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15 Gennaio 2007 09:18

La bomba Milingo nelle mani del papa?

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di Fausto Marinetti

L?arcivescovo emerito di Lusaka ribatte, punto per punto, le accuse romane. Emerge un Milingo preoccupato per le sorti della Chiesa, informato, dottrinalmente sicuro, ben equipaggiato per affrontare il deserto verso la terra promessa della libertà di coscienza. Può lasciare perplessi il tono esplosivo, ma si tenga presente che certi ?eccessi? passano attraverso anni di persecuzione e di ?sequestro di persona?. Non ci si fermi all?involucro, si guardi il contenuto. Vista tanta ?sporcizia? e ?abominio?, il vescovo africano ieri esorcizzava le ?pecorelle?, oggi pretende esorcizzare i ?pastori?? Oppure ?qualcuno? si serve di uno ?stolto? arcivescovo terzomondiale e, per di più, di colore per confondere le ?verità? assolute ed esclusiviste, i prepotenti poteri sacri e maschilisti? Lettera del Cardinal Re a Mons. Milingo Congregazione dei Vescovi Città del Vaticano, 27 novembre 2006 All?Arcivescovo Emmanuel Milingo Eccellenza, Il Santo Padre ha ricevuto le lettere che Vs. Ecc. gli ha inviato il 10 e 23 ottobre u.s., nelle quali da un lato manifesta il desiderio di serbare un affetto filiale per Lui e per l?unità della Chiesa di Cristo, dall?altro contraddice lo stesso intento, dato che tacitamente è incorso nella scomunica latae sententiae comminata dalla Santa Sede, come previsto dal canone 1382 C.I.C, perché il 24.9.2006 ha consacrato quattro vescovi. Sua Santità, ancora sofferente per il comportamento da Lei assunto nel giugno scorso contro la disciplina della comunione ecclesiale, mi ha raccomandato di invitarLa a non procedere nell?ordinazione di preti e vescovi come Lei ha già programmato. Lei è consapevole che sono gravemente illecite, illegittime e non saranno mai accettate in quanto di grave danno per la Chiesa e per il Popolo di Dio. Allo stesso modo Lei sa bene che questi atteggiamenti La responsabilizzano davanti a Dio, gravandola di un peccato grave, che, naturalmente, La escluderà dalla Chiesa con la scomunica. Un giorno ognuno di noi dovrà rendere conto a Dio delle proprie azioni, che saranno giudicate con il metro della verità. Con l?associazione Married Priests Now! Prelature da Lei fondata, è andato contro la volontà di Cristo e della Chiesa, la quale non può approvare né mai istituirà una simile associazione. Stando così le cose, ritengo mio dovere ricordarLe, che il celibato presbiterale, liberamente scelto e basato sul dono di sé a Cristo, è di un tale valore, da rendere capace il prete di realizzare il proprio amore a Cristo con cuore indiviso, dedicandosi con la più completa disponibilità al servizio dei fratelli e delle sorelle. La Chiesa Latina, come afferma il decreto del Concilio Vaticano II, Presbyterorum Ordinis n. 16 e Optatam Totius n. 10, fedele alla costante tradizione ecclesiale, desidera mantenere il celibato del sacerdozio ministeriale gerarchico, perché lo ritiene un bene così prezioso, che nulla sarebbe in grado di sostituirlo. Trattando il caso dei preti che si trovano nelle condizioni già previste dalla Chiesa, si riafferma ancora una volta, come Lei ben sa, che non si potrà mai sperare che la Chiesa riammetta nell?esercizio ministeriale quei preti, che sono venuti meno al celibato e hanno finito per sposarsi (cf Palo VI, Lettera al card. Segretario di Stato Jean Villot, dichiarazioni pubblicate il 2.2.1970; Enciclica, Sacerdotalis Caelibatus, 24.6.1967, nn. 14-15). Come risaputo, riguardo all?ordinazione presbiterale di uomini sposati, l?assemblea generale dei Padri Sinodali (1971) ha manifestato con chiarezza e decisione la volontà di mantenere la venerata tradizione del celibato presbiterale. Tanto più che, dopo il Sinodo, l?esortazione apostolica Pastores dabo vobis, ha ripreso l?affermazione del 1990 e l?ha riconfermata. Il Sinodo, convinto che la perfetta castità presbiterale è un carisma, non lascia ombra di dubbio riguardo alla volontà della Chiesa di mantenere tale legge, che esige dal candidato al presbiterato la libera scelta del celibato, che nel Rito Latino (n°. 29) deve essere osservato per sempre. Anche i cardinali e vescovi partecipanti al Sinodo del 2001, quando è riaffiorato il tema del celibato, hanno espresso la stessa volontà. La prego di prendere in considerazione l?insistenza dei Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II nel mantenere la disciplina integrale del celibato presbiterale e di non riammettere al ministero coloro che hanno messo mano all?aratro e si sono voltati indietro (Lc 9,62), esigendo da tutti i preti di essere fedeli alla parola data a Cristo e alla Chiesa. La stessa fermezza è mantenuta e confermata da Benedetto XVI. Le ripeto, quindi, il suo comportamento è gravemente errato e immorale e Lei si è escluso apertamente dalla comunione gerarchica con il Romano Pontefice e con il Collegio Episcopale: non c?