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23 Dicembre 2007 08:35

LETTERA ALLA TAVOLA ROTONDA SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI” del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz

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di paolo

L’Avana, 17 dicembre 2007 Caro Randy: ho ascoltato integralmente, senza perderne un solo secondo, la Mesa Redonda (Tavola Rotonda) di giovedì 13. Le notizie sulla Conferenza di Bali, riportare da Rogelio Polanco, direttore di Juventud Rebelde, confermano l’importanza degli accordi internazionali e la necessità di prenderli molto sul serio. In quella piccola isola dell’Indonesia si sono riuniti numerosi Capi di Governo di paesi del cosiddetto Terzo Mondo, che lottano per il loro sviluppo ed esigono dai rappresentanti della nazioni industrializzate, anch’esse presenti, un trattamento equo, risorse finanziarie e trasferimenti di tecnologie. Di fronte al tenace ostruzionismo degli Stati Uniti in seno all’assemblea delle 190 rappresentanze lì riunite e dopo dodici giorni di negoziati, venerdì 14, ora di Cuba, quando a Bali era ormai sabato, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha affermato che la specie umana potrebbe scomparire in conseguenza del cambiamento climatico. Dopodichè si è recato a Timor Est. Quella dichiarazione ha trasformato la conferenza in una gabbia di matti. Al dodicesimo giorno di sterili sforzi di persuasione, la rappresentante yankee Paula Dobriansky, dopo un profondo sospiro, ha dichiarato: “Ci uniamo al consenso.” È ovvio che gli Stati Uniti hanno manovrato per evitare il loro isolamento, sebbene non abbiano cambiato assolutamente le oscure intenzioni dell’impero. È stato un grande spettacolo: il Canada ed il Giappone hanno dato la loro immediatamente adesione agli Stati Uniti di fronte al resto dei paesi che chiedevano impegni seri sull’emissione dei gas che sono la causa del cambiamento climatico. Tutto era stato previsto in anticipo tra gli alleati della NATO ed il potente impero, che con una manovra ingannevole accettò di negoziare nel 2008, alle Hawaii, in territorio americano, un nuovo progetto di protocollo, da presentare ed approvare nel 2009 alla Conferenza di Copenhagen, Danimarca, che sostituirebbe quello di Kyoto, in scadenza nel 2012. All’Europa, nella teatrale soluzione, le è stato riservato il ruolo di salvatrice del mondo. Hanno parlato Brown, la Merkel ed altri leader europei chiedendo la gratitudine internazionale. Eccellente regalo per Natale ed il Nuovo Anno. Nessuno dei panegiristi ha menzionato le decine di milioni di persone povere che ogni anno continuano a morire per fame e malattie a causa delle complesse realtà attuali, come se vivessimo nel migliore dei mondi. Il Gruppo dei 77, che comprende 132 paesi che lottano per il loro sviluppo, era riuscito ad ottenere il consenso necessario per richiedere ai paesi industrializzati una riduzione per il 2020 dei gas all’origine del cambio climatico, dal 20 al 40% inferiore del livello raggiunto nel 1990, e del 60-70% per il 2050, cosa tecnicamente possibile. Chiedevano inoltre, l’assegnazione di fondi sufficienti per il trasferimento di tecnologie al Terzo Mondo. Non bisogna dimenticare che questi gas producono le ondate di calore, la desertificazione, lo scioglimento dei ghiacciai e l’aumento del livello dei mari che potrebbero sommergere interi paesi o gran parte di essi. Le nazioni industrializzate condividono con gli Stati Uniti l’idea di trasformare gli alimenti in combustibile per le auto di lusso ed altri sprechi delle società consumistiche. Ciò che affermo è stato dimostrato quando, alle 10.06 ora di Washington di sabato 15 dicembre, è stato reso noto che il Presidente degli Stati Uniti aveva chiesto al Senato, ricevendone l’approvazione, 696 miliardi di dollari per il bilancio militare della finanziaria del 2008, di cui 189 miliardi destinati alle guerre in Iraq ed Afghanistan. Ho provato un sano orgoglio nel ricordare il modo degno e sereno con cui risposi all’irritante proposta che mi fece nel 1998 l’allora primo ministro canadese Jean Chrétien. Non mi faccio illusioni. La mia più profonda convinzione è che le risposte agli attuali concreti problemi della società cubana, che raggiunge in media il livello di istruzione liceale, che ha circa un milione di laureati e dove esiste la reale possibilità di studio per i suoi cittadini senza alcuna discriminazione, devono avere più varianti per ognuno di essi di quelle che potrebbero essere contenute in una scacchiera. Non si può ignorare nemmeno un dettaglio, e non si tratta di un percorso facile, se in una società rivoluzionaria l’intelligenza dell’essere umano deve prevalere sugli istinti. Il mio dovere elementare non è quello di aggrapparmi alle cariche né, nel modo più assoluto, sbarrare il passo alle persone più giovani, bensì contribuire con l’esperienza e le idee il cui modesto valore proviene dall’epoca eccezionale nella quale mi è toccato vivere. Penso, come Niemeyer, che bisogna essere coerenti fino alla fine. Fidel Castro Ti prego d’includere questa lettera nella Mesa Redonda annunciata oggi su Bali. F.C. 5 e 16 p.m.

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