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31 Maggio 2007 02:09

La pazza: Cindy Sheehan

1578 visualizzazioni - 4 commenti

di Doriana Goracci

Avevo conosciuto Cindy Sheehan con internet, era arrivato il suo messaggio di dolore e di rabbia con la velocità della rete. Ne ero stata trafitta come tante nel mondo. Anch'io sono contro la guerra, totalmente. Anch'io sono madre. C'era una differenza, lei il figlio lo aveva perso. La sua protesta e la sua lotta avevano una marcia in più e quel di più, che aveva significato l'infinita perdita, lo ammetto mi era parso un magico antidoto per sedare quella paura atavica della perdita, della morte. Per motivi diversi ma sempre dolorosamente uguali nella sottrazione, dal 2001, da Genova dove ho camminato per tre giorni, iniziai quella ricerca negli altri e in me di lotta all'omertà, alla menzogna accomodante e senza sosta ho fatto scelte piccole e grandi di vita, mi sono data e ho preso, conoscenza e memoria, speranza e riflessione, energia ed amarezza. Conobbi nel 2002 a Genova, un anno dopo, a piazza Alimonda la madre di Carlo Giuliani, conobbi nel luglio 2006 la madre di Federico Aldrovandi sempre lì a Genova. Cindy era in mezzo dal 2004, quando perse il figlio Casey, così lontana e così vicina. Sapevo come tutti delle sue lotte estenuanti, della sua capacità e della sua ostinazione, lei, antipolitica per eccellenza, chiara come nessuna, toccante senza nessuna sbavatura. In queste manciate di anni, stasera mi si affolla la mente delle migliaia di donne senza nome che hanno perso la vita, il loro compagno, i figli, le persone più care. Mi si affolla la mente dei ricordi di quelle che ho avuto la fortuna di incontrare, che avevano un volto reale, madri della pace, donne curde, palestinesi, afgane, africane, turche, argentine, filippine, indiane, americane, cubane, venezuelane, israeliane, francesi, inglesi, spagnole, greche, tedesche, italiane e ancora ancora... Non ho viaggiato per il mondo, sono stata a Parigi e ad Atene per due Social Forum, sono stata a Bruxelles una volta, per manifestare contro la Bolkestein, sono stata in Italia, nel mio paese, ho ascoltato le voci che mi arrivavano per la strada, al mercato, al lavoro, nella vita, ho letto i giornali, ho letto la posta in rete, ho guardato le immagini che oggi neanche arrivano più delle guerre quotidiane. Le emozioni di queste donne sono state come le mareee, alte-basse, flussi e riflussi, fragori di violenze e di sorrisi, silenzi sommessi di calme piatte e rantoli di risacca, forza inaudita delle tempeste, carezze di onde che arrivano stanche, ma arrivavano, sempre. Oggi è arrivata tradotta anche la lettera di addio di Cindy. Se ne va. Esce fuori dal sistema, come lei lo definisce. Si è usata, è stata usata, da tutte e da tutti. Sembra rimanere tra le righe dei comunicati e delle notizie, solo la sua pazzia, quella folle lucida forza che l'ha spinta alla sfida dei signori della guerra. Ha scoperto di avere tanti amici e tanti nemici, ha scoperto le carte, il trucco di chi pensa possa contenere e mercificare il dolore di una donna. Ho saputo della sua decisione da un messaggio di un uomo, che trova nella sua lettera tante questioni comuni all'Italia, sono ore che aspetto un comunicato femminile, femminista, per ora non c'è. Ci sarà magari nella notte, domani, nei prossimi giorni. Per ora ci sono io, che come una scema, continuo a scrivere e chiedo come far giungere a lei, a Cindy tutta la gratitudine per quello che ha insegnato, per quello che ci ha fatto sognare, per quello che ha reso possibile. Cindy ha messo a nudo tutta la corruzione e la devastazione del sistema globale, del paese mondo dove i nemici sono anche amici, dove si gioca a Mercante in fiera con la pace e la guerra, Cindy ha corso come un uragano, capace di correre e sparire. Ma Cindy, passando, non ha fatto del male a nessuno, è solo stanca e passa il testimone. Grazie per averci fatto partecipi della tua vita e di non aver avuto paura. Ti definiranno una pazza, lo sei, sei malata d'amore, come solo una donna sà esserlo. Doriana Goracci