è altra via di salvezza per la Sua anima, se non quella della conversione. Caro Monsignor Milingo, ancora una volta Le rivolgo l?appello: ritorni dal vecchio Pastore della Chiesa. Egli La scongiura di riflettere su ciò che ha fatto, provocando un grave scandalo e un incredibile danno a Lei stesso e a molte anime. La prego con tutte le mie forze di non danneggiare ulteriormente la Chiesa con nuove ordinazioni e di non presentarsi al tribunale di Dio come Arcivescovo scomunicato. Le ripeto ancora una volta che la Chiesa Cattolica in futuro non accetterà tali ordinazioni. Negli anni passati si sperava che Lei non ordinasse preti e vescovi; non faccia altre cose, che La allontanano dalla Casa paterna. La Chiesa Le chiede di avere l?umiltà e il coraggio di riconciliarsi con Dio e con il successore di S. Pietro, affidandosi alla misericordia di Dio, per riavere la pace e ottenere ancora una volta la gioia della grazia e della dignità perduta. Faccio appello alla Sua coscienza, prego per Lei, fiducioso nelle preghiere alla Beata Vergine Maria, Regina degli Apostoli e confidando con tutto il cuore che Cristo Buon Pastore la illumini e la riporti il più presto possibile alla piena comunione della Chiesa Cattolica. Con l?augurio di ogni bene. Giovanni Battista Card. Re, Prefetto della Congregazione dei Vescovi. Mons. Milingo risponde al Card. Re, indirizzando al Papa 13 dicembre 2006, festa di Santa Lucia A Sua Santità Benedetto XVI Cordiali auguri di Buon Natale a Lei e alla Famiglia Apostolica Santo Padre, grazie per la Sua cortese risposta attraverso il Cardinal Re. Solo oggi, al rientro dal Convegno Married Priest Now! Prelature, tenutosi a Parsippany, New Jersey, abbiamo ricevuto la Sua lettera (519/1988) datata il 27 novembre. C?è stata una grande partecipazione, circa 200 preti e rispettive consorti, e durante la Santa Eucaristia abbiamo celebrato la rinnovazione comunitaria delle promesse nuziali. Più di mille preti hanno seguito via satellite il nostro evento in Brasile, Africa, Filippine e India. Nell?ultimo Convegno di settembre abbiamo celebrato il sacerdozio, che abbiamo in comune con Gesù. In questo abbiamo celebrato i matrimoni e nel prossimo celebreremo le nostre spose e la loro significativa presenza nella vita nostra e della Chiesa. Ringraziamo Sua Santità e il Cardinal Re per la Loro grande comprensione, perché, mentre le nostre azioni non sono secondo le decisioni della disciplina ecclesiastica degli ultimi mille anni di storia della Chiesa, noi siamo consapevoli di agire, di fatto, in coscienza. E, come evidenziato dalla Sua lettera, si sta avvicinando in fretta il momento in cui il Santo Padre, il Cardinal Re, l?Arcivescovo Milingo e il Suo Collegio Arcivescovile, si troveranno davanti al trono di Cristo e dovranno rispondere in coscienza, personalmente e fedelmente, sia all?amore e al messaggio evangelico ricevuto, sia alle nostre responsabilità pastorali per il benessere spirituale degli altri. Apprezziamo molto la Sua lettera, ma avvertiamo il bisogno di abbreviare i tempi utili nel dare la risposta. La cosa è piuttosto urgente. Sappiamo che Lei ha tanti problemi da affrontare e il nostro non è che uno tra quelli, ma è certamente importante. Forse la posta elettronica o il telefax potrebbero essere il mezzo migliore per comunicare tra noi. Noi vogliamo i Suoi consigli, li rispettiamo e ne facciamo tesoro. Per essere ancora più utili, le Vostre risposte dovrebbero essere un pò più puntuali, altrimenti potremmo essere indotti a pensare che non ci rispondete, mentre è nostra intenzione che la comunicazione non venga interrotta. Abbiamo veramente bisogno di un dialogo più sostenuto e questa è la preoccupazione principale di questa lettera per rendere più agevole il nostro dialogo. Chiediamo al Santo Padre di scegliere un cardinale o vescovo statunitense, amichevole, aperto, di lingua inglese, che sia in grado di parlare direttamente con noi, di persona o per teleconferenza. Forse il Nunzio Apostolico potrebbe aiutarci a identificare la persona adatta a dialogare. Affermiamo apertamente, che non intendiamo né vogliamo tagliarci fuori dalla Madre Chiesa. Crediamo di avere un grosso contributo da offrirLe attraverso l?associazione Married Priests Now! Prelature, che migliorerà la vita dei nostri preti e arricchirà la Chiesa come fece S. Francesco d?Assisi, fondando il suo Ordine. Abbiamo bisogno che la comunicazione tra noi rimanga aperta e un intermediario ci aiuterebbe in questo intento. Tale strumento di informazione ci aiuterebbe a ristabilire un processo di ?ascolto? ?fiducia? e ?dialogo?, che il Papa Paolo VI aveva identificato come segni tangibili della Chiesa nella sua prima grande enciclica Ecclesiam Suam, alla quale Papa Giovanni Paolo II si è brillantemente ricollegato nell?Eucaristia con l?esortazione apostolica Mane