell'uomo in rapporto alle privazioni ma, anche, in rapporto a una verità fondamentale.