COMMENTI

5 Giugno 2007 08:29

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 111 del 5 giugno 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it AL TEATRINO SANGUINARIO DEI VORACI BURATTINI. IL DECISIONISTA Guerra fino allo sterminio degli afgani rozzi e brutti. E' gia' deciso. Armi fino a averne ingombri piazze, case e giardinetti. E' gia' deciso. Nuove basi militari dei padroni d'oltremare. E' gia' deciso. Scudo utile a assestare primo il colpo nucleare. E' gia' deciso. * Ma se tutto e' gia' deciso la democrazia a che serve? LETTERE. BRUNA PEYROT: CARA CINDY Cara Cindy, "piccola creatura pacifica", capisco la tua rabbia. E la tua pena. Perdere un figlio e' un'idea che nessuna lingua esprime con una parola sola. Esistono le vedove e le orfane ma le madri che vedono morire un figlio prima di loro come si nominano? Gia' questo mi sembra un'ingiustizia del destino umano, femminile in modo particolare. Quanti figli le guerre hanno rapito, torturato e ucciso. Quanti progetti umani le guerre hanno interrotto e divorato? La guerra ha ingoiato anche tuo figlio. tu dici che non capisci piu' il suo sacrificio, che e' morto per nulla. Dal tuo punto di vista di madre che e' tale in questa Storia e in questa vita, e' possibile che sia cosi'. Certo Casey non e' morto per gli obiettivi che gli avevano raccontato, che l'America di Bush e' andata raccontando. E certo da questo punto di vista la sua morte suona inutile. Ma non e' cosi': non e' stato inutile il suo sacrificio perche' ha lasciato a te, sua madre, un'eredita' di vita da decifrare, dei significati da ritrovare, dei valori da ricomporre e proclamare. La sua vita annullata dalla guerra ha chiamato te a offrire la tua per capovolgere quella assurdita'. Il tuo grido di dolore e' stato trasformato, proprio come un'antica alchimia, in passi che hai compiuto (materiali e ideali), per invocare attenzione e giustizia. Hai fatto bene a chiedere attenzione, a volere, come hai scritto e come ti hanno detto, essere al centro dell'attenzione. A cosa si vuole dare attenzione oggi? A chi vince un torneo di calcio, ai battibecchi fra politici eminenti? Alle top model delle sfilate annuali? E' stato meraviglioso come tu hai attirato l'attenzione. Tuttavia, la tua testimonianza non puo' essere sostenuta a lungo da sola. tutte le testimonianze aprono nuove cose, ma poi perche' diventino fortezze di nuove giustizie devono appartenere a molti. Tu sei stata e sei "una piccola creatura pacifica", come tante altre. Volevi portare da sola il peso della redenzione dell'America? hai lanciato una cometa per tutti i democratici del mondo... ora tocca al mondo seguitare a costruire democrazie vere. Il tuo "addio" non e' un addio a "tutto", forse e' solo un addio a quella forma di solitudine della testimonianza che ti ha colpita, a essere "abbandonata", oppure ad avere bisogno di nuove forme, di ricostruire intorno a se nuove relazioni, a partire da quelle familiari che per qualche tempo hai sospeso. Il tuo grido, tuttavia, mi par di sentire, non e' solo quello di una madre offesa nelle sue viscere per la morte di un figlio, speso a una causa inutile, ma il grido di chi si sente tradito dalla propria patria e dalla politica intesa come dialogo per vivere meglio insieme. Ma se ti puo' consolare questo e' un grido in cui non sei sola. Sono migliaia le persone che lo stanno ripetendo, uomini e donne, ma soprattutto donne che in questo secolo appena passato e in questo nuovo millennio hanno gridato alla luce del sole e spesso continuato a gridare in silenzio... Non e' un abbandono il tuo, Cindy. E' un momento di ripensamento. E poi le azioni che ognuna di noi compie sul cammino della ricerca di verita' non sono mai invane... restano: nella memoria, nell'energia contagiosa delle testimonianze, nella storia che ti ricordera' e ricordera' tuo figlio. A presto, dunque... Bruna BARBARA ROMAGNOLI: LA LETTERA. DI UNA DONNA Non e' un caso che sia una donna, ho pensato dopo aver letto la lettera di Cindy Sheehan. Perche' sono pochi gli uomini, a mia memoria, che avrebbero scritto righe cosi' lucide pur nel dolore e nella delusione e avrebbero accettato cosi' pacatamente il limite del corpo, prima che della mente, che dice