Nobiscum Domine. Auspichiamo inoltre che, a tempo debito, nel prossimo futuro, possiamo essere messi in grado di incontrarLa, Santo Padre, insieme ai Cardinali Re e Hummes per dibattere questo argomento e aiutare a risolvere la nostra situazione. Faremo una relazione delle ordinazioni dell?anno scorso e La terremo informata degli uomini sposati che chiameremo al presbiterato. Quando faccio ricorso al pronome ?noi?, intendo riferirmi al mio Collegio Episcopale di Arcivescovi. Dal momento che lavoriamo collegialmente in spirito di corpo, Le rispondiamo come una sola persona e come tali dobbiamo essere considerati. La Sua lettera ci infonde speranza. Lei ha riconosciuto la nostra volontà nel conservare a tutti i costi l?unità della Chiesa e che Le rendiamo onore, Santo Padre, con devozione filiale. Ma la Sua è una di quelle lettere, che enfatizza la spaventosa burocrazia dell?istituzione a scapito del Vangelo di Gesù. Auspichiamo che nella Curia e nella burocrazia ci sia più cortesia e gentilezza per poter rispecchiare Colui che essa rappresenta. La Chiesa continuerà ad essere una istituzione di paura e di castigo o di perdono e di amore? La Sua lettera non sembra offrire nessun indizio di cambiamento nell?ingiusto e radicale obbligo del celibato come condizione richiesta per il presbiterato. Questo non sta più al passo con le esigenze della gente, dei preti e della Chiesa stessa. Noi sosteniamo la necessità del celibato, specialmente per i preti degli ordini religiosi, chierici o altri, che di fatto lo hanno scelto liberamente. Può essere una libera scelta solo se non viene imposto come requisito per un incarico o per un?attività. Il celibato di per sé è un bene. Non siamo contrari per partito preso, ma deve essere facoltativo e non una condizione indispensabile per il presbiterato. Viviamo in tempi nuovi e diversi con problemi differenti, che richiedono soluzioni innovative e creative. Quando l?apostolo Paolo andò a portare il Vangelo ai gentili si è confrontato con le restrizioni, che Pietro stava imponendo alla diffusione del Vangelo. Paolo riteneva che era necessario adattarlo alla cultura dei gentili e che lui stesso doveva essere il loro apostolo. Allo stesso modo riteniamo, che oggi l?arcivescovo Milingo ha ricevuto la chiamata per arrivare a migliaia di preti sposati e, attraverso di loro, al mondo moderno, tema, questo, dibattuto in lungo e in largo nei documenti del Concilio Vaticano II, al fine di avere una Chiesa per il mondo odierno. La Chiesa non può più permettersi di continuare a subire il proprio fallimento per arrivare a milioni di persone, che potrebbero sentire più facilmente il Vangelo attraverso la santa vita di preti sposati e del loro leader carismatico, l?Arcivescovo Milingo. Circa il ritorno al presbiterato uxorato Non stiamo cercando delle novità, ma solo il ritorno a quello che la Chiesa aveva all?inizio e cioè i preti e i vescovi sposati. Prima di tutto Cristo ha scelto dei preti sposati. San Pietro era un uomo sposato. I primi secoli della Chiesa hanno visto Papi, vescovi, preti e diaconi sposati. Nel Rito Latino il presbiterato uxorato ha prosperato per i primi dodici secoli. Nessuno può negarlo. Questo non può essere un errore, ma è la verità. C?era anche il presbiterato celibatario, ma preti celibi e preti sposati lavoravano uno accanto all?altro. Oggigiorno abbiamo i preti sposati di rito orientale e i preti con incarico pastorale senza contare i diaconi permanenti e sposati di rito latino, che fanno parte integrante del clero. Negli Stati Uniti si comincia a ordinare uomini sposati di Rito Orientale. Un presbiterato uxorato potrebbe facilitare la riconciliazione con gli ortodossi. Lei ci ha ricordato: ?Il celibato, liberamente scelto, basato sulla donazione di sé a Cristo, è un dono di tale valore, che mette il prete in condizione di realizzare il proprio amore a Cristo con cuore indiviso per dedicarsi in assoluta disponibilità al servizio dei fratelli e delle sorelle?. Mentre questa è la dichiarazione ufficiale e canonica del requisito del celibato, ciò produce una esposizione pia, elegante, idealistica, che non riflette l?esperienza di vita del clero. Tale descrizione può essere intesa quasi come un lavaggio cultuale del cervello e non è abbastanza realistica. L?obbligo al celibato è diventato un idolo, un vitello d?oro. Ma Dio ha ordinato: ?Non preferite gli idoli a me?. Abbattiamo il vitello d?oro del celibato obbligatorio, prima che esso distrugga la Chiesa intera! Come è possibile dare più valore al celibato che al matrimonio? I preti sposati non servono il Signore con uguale dedizione, non Lo amano con la stessa misura dei loro fratelli celibi? La santità del matrimonio eleva il ministero presbiterale e lo porta più vicino al Popolo di Dio. La famiglia del prete diventa il modello di come dovrebbe essere la famiglia cristiana: un riflesso dell?amore della Trinità, la