Christoph Wulf, antropologo e scienziato dell’educazione, indica la centralità dei processi educativi e di socializzazione nel perfezionamento della natura umana.

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Appuntando la sua attenzione sulle metamorfosi della categoria del sublime, Remo Bodei mostra lo stato attuale dell’idea di natura selvaggia in un mondo saturo di cultura.

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Nella sua fase più tarda, segnata dall’affermazione delle scienze della vita, la modernità ha attribuito –e continua ad attribuire– nuovi nomi alla Natura. “Ambiente”, per esempio, è una parola chiave di molti dibattiti pubblici contemporanei e di cui Ottavio Marzocca presenta una genealogia.

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Salvatore Settis si sofferma in questa lezione sulla circolarità tra paesaggio, territorio e ambiente, mostrando come i beni culturali e quelli naturali siano coessenziali nella determinazione del bene comune.

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Le frontiere della bioingegneria spingono verso la formulazione di diritti di nuova generazione, per affrontare la questione, altamente controversa, di cosa sia naturale e cosa sia invece regolabile, di quali siano gli ambiti di vita sui quali si possa legiferare.

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Forma classica della verità quanto della natura, la nudità è sottoposta ad una svestizione ulteriore in cui il corpo si rivela privo di un fondamento essenziale e il senso sensibile si annuncia come puro mostrarsi.

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Il sinologo di Cambridge Roel Sterckx presenta lo statuto del cosmo nel pensiero cinese tradizionale, mostrando il ruolo dell’energia vitale e la sua dimensione non-dualistica.

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Le politiche della natura investono i corpi umani trasformandoli in campo di dominio, istituendo confini tra naturale e politico, tra natura e storia, che spesso hanno messo capo a vere e proprie politiche “sulla” vita.

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La modernità ha insistito sul dualismo tra una natura inerte e dominabile e la facoltà umana di produrre macchine, cioè oggetti artificiali: questa dicotomia è il tema del saggio di Remo Bodei.

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Marc Augé traccia il quadro antropologico complessivo della questione del paesaggio –tra statuto dei luoghi ed esperienza degli spazi– per mostrarne il regime simbolico, perché anche nelle società tradizionali africane la percezione di ciò che viene detto “naturale” corrisponde a una fondamentale messa in ordine culturale.

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