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4 Agosto 2008 09:42

Maurizio Chierici: L’ALTRA METÀ DEL SUD AMERICA

822 visualizzazioni - 0 commenti

di Maurizio Chierici

Nei 30 paesi industrializzati le cattedre delle università sono cattedre al femminile: 74 per cento medicina e salute, 63 per cento scienze sociali e politiche, 59 scienze sperimentali. Percentuale che si abbassa in matematica e scende al 27 in ingegneria. Se l’insegnamento é la fabbrica del futuro, il presente resta nelle mani degli uomini. In politica, soprattutto, con l’eccezione delle donne ministro nella Spagna di Zapatero e della Germania della signora Angela Merkel. Dall’altra parte del mare le cose cominciano ad andare meglio ma col sospetto di una finzione. Storia e cronaca dell’America Latina raccontano un continente maschile; machismo violento, populismo decisionista di protagonisti imbalsamati nelle uniformi militari. Anche il doppio petto degli affari costringe alla miseria duecento milioni di uomini e donne che non riescono a diventare persone. Ma le regole del potere invecchiano e la disattenzione degli anni di Bush cambia la scena. Mutazione rosa che vede tre signore protagoniste della politica. Due presidenti eletti senza gli intrighi dell’altra America com’era successo per la Moscoso di Panama e Violeta Chamorro in Nicaragua. Quegli anni novanta, un secolo fa. Invece Michelle Bachelet e Cristina Fermandez Kirchner sono state scelte da chi ne ascoltava i programmi e poi votava, sperando che le donne cambiassero il mondo. Non passionarie dal rimbombo retorico. Signore garbate in tailleur. Escono dai salotti delle cento famiglie da sempre protagoniste in Cile e Argentina. Un’ora di ginnastica al mattino, e via in ufficio: palazzo della Moneda ( dove è morto Salvador Allende ), Casa Rosada nella quale si aggira il fantasma di Peron ma anche di Videla e dei generali P2 che hanno sepolto una generazione di ragazzi argentini. Il passato sembra chiuso anche se Michelle e Cristina ( nate nel’51 ) vengono da quel passato. Michelle torturata perché figlia di un generale d’aviazione fedele ad Allende. Il suo cuore si è arreso ai ferri dei carcerieri. Per ricominciare la vita, Michelle ha fatto il giro del mondo: profuga in Australia e Germania Est. Torna appena Pinochet declina. Fa politica coi socialisti, diventa ministro della difesa in gonnella nel continente dei generali. Un po’ delle alte uniformi che l’avevano perseguitata sono costrette a giurarle fedeltà: fedeltà al ministro, fedeltà al capo dello stato. Insomma, il Cile volta pagina senza ripulire gli angoli sporchi dell’alta borghesia. Tre anni dopo il trionfo, chi ha votato Bachelet si chiede se davvero è cambiato qualcosa o se le tragiche disuguaglianze sociali formalizzate dalla dittatura per conto degli impresari che continuano a far ballare i politici, sono solo un brutto ricordo. Se davvero la fatica del vivere della gente qualsiasi si è addolcita nelle nuove regole di un paese prospero, management che incanta Wall Street e i giapponesi. Purtroppo la Bachelet, come ogni altro presidente uomo della democrazia ritrovata, é prigioniera di interessi che non consentono di trasformare l’infelicità nella speranza. La vecchia rete lega le mani di una transizione ormai più lunga della dittatura. Patricia Verdugo, giornalista e scrittrice che ha sfidato i militari ed è stata emarginata fino all’ultimo respiro da un establishement che non intende ridiscutere un solo privilegio; la Verdugo, raccontava nei libri e nelle chiacchiere con noi amici quando andavamo a trovarla per capire l’immobilità della società più moderna dell’America Latina; raccontava che ogni legge o progetto deve essere approvato dai grandi interessi prima di arrivare sui banchi del parlamento. Ammorbidita la