comunione di tre persone nell?amore di una sola. Per il prete, che ha avvertito la chiamata alla giovane età di 23 anni, senza sapere di non avere il carisma del celibato, si tratta di un cappio al collo. Il carisma non è così automatico come Lei potrebbe immaginare. Il celibato è un vero carisma per alcuni, non per tutti. La grazia edifica sulla natura. Se il prete non ha questo carisma, non sarà certo la grazia a fare in modo che lo abbia. Sta diventando sempre più chiaro al mondo e alle persone di Chiesa, che il celibato obbligatorio per tutti i preti è una invenzione di tipo sessualmente repressivo, orgoglioso e peccaminoso al fine di esercitare su di loro il potere e il controllo. Così non ci si apre allo Spirito Santo. Esigere il carisma là dove non c?è, vuol dire esercitare un potere umano, che è contrario alla esplicita volontà di Dio. Questo fa si che i giovani, vedendo il fallimento del celibato, ridicolizzino la loro Chiesa come l?unica Chiesa, santa, cattolica, omosessuale e alcolizzata. Se loro riescono a vederlo, perché la Chiesa non ci riesce? Abbattiamo questo vitello d?oro prima che distrugga l?intera Chiesa! Se lo ricordi bene: il matrimonio è un sacramento, il celibato no. E? una scelta. Il matrimonio è tanto sacro quanto il presbiterato. Tutti e due sono sacramenti alla stessa maniera. Il celibato non diventa mai un sacramento e nulla aggiunge al presbiterato. Se il celibato è scelto liberamente è un grande dono ma è distinto dal presbiterato. E non può mai diventare un dono maggiore di quello del matrimonio dei preti sposati. Siccome il matrimonio è un sacramento e viene da Dio, è una chiamata più eminente di quella del celibato. Come potrebbe una manifestazione della presenza e dell?amore di Dio, il sacramento del matrimonio, essere in contrasto con la presenza e l?amore di Dio in altri sacramenti? Come può la chiamata di Dio alla santità del clero essere in contrasto con la chiamata alla santità degli sposati? Tale compatibilità è dimostrata quotidianamente dalla vita dei diaconi sposati. Il mondo attuale ha bisogno più che mai della testimonianza di matrimoni fedeli da parte dei preti sposati. I 150 mila preti obbligati a scegliere tra matrimonio e ministero sono come delle lucerne messe sotto il moggio invece che sul candelabro (Lc 11,33). Quei vescovi che si rifiutano di rimuovere il moggio dovranno rispondere a Dio del carisma matrimoniale, che hanno voluto nascondere proprio nel momento in cui il mondo aveva tanto bisogno di conoscere questo amore. La Chiesa statunitense ha visto piombare sui vescovi e sul clero la vergogna e la disgrazia della crisi della pedofilia, mostrando così che l?abuso criminale dei bambini da parte dei preti cattolici romani celibi è ampio e diffuso almeno quanto quella di altre categorie non votate al celibato. Questa è la prova esplicita, che il carisma del celibato, il quale dovrebbe essere un segno del Regno, per molti non è affatto quel segno, ma piuttosto una disciplina che li ha indotto all?esecrabile bisogno di nascondere la verità. Ciò ha provocato un danno incommensurabile alla causa di Cristo. I fedeli non hanno più fiducia nei loro preti celibi. Il prezzo finanziario di questo scandalo pubblico è molto più ingente di quanto si sarebbe speso per mantenere le famiglie dei preti sposati. Il popolo di Dio ha sempre mantenuto i suoi preti. E manterrà generosamente il clero sposato, purché gli porti l?Eucaristia, di cui troppi oggigiorno rimangono privi. Questa settimana il p. Raniero Cantalamessa, predicatore del Papa, ha sollecitato che è giunta l?ora di indire una giornata mondiale di digiuno e di preghiera per ?piangere davanti a Dio? e per chiedere perdono dei crimini sessuali commessi da alcuni preti ai danni ?dei più piccoli? della Chiesa Cattolica Romana. Avvertiamo che è arrivato il tempo di mettere in chiaro il duplice problema, che ha causato gli abusi sessuali: l?uso del potere nella Chiesa e il celibato obbligatorio dei preti. Il prezzo della crisi della pedofilia è salito a più di 500 milioni di dollari, portando diverse diocesi alla bancarotta. Perfino il Papa Benedetto XVI ha dovuto riconoscere il pedaggio sborsato, che questa crisi ha causato alla credibilità della Chiesa. P. Cantalamessa ha affermato che la Chiesa deve fare di più per recuperare la propria credibilità e ha espresso la solidarietà della Chiesa alle vittime degli abusi da parte del clero. Riprendere la tradizione del clero sposato potrebbe aiutare a ristabilire quella credibilità, che è stata gravemente danneggiata dallo scandalo della pedofilia. In molti luoghi, noti anche al Santo Padre, preti e vescovi vivono con moglie e figli, più o meno in segreto, ma, in generale, conosciuti dalla comunità. La madre Chiesa sembra tollerare questa situazione a causa della fruttuosità e necessità del loro ministero. Dove sarebbe l?onestà di coscienza della Chiesa se tagliasse