La pandemia ha reso più evidente la nostra lunga e sentita storia d’amore con la violenza armata. La guerra ci piace sempre tantissimo, campeggia (!!) nei nostri cuori e sembra essere la metafora più in voga per descrivere qualunque evento.
Ora: non si tratta di prendersela con noi stessi o con gli altri quando sentiamo usare le solite metafore guerresche, né è il caso di farne una tragedia. Però non dobbiamo dimenticarci che le metafore creano realtà, ci indicano orizzonti, ma ne celano altri, amplificano alcuni aspetti e ne tacitano altri. Le metafore sono strumenti molto potenti e usarne una ossessivamente, per giunta ispirata a eventi a dir poco spiacevoli e distanti dalla nostra sensibilità non aiuta.
Forse sarebbe il caso di fare un piccolo sforzo, una seduta di yoga mentale per cercarne altre, per scovare o costruire poeticamente altri mondi; anche solo per vedere l’effetto che fa, per sondare la nostra creatività, per dare ossigeno alla nostra immaginazione.