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25 Ottobre 2007 11:01

PARMA: DAL BAROCCO ALL'EQUO SOLIDALE VIA GNAM

1307 visualizzazioni - 0 commenti

di Luigi Boschi

Da Muti al Regio, alla invasione della Pilotta con KUMINDA, alla body art nella mostra di gastronomia d'arte moderna. Una girandola che lascia il vuoto; è l'overdose fine a se stessa, al buco... di bilancio. Ognuno si fa con quel che può...spaccio sans frontière Muti celebra se stesso con la maestria e consueta energia che sa trasmettere ad ogni orchestra. Questa è la sua musica. Le sue movenze, la sua forza, il suo battere di chioma, il suo ancheggiare mandano in estasi i cultori melomani locali, frequentatori del FESTIVAL VERDIANO. Nulla di particolare dal già noto. Nulla di internazionale. Un assemblaggio alla Meli, turistico, coltivando il desiderio che due eventi in una settimana possano aumentare il pernottamento in città con prenotazione alberghiera, vitto, alloggio e shopping. Sembra questo il ruolo della musica nel Ducato. Questo il ruolo del sovrintendente così amato alla Scala e inseguito in Sardegna. Ovviamente i media danno voce ai commenti spot entusiastici, senza credito e competenza musicale, dei soliti noti: non un critico, non un maestro, non un allievo del Conservatorio, non il Presidente dell'Istituto degli Studi Verdiani... La novità, sembra invece, che, dopo anni di dimenticanza editoriale musicale, finalmente Mediaset abbia ritenuto opportuno dar vita a un progetto di registrazione e diffusione della produzione del Regio di Parma. Non che qui manchino le competenze, certo in questi anni non le hanno valorizzate...ma perché attivare una filiera quando si può comprare il già confezionato d'altri? Parma è una stazione di transito! Non è vero? Mi ricordo quando nel 1994 presentai un progetto alla Comunità Europea per il finanziamento di editoria audiovisiva dell'opera e concertistica parmense. Non fu nemmeno preso in considerazione. La cosa strana oggi è che la produzione pare sia realizzata dalla RAI e l'edizione invece sia Mediaset. Qualcuno potrebbe spiegarci, visto che mi sembra non sia una coproduzione? Nel progetto editoriale è inclusa la diffusione via internet e con Ipod? Giusto per essere in onda anche con i giovani!! Qual è poi, se esiste, il progetto editoriale integrato con il Conservatorio? Che ruolo ha la Toscanini in questo Festival Verdiano? Mah! GNAM: non è la Galleria Nazionale di Arte Moderna, come il nome direbbe, ma un nome senza fantasia per una proposta celebrativa che non lascerà nulla alla città...né artisticamente, né come proposta di un pensiero culturale che invece poteva essere annodato con Parma nelle sue varie espressioni. Questo già dallo scorso anno quando si tentò a Colorno "Il gusto nell'arte di Walt Disney". Una edizione 2007 da tre miliardi di vecchie lire in vena a pochi. Rimarrà un bel catalogo, la presenza di alcuni importanti artisti contemporanei, come meteore, in città. Un allestimento intrigante, quello di via Trento, una lieta scoperta logistica: "Foodscapes Art & Gastronomy", anche se datato (body art anni '80), ma mai visto prima a Parma. Il rapporto con il cibo è artisticamente mediato in chiave anoressica e bulimica...è ciò che resta di questo rito! Una riproduzione finanziaria in una società di consumatoi. Quella in Pilotta invece "Piatti di carta" una ripresa dagli archivi di materiale già visto, un riassemblaggio! Qui particolare attenzione e menzione nella presentazione è stata data agli Autogrill: le nuove cattedrali. Che l'impresa costruttrice di questi manufatti fosse di Parma (Marani e Bassi) nemmeno un accenno...non è parte storica del saper fare?...gli archivi di quei lavori...qualcuno li ha? Disegni, foto... persone...testimonianze...eppure quell'impresa di Parma, ora disciolta, che costruì queste opere, ha ancora suoi artefici in vita e discendenti. Ma perché valorizzare ciò che non c'è più e non porta beneficio diretto a nessuno? Se quell'impresa fosse ancora in vita un pensierino ce l'avrebbero fatto, se non altro per rafforzare il forziere di qualcuno. Qui mi permetto di fare un altro appunto. Quasi tutto il materiale creativo, artistico, pubblicitario degli ultimi 20 anni parmigiano è andato perso non essendoci stata la volontà di raccoglierlo... Sì, gran