basta. Alle sofferenze, alle ingiurie, alla guerra che ha ucciso un figlio e ne ha allontanati altri. Ad una politica afona, incolore, che non vuole farsi carico dei reali bisogni di chi la alimenta e la paga, di chi vota in buona fede pensando che il programma elettorale sara' davvero rispettato e che la guerra, anche dove non lo dice a chiare lettere la Costituzione, sara' bandita dalla storia. A chi non riconosce che la politica si fa tessendo relazioni feconde, attraverso lo scambio con chi mette in discussione l'esistente in una ottica di pace e benessere per tutte e tutti. La lettera di Cindy Sheehan e' certamente rimbalzata in tutti i media del mondo, e probabilmente la sua esperienza ha colpito tante e tanti ma non so fino a che punto le sue parole di addio al movimento siano state davvero comprese in tutta la sua radicalita'. Sheehan ha detto senza mezzo termini quello che altre donne nel mondo ripetono da anni, ossia che il gioco della politica istituzionale, ma anche di quella militante, e' roba da uomini che preferiscono allearsi, incuranti delle differenze, per non perdere il potere. Luoghi dove una donna fa fatica a trovarsi a suo agio. Come dice Sheehan rispetto all'America, ma vale anche per le nostre "democrazie" europee: "Come poteva una donna avere un pensiero originale e agire al di fuori del nostro sistema bipartitico?". Gia', come si fa? Se lo si fa si viene accusate di mania di protagonismo (guai che si dica seriamente a un uomo una cosa cosi'), di essere un po' pazze, troppo sopra le righe. Difficilmente si riconosce la totale messa in gioco delle donne che decidono di dire qualcosa, si badi bene, per il bene di tutti o che spendono tempo e energia per una causa comune, anche quando non sono mai state "battagliere" o militanti prima, come mi pare essere il caso di Sheehan. Ha agito da madre disperata, ho sentito dire, e anche che fosse che male c'e'? Non sono madre ma non ci vuole una laurea per comprendere che una madre sa cosa significa vivere, dare la vita, e che per prima non puo' accettare che la morte venga scelta come soluzione, o, ancora piu' drammatico, che si accorga che suo figlio e' "davvero morto per nulla". C'e' anche che mi dice che alcune madri sono orgogliose dei loro eroi. Tutto puo' essere, ma vorrei ricordare loro quel che disse Brecht: "Felice il paese che non ha bisogno di eroi". Credo pero' che Cindy Sheehan, piu' che a persone convinte che la guerra sia la panacea di tutti i mali, abbia voluto parlare, anche nel passare il testimone, a quel movimento internazionale per la pace che puo' essere capace di grandi cose. Puo' esserlo ma a volte non lo e' perche', in America come altrove, "come si fa a lavorare per la pace quando all'interno dello stesso movimento che ne porta il nome ci sono tante divisioni?". L'interrogativo posto da Sheehan non e' ne' retorico ne' una presa di posizione "egemonica", e' una questione urgente che va accolta in tutta la sua radicalita'. Perche' oltre ad essere frammentato e' un movimento che non ha ancora, nella sua totalita', assunto la scelta della nonviolenza. Alcune e alcuni pensano ancora che si possa, anche solo sul piano simbolico, utilizzare lo stesso linguaggio che si vuole estirpare (c'e' chi direbbe combattere, in puro stile militare). Non so cosa abbia smosso questa lettera nei movimenti pacifisti statunitensi e se, per esempio, qualcuno abbia pensato che Camp Casey potrebbe essere acquistato dal movimento per la pace per divenire un luogo di relazioni e di azioni permanenti contro i governi di tutto il mondo. Forse e' impossibile da realizzare, ma almeno si puo' pensare di continuare a tenere presente la lezione che ci ha insegnato Cindy Sheehan, non disperderla ne' considerarla qualcosa del passato, da rispolverare per una commemorazione. Sheehan e' uscita di scena non per arrendersi ma per ribadire il suo no a questo sistema di vita, per darci un senso del limite che e' solo consapevolezza profonda di cio' che davvero conta nella vita. Direi che e' abbastanza per pensarci su e scegliere da che parte stare. NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 111 del 5 giugno 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Doriana da Minime