volgarità di Pinochet, la sostanza non cambia. Scuole sempre più private. Prosperano le università Cattoliche, di gran moda l’università delle Ande, Opus Dei, e poi laiche e massoniche ( portacenere e tshirt con triangoli e compassi ). La classe dirigente che coltiva ambizioni può studiare solo lì. Difficile far carriera se la laurea è pubblica. E dalla laurea si scende ai licei: il privato garantisce il futuro negato alle scuole di stato. Ma bisogna pagare e col 36 per cento della popolazione che tira la cinghia malgrado il trionfo di esportazioni e affari, chi paga sono sempre gli stessi. E le poltrone e i privilegi passano di padre in figlio. Ecco le rivolte dei < pinguini >, bianco e nero delle divise degli studenti. Cariche di polizia, ragazzi in galera o bastonati. Sindacati in allarme perché i conti non tornano. Spariscono i letti dagli ospedali pubblici; si allungano i letti nelle cliniche private. E la povera Bachelet che con la laurea in medicina aveva governato la sanità, rincorre promesse che non può esaudire. Ogni sera radio e Tv dalle proprietà immutabili, e ogni mattina tutti i giornali ( meno La Nacion la cui distribuzione non raggiunge la periferia di Santiago ) la tengono d’occhio, buone maniere cilene subito dimenticate appena la signora presidente si avvicina troppo alla gente. E la popolarità si assottiglia. E la perplessità si allarga. Bachelet che sostituisce 9 ministri; Bachelet alla cui spalle si affaccia chi ne prenderà il posto a fine mandato: Soledad Alvear, sinistra della democrazia cristiana, l’altra donna della Concertazione socialisti-Dc. Con un passato da ministro degli esteri viene annunciata da un partito i cui contorni si sono spesso confusi con i soliti interessi. Il carattere di una signora che non si arrende dovrà fare gli stessi conti della Bachelet perché i registi ombra del paese non hanno cambiato nome. Non ci sta Gonzalo Meza Allende, figlio di Isabel ( presidente della Camera dei deputati ), nipote di Salvador Allende. Alla vigilia del voto che dovrà scegliere in ottobre il sindaco di Santiago e tutti i sindaci del paese, annuncia un libro nel quale critica il modello cileno. Racconta la delusione davanti al governo Bachelet, delusione dei governi di prima e dei governi che verranno: < Bisogna cambiare questo tipo di democrazia altrimenti non cambia mai niente >. Tant’è che Jaqueline, figlia piccola di Pinochet, si candida a sindaco della capitale. Di là dalle Ande la popolarità di Cristina Kirchener è precipitata al venti per cento dieci mesi dopo il plebiscito dell’elezione al primo turno. Rispuntano le voci polemiche sulla candidatura a capo del governo decisa senza primarie, impiccio ritenuto inutile: l’ha scelta il marito- presidente che si è privato di altri quattro anni di Casa Rosada per riorganizzare a sinistra il partito dell’eterno Peron suscitando il sospetto di essere un presidente ombra. Cristina è simpatica, sorriso garbato e voglia di rendere civile il paese del grano, della carne e della soia, ma dove nel Chaco si muore di fame ( non è un modo di dire ) mentre le esportazioni volano verso il mondo che può. Cristina rimedia all’ingiustizia imponendo vere imposte alle holding agricole mai tanto prospere. Comincia il braccio di ferro nelle piazze. Blocchi stradali lunghi tre mesi. Adunate di descamisados contrastano la marcia delle impellicciate che rabbrividiscono nell’inverno australe. Paralizzano il paese, sgretolano il governo appena nato. La signora Kirchner non si arrende:< deciderà il parlamento > dove la coalizione non ha problema di numeri. All’improvviso li ha: Julio Cleto Cobos, presidente del senato e vice presidente della repubblica, transfuga dal partito radicale, rompe la coalizione e vota a favore degli agrari. < Perché non è con le tasse