parte di ciò che possiamo dire si colloca fra "la carta e l'inizio del digitale": non era forse espressioni della creatività indigena nell'alimentare? Questo avrebbe prodotto penso una interessante raccolta per un museo contemporaneo locale (proposte inascoltate -vedi anche Museo del Design alimentare 92, i Musei del Cibo 93, Cibusroads 96) ...ma i barbari e i baroni han preferito andasse al macero. Parma, la città che lascia fuggire i suoi poeti, i suoi artisti, pronta a celebrarli alla morte, per tenersi inutili burocrati in poltrona! Delle scritture poetiche, artistiche non san che farsene, per troppo tempo si sono viziati nella finanza creativa che oliava ogni ingranaggio. Vogliamo dire perché se ne sono andati i Bertolucci, i Bevilacqua, vogliamo parlare di Luigi Malerba, della Quintavalla...come mai questo luogo non coltiva ambienti e climi per le espressioni artistiche obbligate a emigrare altrove? Certo bisogna anche saper emigrare, ma si deve saper anche coltivare visto che le radici non sono rami secchi da segare! E si potrebbe dire lo stesso in campo musicale nonostante i budget sonori transitanti! Artisticamente, si porta a Parma ora ciò che è stato qui oscurato negli anni 80, 90...Dove erano gli Assessori alla cultura, cosa han fatto? Che cosa han prodotto anziché favorire queste nuove forme? Cosa ne è della politica culturale a Parma degli ultimi 20 anni? Vogliamo parlarne? Visto che ora si fanno le mostre di ciò che qui è stato negato o proibito? Divertenti le opere di Oppenheim che si impregnano di tempo e società. Una volta tolte e riposte quelle figure segneranno il tempo vissuto...ciò che era di questa società che sosta in piazzale della Pace. GNAM è un esercizio interessante per chi l'ha fatta e finisce lì. In epoca di interrelazioni, di partecipazione, di interattività è una delusione. GNAM, GNAM!! Questi eventi se non producono un movimento, una riflessione, un laboratorio culturale diffuso e partecipato, sono solo, se riescono, un transito turistico...altra e sola mercificazione. Dietro niente. Sì qualcosa per il politico che per le prossime elezioni può contare nel medagliere l'iniziativa. Si tace per oltre tre anni e l'ultimo, prima della finzione democratica del voto, un po' di polvere negli occhi all'elettore. Che non si dica che non ho fatto nulla! Ho fatto GNAM!! Si cammina per città tra trespoli invitanti, manifesti raffiguranti un Verdi sconsolato, come gli si potrebbe dar torto!... programmi, depliant a vagonate!! Gazebo distribuiti in tutto il centro. Si va da quelli fissi per le pratiche da rapina autorizzata di consumo, che guardan le spalle a Garibaldi e adornano in uno stile kitsch finto parigino (nessuna ricerca di gusto parmigiano, si è perso ogni luogo di identità: Bizzi, Bar Italia, per non parlare delle osterie) la base del Palazzo del Governatore, deturpandolo della sua architettura recentemente restaurata; a quelli mobili: case di cellophane trasparente in cui hostess più o meno avvenenti cercano di passar la giornata distribuendo ciò che è già pubblicato online. Insomma un finanziamento indiretto agli allestitori per un rumore invasivo senza senso...le rovine del senso appunto! Tra un monta e rimonta un palco, gazebi, allestimenti, le piazze del centro sembrano più fiere in cantiere e spazi per il consumo obbligato che non luoghi di incontro...Ma non sono più piazze pubbliche ora! No le hanno privatizzate! Sì gli spazi infatti sono occupati e il transito a gabella: minimo caffè, altrimenti vai, cammina. Eppure si spendono cifre ingenti per l'arredo urbano! Impossibile ormai godersi il minimalismo strutturale della città...continuamente caricato di inutili addobbi fieristici, capannoni e capanne con dentro la depressione. Forse a qualcuno piace così! Sabato un lungo serpentone di mercificazione parte in prossimità della Ferrovia, si estende per tutta via Verdi, prosegue in Pilotta, dove Kuminda ha distribuito la tendopoli protesi del mercato, si espande in Piazzale della Pace, si incunea in Piazza Ghiaia dove il Ponte Romano impone lo stop. Vado al convegno, promosso da Kuminda all'UPI, Unione Parmense Industriali, dove l'equo e solidale è di casa: si rivela un seminario chiuso, ossia i relatori in una stanza e, per chi volesse ascoltare, c'è