4 Giugno 2007 10:02

Caduti in tempo di pace, può succedere... http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Lettere&op=esteso&id=2521 ___________________________ Può succedere che a forza di raccontare, qualcuno per me di molto speciale ti scrive, ti telefona, ti narra. Non è una favola per bambini, non è neanche una favola a lieto fine. Non finì bene quell'11 giugno del 1998 per Anna e Angelo , genitori di un alpino morto,Roberto Garro il loro unico figlio, aveva 19 anni e faceva il servizio di leva. Li conosco da ieri sera, quando scrissero un commento ad una mia lettera per Cindy Sheehan in rete sul sito di Tribù ribelli. Stasera ci siamo ritrovati, da persone, come dice Angelo. Ho cominciato a conoscere la loro storia, non hanno smesso di scrivere, tentare, far emergere. Non hanno dato le dimissioni come Cindy Sheehan ma sono stanchi, molto anche loro, di silenzi e non ascolto. Concludevano così una loro lettera sul rifinanziamento della guerra, il 27 marzo 2007: "Crediamo che questa sera ammaineremo quella bandiera arcobaleno simbolo di pace che da anni sventola al nostro balcone; bandiera ormai divenuta solo un simbolo di ipocrisia anch’essa. GRAZIE ITALIA... Continua pure a farci e farti del male!" Angelo il padre di Roberto mi ha confessato la sua poca dimestichezza con internet, l'avere fatto le scuole serali e non essere così bravo nello scrivere. Ci siamo dati allora del tu, nessuno di noi è un professionista in materia. Alla fine troverete il loro indirizzo, il sito, e su Arcoiris tv " il funerale della vergogna" proposto al Collecchio video film festival: vi prego di fare qualcosa, di diventare attivi nel modo che ritenete più opportuno. Mi prendo io la briga, come hanno fatto altri, di proporre la loro storia partendo dall'ennesima lettera che hanno scritto per il 2 giugno alle autorità. Dal primo momento vennero invitati tutti a "dimenticare". Cominciamo a conoscere e a non scordare. Doriana Goracci ______________________________________________________________ Milano, 30 maggio 2007 Festa della Repubblica e delle Forze Armate…….. e l’urlo di rabbia continua! Rieccoci nel IX anniversario dalla scomparsa del nostro unico figlio caduto misteriosamente nel prestare quel dovere costituzionale che è il servizio militare di leva obbligatorio, senza che nessuno in questi anni si sia scomodato per spiegare le ragioni di questa morte o le scuse del successivo vilipendio alla salma. Eppure ogni anno il 2 giugno si festeggia questa anacronistica nonché ipocrita festa delle FF.AA. in cui lo Stato italiano allestisce questo teatrino in cui fà sfoggio in gran parate di moderni e potenti armamenti, sfilata di generali felloni che più che le medaglie, sfoggiano immensi ventri saturi di molliccia epa da bagordi tipici di mangiapane a tradimento. Stato italiano che ha perso ormai da tempo quella parvenza di integrità necessaria e indispensabile per indicare ad un popolo la via retta da seguire. Stato italiano e Governo che ha disatteso sfacciatamente ogni promessa elettorale rifinanziando quelle “Missioni di pace” di cui si era impegnato per il ritiro. Stato italiano e Governo senza più nessuna parvenza di dignità nazionale e che concede perfino ad ex terroristi di sedere su quegli scranni in Parlamento laddove si scrivono e si approvano le leggi di questo Paese; Parlamento ormai divenuto Rifugium Peccatorum per la vita, di personaggi indagati per uso di droga (e forse anche spaccio), evasione fiscale, illecito amministrativo, corruzione, etc, etc; forti di quella immunità parlamentare nonché privilegi di cui godono, costoro, peggiori della peste bubbonica si fanno beffe del popolo italiano onesto e lavoratore come noi. Ed a nulla servono quelle teatrali bacchettate che ogni tanto dall’alto del colle più alto, fingono di colpire,……. i propri complici. L’indifferenza istituzionale l’abbiamo ormai subita in tutta la sua crudeltà in queste ultime tre Presidenze: Scalfaro, Ciampi, Napolitano, i quali spacciatesi nei loro discorsi di insediamento quali: “Presidenti di tutti gli italiani” Essi, non lo furono mai! Uomini messi li dai loro stessi partiti solo per proteggere interessi di parte e non nazionali, Presidenti che nessuno del popolo ha mai eletto, e che si dimostrarono e continuano a dimostrarsi Presidenti sordi a tutte le suppliche di chi viene calpestato da una giustizia che mai fa giustizia e nega il rispetto della dignità della persona agli umili, ai deboli, agli onesti; però pronta a concede l’indulto a biechi assassini e criminali vari. Giustizia da sempre complice delle Forze Armate, delle banche, dei massoni e di tutte le mafie che imperversano in questo paese. Scriveva LA REPUBBLICA di mercoledì 9 maggio u.s. “Colmato un vuoto di memoria per le vittime del terrorismo”.. Lettera aperta ai parenti. Visita a Rebibbia. Indulto necessario. Siamo contenti per costoro, ma non certo soddisfatti dato che vi sono a tutt’oggi oltre 10.000/12.000 vittime (molte di più delle 400 circa vittime di terrorismo) cadute in tempo di pace servendo la Patria e in tempo di pace (oltre a quelle vittime causate dall’uranio impoverito che tanti scrupoli e crisi di coscienza, solo oggi, creano alla Sen. Lidia Menapace, vedi Liberazione 20 maggio 2007, o alla soddisfazione della Sen. Sabina Rossa per l’istituzione della giornata della memoria il 9 maggio per le vittime di terrorismo), militari che non hanno mai ricevuto una medaglia alla memoria, ne ricordati mai con un Memorial Day, e a molti dei quali non viene riconosciuto nemmeno uno straccio di risarcimento ignorando vergognosamente la “Proposta di legge Unificata” Ramponi-Ruzzante Norme in favore di militari di leva e di carriera infortunati o caduti durante il periodo di servizio, già approvata all’unanimità nella scorsa legislatura. Ha poco da gioire il Presidente Napolitano, il Presidente del Consiglio Prodi, il Ministro della Difesa, il ministro della Giustizia e l’intero Governo e Parlamento: - il 2 giugno resta per noi genitori dei militari caduti in servizio, ancora la giornata della vergogna! ANGELO GARRO e ANNA CREMONA Alpino ROBERTO GARRO Via Castel Morrone 5 - 20129 Milano Caduto in tempo di pace Tel/Fax 02.7389527 Cell. 338.9351886 in Internet: www.alpinorobertogarro.it E-mail: angelogarro@alice.it