fuori dal ministero quei preti, che pubblicamente manifestano il loro amore per moglie e figli in maniera sacramentale? Il Santo Padre, i Vescovi, il Sinodo dei Vescovi menzionati nella lettera devono sentire sulla coscienza il peso dell?inganno e la vergogna della Loro ostinazione in questa materia. Dovete pur sapere che preti e vescovi in esercizio nel sud del mondo, i cui matrimoni non sono nascosti e segreti, si stanno preparando per manifestarsi pubblicamente di fronte a tutti in un grande anfiteatro. Pertanto, il mondo come considererà quei preti sposati che Voi, nell?emisfero nord, avete gettato via come spazzatura? Come giudicherà la doppiezza scandalosa della gerarchia? I tempi ormai sono maturi. Dio Onnipotente, nel giorno del giudizio, chiamerà il pastore di Roma a rendere conto della Sua coscienza e di come ha pascolato il gregge. Quante persone vengono private del cibo eucaristico per il viaggio terreno a causa della presuntuosa legge del celibato? Questa norma è in contrasto con l?insegnamento più importante del Cristo: ?Fate questo in memoria di me? (Lc 22,19). Quanti apostoli seduti attorno a quella tavola erano sposati? Certamente alcuni lo erano, se non tutti. Come può la madre Chiesa stare a guardare i suoi figli spiritualmente affamati di Eucaristia e stare con le mani in mano, credendo in coscienza che questo sia volontà di Dio? La Sua Esortazione Apostolica sull?Eucaristia, attesa per gennaio, enfatizzerà la scarsità di preti, perché senza preti non c?è Eucaristia. Che cosa è più importante: l?obbligo del celibato o l?Eucaristia? C?è una grave carenza di preti. Centinaia di parrocchie chiudono e i preti in esercizio sono costretti a lavorare oltre le loro possibilità. I fedeli non hanno il conforto dei sacramenti mentre i preti sposati, ben preparati e con esperienza, restano inutilizzati. Santo Padre, Papa Benedetto XVI, li richiami all?esercizio integrale del loro ministero. Abbatta il vitello d?oro prima che distrugga l?intera Chiesa! Riferendosi ad alcuni documenti, Lei ha affermato: ?Non si potrà mai sperare che la Chiesa riammetta nell?esercizio ministeriale quei preti, che sono venuti meno al celibato e hanno finito per sposarsi?. Gesù offrirebbe il perdono e direbbe: ?Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra? (Gv 8,7). La Sua risposta, invece, da adito a delle eccezioni, perché sa bene che diversi preti divorziati sono stati riammessi al pieno esercizio del ministero anche se non hanno provveduto al mantenimento della moglie e dei figli. La più grande preoccupazione della Chiesa non è il celibato, ma il matrimonio e la donna. Essa denigra e opprime le donne. La riammissione dei preti divorziati costituisce un precedente. Ma è un precedente infelice, perché avviene solo in funzione dello strappo del matrimonio e della famiglia. Noi speriamo che lo Spirito Santo prevarrà e che i preti sposati, che resistono dignitosamente con le loro mogli, torneranno ad esercitare anche nel Rito Latino. Non sono stati i preti a infrangere la promessa del celibato, è stata la Chiesa a rompere il patto di fedeltà all?umanità. Purtroppo ha sbagliato con i suoi preti, quindi deve chiedere scusa e offrire la possibilità di rimediare lo smacco. Chi è responsabile della colpa, se ne deve fare carico. Il peccato non grava sui preti, ma sul Papa e sui cardinali, che hanno imposto il celibato obbligatorio a dei giovani inesperti. Il diritto dell?uomo al matrimonio è inalienabile e non può essere impedito neppure in nome della gestione de lavoro più idealizzato e nobile che ci sia. Il requisito del celibato è una forma di ricatto spirituale e di estorsione. Una richiesta disumana. La Chiesa ha sbagliato verso questi preti e ne ha tratto vantaggio per il bene dell?istituzione. Perché non ha firmato la Dichiarazione Universale dei diritti dell?Uomo promulgata dalle Nazioni Unite? Potrebbe essere anche perché l?imposizione del celibato nega i diritti dovuti ad ogni uomo e ad ogni donna? Vogliamo cortesemente ricordarLe, che c?è un altro precedente in cui preti e vescovi sposati sono stati reintegrati nella Chiesa di Rito Latino e riguarda il Vescovo sposato Salomao Ferraz dell?ICAB in Brasile. E? stato riammesso con la moglie e la famiglia ed è intervenuto durante il Concilio Vaticano II. Noi, quindi, giustamente intravediamo una speranza per il presbiterato uxorato, laddove Lei non ne vuole vedere neanche una. Lei ha sostenuto, che il Sinodo del 1990 ha riconfermato: ?Il Sinodo è convinto che la perfetta castità del sacerdozio è un carisma? e quindi ?ciò non lascia nessun dubbio riguardo la volontà della Chiesa di Rito Latino nel mantenere la norma, che esige dal candidato di scegliere liberamente il celibato e che deve osservarlo per sempre. Non c?è cosa più perfetta del celibato?. Questo è un ideale, un bel sogno. Le parole del Cardinale Re dimostrano che non si tratta di libera scelta, perché la legge lo esige. Può essere liberamente scelto solo se non c?