una saletta con cuffie e visione in tv. Con altri ci mettiamo a ridere per la buffonata! Ormai siamo al ridicolo! Il lungo e il largo, il grissino e il lardo, accoppiati, dopo trenta minuti di confabulazioni riservate, con i loro aiutanti, iniziano, con il ritardo da colesterolo alto, che impedisce l'afflusso, il seminario all'UPI, che si scopre appunto a porte chiuse. Come il sito web di Kuminda, bello graficamente, completo nell'informazione degli eventi, ma totalmente autoreferenziale. Non c'è possibilità di interazione. Solo se volevi fare il volontario potevi scrivere, per il resto niente...il benché minimo accenno di relazioni in diretta con le organizzazioni, sui temi, sui commenti, interventi redazionali...niente! Insomma un depliant digitale! Bravi e questa sarebbe la cultura equa e solidale degli organizzatori? D'altra parte scopriamo l'acqua calda, sappiamo da chi è promossa! Bastava sentire le loro dichiarazioni l'anno scorso alla Camera di Commercio di Parma! C'è già tutto il campionario! L'equo e solidale più che un sentire e un pensare si traduce solo in mercato e mercificazione. Si ricade sempre lì: rappresentanti di una becera oligarchia sempre più decadente e in affanno con la rete dei saperi! Ne inventano di ogni...chiusi nei loro palazzi...con i loro servitori e adepti nella moria. Faticano a respirare questi obesi da società colesterolemica e opulenta. Una eredità farnesiana! Ormai ridicoli burattini biliosi insignificanti, incapaci di verità e di una malvagità efferata! Giusto per l'equo e solidale!! Pensate che nel Seminario c'era una delegazione di una nota società del latte, latte rosso sangue per quel che ne consegue (per non far nomi la Granarolo), che valorizzava la necessità di una filiera del latte in Africa!! Ora là muoiono di fame e di sete e cosa ci portano, le vacche per produrre latte, come se una mucca lo autoproducesse, si autoalimentasse...questa era una testimonianza...per lo sviluppo equo e solidale!! Avvicino un Universitario prossimo e consigliore dei notabili locali e gli sfogo tutta l'idiozia di quella proposta. Lui tergiversa con risposte evasive...non risponde...si trincera dietro io non so nulla! Inquietanti! Quando gli intellettuali si mettono a servizio...Alcuni dalla saletta dell'idiozia se ne vanno... altri, una piccola manciata di uditori integrati e reclinati all'audiovisivo a circuito interno restano, come maniquennes in posa, adornano i banchi di quella desolante, triste sala televisiva! Professor Azzali, perché taci? Per mancanza di franchezza? Chi ti minaccia? E' forse scarsa fantasia? Dacci un cenno...Perché sei silente? Sei preso dallo sconforto? Dacci un segnale di fumo con la pipa! Ti dobbiamo venire a liberare? Ti senti in prigione? Cosa ci riservi per i prossimi anni? Fumo in scatola equo e solidale? Cosa si aspetta ad aprire al nuovo corso, a liberare dalle inutili prigioni sacrificali il potenziale di questa città? E' palese l'arretratezza in cui si muove il vostro esistente destinato ad un inesorabile declino e debacle...ne siete anche consapevoli. Ciò che voi stessi sponsorizzate nella compiacenza giustificatoria, rivela la lacerazione sociale prodotta. Una società decadente senza futuro in balia orgiastica, in riserva di vita. Attali: "la storia non è semplice fatalità: il domani dipende da come intendiamo usare già oggi le innovazioni tecnologiche e da quanto vogliamo mettere a disposizione dell'umanità le potenzialità individuali, soprattutto quelle creative. Solo se sapremo percorrere questa strada (e resistere a un cinquantennio costellato di enormi ostacoli), si arriverà alla fase finale: una "super-democrazia" estesa a livello planetario, stavolta davvero a beneficio di tutti. ...L'Italia non è più riuscita, negli ultimi secoli, a formare, né ad accogliere una classe creativa : non ha più formato abbastanza marinai, ingegneri, ricercatori, imprenditori, commercianti, industriali. Non ha più attratto a sé abbastanza scienziati, finanziatori, creatori di impresa: soltanto teologi, militari, signori feudali, artisti al soldo del potere e amministratori incaricati di sintetizzare, di amministrare, ma soprattutto di non assumersi dei rischi." (Parma 14/10/2007) www.luigiboschi.it

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