Doriana Goracci

2 Giugno 2007 22:04

Ho appena trovato su triburibelli, questo è il link http://triburibelli.org/sito/modules/MyAnnonces/index.php?pa=viewannonces&lid=23875 questa lettera a commento della mia per Cindy Sheehan. Vi prego di mettervi in contatto, la richiesta la faccio sopratutto agli organizzatori della Carovana contro la guerra, ai redattori delle varie rubriche di posta e siti on line, alle associazioni pacifiste che mi leggono. Ho lasciato intatto il commento, chiedono e vogliono dare. Personalmente mi metterò in contatto con la famiglia Cremona-Garro. Grazie. Doriana Goracci _________________________________________________________ Dai genitori di un alpino "morto in missione umanitaria" inviato da: Anna Cremona e Angelo Garro · il 2/6/2007 · alle: 13:39 · email: angelogarro@alice.it Lettera a "Il Manifesto" Siamo Anna e Angelo Garro di Milano, genitori del defunto alpino Roberto Garro di 19 anni (vedere: www.alpinorobertogarro.it ) leggiamo solo adesso della Carovana contro la guerra, carovana a cui avremmo partecipato volentieri considerato che da nove anni noi con il nostro camper e da soli affrontiamo questo tour di protesta in giro per l’Italia; tour che ci approntiamo ad affrontare fra pochi giorni, il 18 giugno 2007 partendo da Milano e terminerà a Trapani in Sicilia e ritorno allo scopo di contattare altri familiari di militari caduti in tempo di pace. Inoltre in occasione del 2 giugno, vi abbiamo appena inviato una nostra lettera dal titolo "2 giugno 2007: L’urlo di rabbia continua" così come abbiamo fatto inviandola a tutta la stampa italiana, vari politici e molti cittadini simpatizzanti; rito che compiamo ormai da nove anni, anche se nessuno delle nostre istituzioni risponde. Nostro rammarico è stato constatare che nemmeno Voi la avete pubblicata. Tornando alla Carovana contro la guerra, sarebbe nostro desiderio l’anno prossimo in occasione del 10° Anniversario della scomparsa di nostro figlio partecipare alla Vostra Carovana se avvertiti per tempo per poterci preparare adeguatamente. Vorremmo poter allegare una foto del nostro camper adibito appositamente in memoria di nostro figlio e dei molti altri caduti in servizio o in "Missioni di pace" a causa dell’uranio impoverito, ma non sappiamo come fare per allegarla. Un cordiale saluto. Anna Cremona e Angelo Garro Tel. 02.7389527 - 338.9351886 e-mail: angelogarro@alice.it Via Castel Morrone, 5 20129 Milano (Italy)