è una legge che lo richieda. Se questa è la scelta fatta dalla Chiesa di Rito Latino, allora noi abbiamo bisogno di un Nuovo Rito per i preti sposati. Proponiamo che il Santo Padre stabilisca un nuovo rito per celebrare il presbiterato uxorato: Il Rito di S. Pietro, lo Sposato, o il Rito Anglicano per il clero sposato. Al Sinodo del 2005 c?è stata un?ampia discussione sul celibato e molti eminenti Cardinali e vescovi sono intervenuti per sostenerlo. Nutriamo il sospetto che il tema verrà fuori di nuovo al prossimo Sinodo, ma sarebbe meglio agire prima. L?approvazione del presbiterato uxorato non può essere decisa, seguendo pedissequamente le diverse decisioni previe riguardanti il celibato riportate nella Sua lettera. Celibato e presbiterato uxorato sono due realtà distinte. C?è bisogno di nuovi riferimenti sul clero uxorato e non di vecchie citazioni circa il celibato perfetto. Questi nuovi riferimenti si possono trovare in diversi volumi recenti, che consideriamo parte integrante di questa lettera indirizzata a Lei: Freeing Celibacy del p. Donald Cozzens e Married Catholic Priests del p. Anthony Kowalski. Molto pertinente è anche il documento Compatibility of Priesthood and Marriage del Sinodo Generale dei Preti Sposati e loro mogli del 1985. Santo Padre, è necessario che Lei, i Vescovi e i Cardinali Vi apriate all?azione dello Spirito Santo, pregando senza sosta per spalancare i Vostri cuori alla realtà di ciò che sta succedendo nel nostro tempo. L?argomento di cui trattiamo, ci chiama ad un profondo dialogo delle coscienze come fecero Pietro e Paolo riguardo il processo di evangelizzazione dei gentili. Santo Padre e Cardinale Re, questa è proprio materia di coscienza personale e di responsabilità davanti a Dio per i nostri doveri di pastori del gregge. Perché si appella alle vecchie decisioni invece che alle attuali esigenze del popolo di Dio? Procediamo con il dialogo secondo coscienza. Chieda ai vescovi di tutto il mondo di unirsi a Lei in un dialogo orante e costante invece di chiudere la porta a maggior discernimento e condivisione. E? qui che lo Spirito Santo sta lavorando. Sotto il Suo influsso il Cardinale Hummes ha detto, che ?il celibato non è un dogma?. E, benché sia stato costretto a ritrattare le sue veritiere ma rischiose parole, il Cardinal Danneels, due giorni dopo, ha usato una frase simile. Ci piacerebbe pensare che la nostra Prelatura potesse influire in qualche maniera, illustrando questo argomento ai cardinali, ai vescovi e alla gente, ma è un lavoro dello Spirito Santo, il quale continuerà a cercare una risposta, che, con amore, travolgerà il Santo Padre, cardinali e vescovi. Sulla nostra scomunica Lei si lamenta che noi abbiamo ignorato la scomunica fatta circolare, ma ciò non risponde al vero. Abbiamo ricevuto la notizia soltanto attraverso i media, così che ancor oggi è una voce ufficiosa, che è stata messa in giro. Non abbiamo nessun documento e nessuna prova tangibile. La scomunica è un provvedimento che spetta al Santo Padre. Anche noi abbiamo fatto ricorso ai media per far circolare, amabilmente e cordialmente, la voce del ritorno della scomunica a chi l?ha lanciata. Lei gestisce la scomunica, ma noi non accettiamo che qualcuno se ne faccia proprietario. Chiediamo al Santo Padre di riesaminare questo intervento. I Vescovi della Chiesa Patriottica Cinese non sono stati scomunicati anche se il 30 novembre, per la terza volta in un anno, hanno fatto delle ordinazioni senza approvazione. Siamo in grado di inviarLe la lista di quattrocento consacrazioni episcopali di Rito Cattolico Romano, che sono state effettuate il secolo scorso senza mandato e tra queste quella del Cardinale Husar. Pare che le scomuniche siano estremamente soggettive. Esistono differenti interpretazioni delle leggi per lo stesso reato? Siamo nel terzo millennio e la scomunica non ha più significato ai nostri tempi. E? un tale ritorno al Medio Evo, che getta la Chiesa nel ridicolo. Il Signore dice che non ha senso. La scomunica rivela la debolezza della Chiesa. E? segno che non riesce a risolvere i suoi problemi. Il Diritto Canonico deve essere rifatto per offrire soluzioni più democratiche nel rispetto delle diversità. Quello che abbiamo non funziona. La scomunica produce l?effetto positivo di confermare la validità delle nostre consacrazioni e di dimostrare, che noi siamo uniti a Roma. Infatti non potreste mai emettere una scomunica a qualcuno fuori dalla Vostra giurisdizione. La Prelatura Married Priests Now! Voi dite che la Prelatura Married Priests Now! è contro la Volontà di Dio e contro la Chiesa. Come fate a saperlo? Gesù ci ha insegnato, che dove due o tre sono riuniti nel Suo nome, anche Lui vuole essere presente (Mt 12,20). Gesù è venuto per abolire la legge e ci ha detto di non essere come i farisei, ?che legano pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito? (Mt 23,4); ?Scacciò dal tempio tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere per restaurarlo come casa di preghiera? (Mt 21,12). E? stata la volontà di Gesù a cambiare ciò che era sbagliato ed è ciò che la nostra Prelatura sta facendo. Stiamo attuando la volontà di Gesù e, come Lui, saremo incompresi perfino dalla gerarchia attuale. Ma questo non significa che non stiamo facendo la volontà di Gesù. La nostra causa è giusta e nobile: restaurare e rinnovare il sacerdozio di Cristo. Crediamo fermamente che la nostra Prelatura è opera dello Spirito Santo. Noi siamo l?Opera di Dio, creata dallo Spirito Santo per rinnovare la Chiesa. Non è nostra intenzione essere contro la Chiesa, ma renderLa più santa con il riconoscimento del matrimonio dei preti. Noi siamo la Chiesa. Siamo una parte dell?unica, santa Chiesa cattolica e apostolica e potrebbe diventare una Chiesa nella Chiesa oppure il nuovo Rito di S. Pietro, lo Sposato, o qualunque realtà Dio ci chieda di essere. Questa è l?ora giusta per Married Priests Now! Ed è il momento buono affinché il celibato diventi una scelta opzionale. Negli ultimi quaranta anni la Chiesa universale ha pregato per l?aumento delle vocazioni. Potrebbe darsi che Dio ha rifiutato di ascoltare questa preghiera? Oppure i vescovi non sono stati in ascolto della risposta di Dio? La nostra Prelatura riporterà in Chiesa i preti. La gente li sta aspettando. Ma loro appartengono giustamente ad una Chiesa più ampia. Il tono della Sua lettera non è tale da far sentire i preti a proprio agio per ritornare alla santa Madre Chiesa. Lei ha affermato di non riconoscere le ordinazioni della nostra Prelatura. La nostra teologia cattolica, la fede e la tradizione le riconoscono. Il Vostro atteggiamento è piuttosto strano quando dite di non riconoscerle e potrebbe voler dire che non conoscete bene la teologia cattolica e l?ecclesiologia delle ordinazioni. Se rifiutate le nostre ordinazioni, dovete rifiutare anche le vostre. Le nostre ordinazioni sono valide. E considerando che stiamo agendo in materia di coscienza, le consideriamo del tutto lecite. Vi chiediamo di cuore di dare retta a ciò che, con tanta cura, ci siamo resi conto in coscienza, è di nostra responsabilità. Non decidete a priori che la nostra coscienza è sbagliata, perché non si uniforma a certe decisioni disciplinari. La nostra preoccupazione è di andare incontro alle esigenze spirituali della nostra gente. Mentre il Vangelo è la legge più sublime, la legge canonica stabilisce che il bene delle anime è una delle leggi più importanti. Siamo in una crisi di proporzioni emergenziali per la scarsità di preti e per la mancanza di fiducia dei fedeli nel clero a causa degli scandali degli abusi sessuali. Noi siamo molto preoccupati per il bene delle anime. La nostra coscienza non vuole rompere l?unità spirituale con Voi e con la Madre Chiesa. Ma la nostra coscienza non ci permette di distogliere lo sguardo dalle esigenze della Chiesa, dei preti che si sono sposati con retta intenzione e anche della nostra vocazione al sacramento del matrimonio. La coscienza, non una norma canonica, è l?arbitro morale più importante. E? un argomento piuttosto complesso, ma siamo sicuri che la Chiesa può risolverlo come avrebbe fatto Gesù, con l?amore, la misericordia e il perdono. Gli storici hanno ammesso la correttezza del richiamo di Lutero, con retta coscienza, per la riforma della Chiesa. La mancanza di una buona comunicazione ha comportato una grave frattura dell?unità ecclesiale. Non lasciate che venga interrotta la comunicazione riguardante queste materie, che, in coscienza, hanno bisogno di essere riformulate. Scomuniche e censure rompono la comunicazione e non vanno incontro alle necessità dei fedeli. Il tempo del dialogo e dell?azione per il popolo di Dio è adesso. ?Pasci le mie pecorelle? è la chiamata che, giorno e notte, scuote le nostre coscienze fino a quando ci troveremo di fronte a nostro Signore (Gv 21,17). In conclusione, Santo Padre, con il Suo perdono e il Suo permesso, la nostra Prelatura è pronta per incardinare quei preti sposati, che desiderano ritornare al ministero sacramentale; è pronta a scegliere e preparare uomini sposati (viri probati), che si sentono chiamati al presbiterato per metterli a disposizione dei vescovi che ne hanno fatto richiesta e infine, d?accordo con vescovi consenzienti, a fornire la necessaria supervisione e l?assistenza spirituale. Per incominciare tutto ciò potrebbe essere fatto ad experimentum. Lei certamente sarà al corrente, che questo ha un precedente quando Giovanni Paolo II nel gennaio 1985 ha istituito l?Ordinariato Internazionale come Prelatura Personale del Papa sotto la guida del russo mons. Arcivescovo Josef De Brulle. Lo scopo dichiarato della Prelatura, benché ?sotto osservazione?, era di sorvegliare la preparazione, l?internato e successiva supervisione