che si risolvono i problemi sociali >. Frana il governo, sostituzione di ministri. La signora presidente si arrende mentre tamburi a festa rimbombano nei quartieri eleganti di Buenos Aires e la quattro anime degli agricoltori si riuniscono in un comunicato: < La nostra lotta contro le imposte ha rafforzato il paese che diventerà più ricco >. Più ricco per chi ? Mentre il 70 per cento delle tasse raccolte da Stati Uniti, Canada, Europa e Giappone é pagato da persone fisiche e il 27 per cento dalle società, in Argentina e Brasile la percentuale si rovescia: 35 per cento dai redditi individuali, il 65 dalle aziende che poi scaricano le tasse sui consumatori. Storie dell’altro mondo, ma anche storie italiane. Soldi in fuga verso paradisi fiscali o villoni nella sabbia di Miami. Ingiustizia che alimenta le inquietudini. Ogni dieci anni scoppiano e ogni dieci anni qualcosa minaccia la convivenza e apre ipotesi pericolose: da Peron alla dittatura militare, da Menem allo sbando dell’ economia, adesso tasse ed esportazioni. Il dubbio resta: di sicuro in Argentina comanda un Kirchner, ma Kirchner marito o Kirchner moglie ? Il machismo non rappresenta solo la malinconia di ieri. Le signore presidenti vengono spesso usate come bella copertina di un potere che non si rassegna. Della terza donna che accende il continente latino abbiamo parlato tanto. Il ritorno di Ingrid Betancourt sta aprendo attese e appetiti. Nelle vacanze all’Avana, Gabriel Garcia Marquez confida a Mauricio Vincente del Pais: < Il suo ritorno è l’inizio di qualcosa. Non so cosa. Tutti le stanno addosso per sfruttarne l’ immagine con l’egoismo di chi vuole scalare, rafforzare, allungare le proprio fortune >: Uribe e Sarkozy. Gabo conosce Ingrid da quand’era bambina. Ma sa poco della donna ex candidata alla presidenza contro Uribe. Ha sfogliato il suo libro - < La rage au coeur >, in italiano < Forse mi uccideranno domani >- ma non si è misurato con la passione di un’intellettuale che voleva trasformare la politica colombiana col radicalismo respirato a Parigi. Appena libera è volata in Francia e non è più tornata a Bogotà. Nessuno sa cosa potrà decidere quando, smaltita l’euforia della libertà, psicologicamente riemergerà dal limbo di sei anni di niente. Il Nobel per la pace ( che l’Unità ha proposto aggregando altri Nobel, intellettuali, migliaia di persone ) può trasformarla in ambasciatrice universale dei diritti umani. Sa cosa vuol dire prigionia e tortura, umiliazioni e lo sfinimento del cuore. La polemica imprudente è sempre stata la sua arma migliore. Ma l’imprudenza é ormai indispensabile perché non esistono solo le Farc e i loro prigionieri, i massacri di Darfur, Iraq, Iran, Cecenia. Non sono solo Cina e Birmania a tener sotto chiave milioni di incolpevoli e Guantanamo non è l’ultimo gioiello dell’eredità Bush. La prigione galleggiante del vice ammiraglio David Brewer- gigantesca nave d’assalto anfibio USNS-Stockam - è l’inferno delle torture appena rivelate ma ancora nascoste nella base Usa Diego Garcia, isola inglese dell’oceano Indiano. Scioglilingua dei misteri. Ad Ingrid Betancour non basterà una vita per scoprire e cancellare il prontuario di queste barbarie. Se è rimasta l’Ingrid di prima non si darà pace e tante cose potrebbero cambiare. C’è chi spera che in autunno riprenda l’aereo per l’America Latina. La melma colombiana ( narcos e corruzione paramilitare ) soffoca la politica e se la Betancourt tornerà alla politica non accetterà ombre in doppiopetto alle spalle. Il suo coraggio può diventare l’esempio liberatore per chi é paralizzato da paura e poteri che soffocano. Sono in tanti ad aspettare una donna così. In fondo, illudersi non costa niente mchierici2@libero.it Cortesia dell'Unità

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