Doriana Goracci

31 Maggio 2007 17:42

Di seguito la nostra risposta alle dimissioni di Cindy Sheehan. U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome info@peaceandjustice.it http://www.peaceandjustice.it Come cittadini statunitensi apprendiamo con profondo dispiacere la notizia delle dimissioni di Cindy Sheehan dal movimento contro la guerra. Abbiamo avuto occasione di conoscerla durante i suoi viaggi in Italia e l´abbiamo seguita e sostenuta, anche se da lontano, nel suo impegno contro questa guerra ignobile e nella sua lotta per promuovere un vero cambiamento nel nostro paese. Con il suo messaggio chiaro e semplice, ma altrettanto forte, Cindy ha portato la gente comune a scendere nelle strade. Ha dato coraggio ai familiari dei militari e ai militari stessi di rompere il muro di silenzio. Per più di due anni ha viaggiato attraverso tutti gli Stati Uniti e in tutto il mondo portando il suo messaggio di pace. Ha partecipato a innumerevoli incontri, dibattiti, fiaccolate, proteste, manifestazioni e atti di disobbidienza civile. Il tutto con il dolore di una madre che ha perso il figlio in Iraq. È del tutto comprensibile, dunque, la sua stanchezza. Come anche la sua delusione di fronte ad un Congresso a maggioranza democratica che continua a finanziare una guerra che è già costata le vite di tanti statunitensi e tantissimi iracheni, che non rispetta la volontà della gente che l´ha votata, che cede alle politiche di un presidente che sta solo al 28% nei sondaggi. Ci dispiace della decisione di Cindy, ma siamo comunque consapevoli e riconoscenti del suo contributo al movimento. L´importanza di quanto da lei fatto è testimoniata in numerosi siti, blog, forum e mailing list inondati da messaggi di sostegno e di gratitudine, anche da tutto il mondo, insieme alle promesse di continuare a portare avanti il suo lavoro con maggiore determinazione. Ed è quello che anche noi staunitensi di Roma intendiamo fare. Perché siamo convinti che cambiare si può. È tutto merito del movimento pacifista il recente voto alla Camera per il ritiro dall´Iraq entro 90 giorni, che non è passato ma ha visto ben 169 democratici e 2 repubblicani votare a favore. Inoltre il voto che ha tanto deluso Cindy Sheehan, e tutti noi, sul finanziamento per continuare la guerra, ha comunque visto 140 deputati e 14 senatori votare contro. Sono risultati inimmaginabili un anno fa. La sfida continua, e il lavoro che ci aspetta è lungo e duro. Ci vorrà tanto impegno e perciò dobbiamo gustare ogni vittoria per poter tirar avanti. Vogliamo prendere la lettera di Cindy, per quanto triste, non come una sconfitta ma come una chiamata all´azione. Cindy ha già dato tanto. Come dice lei stessa alla fine della sua lettera, ora tocca a noi. Statunitensi per la pace e la giustizia, Roma

Statunitensi per la pace e la giustizia- Roma

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