di uomini sposati (viri probati) per l?ordinazione presbiterale e metterli a disposizione dei Vescovi. Siccome la Prelatura era più in sintonia con il Rito Orientale e non aveva il sostegno pubblico della Santa Sede, l?esperienza non è andata in porto. Ovviamente papa Giovanni Paolo II era molto sensibile ai bisogni del popolo di Dio riguardo al cibo eucaristico, che solo il prete può consacrare. Santo Padre, Lei che enfatizza le grazie santificanti, che promanano dal Sacrificio Eucaristico della Messa e ha rinnovato la devozione alla Presenza Reale nel Santissimo Sacramento, può essere da meno? La pensione dell?Arcivescovo Milingo La Prelatura è preoccupata dell?onestà e giustizia del tema riguardante la pensione percepita dall?Arcivescovo Milingo, pensione che si guadagna con molti anni di servizio. Egli l?ha meritata con più di 50 anni di onesto servizio alla Chiesa. Gli spetta e gli è dovuta senza intralci. La pensione non è un privilegio ma un diritto. E? immorale e ingiusto che gli sia stata interrotta. La Chiesa non può farsi vedere così moralmente malconcia, negando a un anziano, per punizione, la sua meritata pensione, perché non è d?accordo con lui o con le sue azioni. Gli deve essere restituita immediatamente altrimenti i fedeli saranno scandalizzati per il modo con cui la Chiesa, come qualsiasi datore di lavoro, viene meno ai suoi obblighi morali e come lo costringa a cercare altrove il suo sostentamento. La sua pensione lo renderebbe libero dalla dipendenza da altre associazioni. Il Rev. Stephen V. DeLeers, scrivendo la storia e la teologia cattolica della remunerazione del clero, dice che ?non è stato che a partire dal Concilio Vaticano II che la Chiesa ha riconosciuto ufficialmente la necessità di un nuovo modo di sostentare tutti i suoi preti. I Padri Conciliari hanno evidenziato un cambiamento di mentalità riguardo i compensi del clero molto distanti dal sistema del ?beneficio?. Questo cambiamento è stato messo in evidenza dal loro richiamo alla ?giusta mercede? dei preti? (cf Decreto sul Ministero e Vita dei Presbiteri). E ancora: ?Nel Codice del 1983 (281 e seg.) il termine ?sustentatio? è sostituito con il termine ?remuneratio?. Il salario deve essere riconosciuto ai pastori, vicari parrocchiali, vescovi, insegnanti di seminario, laici, che hanno un impiego nella Chiesa. Lo stesso termine, ?remunerazione? o ?salario?, viene usato per tutti i dipendenti della Chiesa?. Prima ancora, il Documento Giustizia nel Mondo (Sinodo Mondiale dei Vescovi, 1971) dichiarava: ?All?interno della Chiesa i diritti devono essere rispettati? Coloro che servono la Chiesa e lavorano per essa, inclusi preti e religiosi devono ricevere i mezzi di sussistenza necessari e usufruire della pensione sociale secondo l?usanza della regione? (sezione 41). Questa dichiarazione faceva eco all?enunciato della Pacem in Terrise, che parlava di ?inalienabili, inviolabili e universali diritti: alla vita, lavoro, livello di vita dignitoso, assistenza sanitaria, inabilità al lavoro e vecchiaia?. Secondo il Canon Law Society of America Report (1999), riguardante i Benefici Pensionistici del personale clericale in pensione, la ?remunerazione?, di cui si parla nel canone 281, include la disposizione sulla pensione (pag. 19). Una pensione è una forma di compenso per il lavoro svolto dal lavoratore. Negare ciò, di conseguenza e di fatto, è rubare qualcosa di cui uno è già proprietario, qualcosa su cui uno ha un diritto inviolabile e può essere considerato come una forma di abuso di persona anziana. Santo Padre, Le auguriamo Buon Natale e La ricorderemo nelle nostre preghiere durante il periodo natalizio, quando celebreremo la nascita del Nostro Salvatore. Anche noi chiediamo di essere ricordati nelle Sue preghiere. Con devozione filiale, Emmanuel Milingo, Arcivescovo emerito di Lusaka Arcivescovi: Peter Paul Brennan Joseph J. Gouthro Gorge Augustus Stallings Patrick E. Trujillo Married Priests Now! Prelature, Comunità Cattolica Romana Allegati: Capitoli 7, 8, 9 del libro Freeing Celibacy, di Donald Cozzens (fotocopie) Married Catholic Priests, di Anthony Kowalski (libro) Priesthood Renewed, di Emmanuel Milingo (libro) Compatibility of Priesthood and Marriage del Sinodo Generale dei Preti sposati cattolici e loro mogli, Seconda Sessione, 1985, di Justino Zampini e altri (fotocopie) Comunicato Stampa di Mons. Emmanuel Milingo in risposta alla censura del Vaticano, 27.9.2006 Siccome l?Arcivescovo Milingo sarà in viaggio subito dopo il 25.12.2006, per cortesia indirizzare a: M. Rev. Emmanuel Milingo, 151 Regent Place, West Hempstead, NY 11552 USA Per conoscenza a: Cardinal Re, Congregazione dei Vescovi Cardinal Hummes, Congregazione del Clero Arcivescovo Pietro Sambi, Nunzio Apostolico, USA

COMMENTI

17 Gennaio 2007 20:43

basta con le stupidaggini! Ogni religione è un insulto alla Ragione! e se per caso esiste un dio ... che glie ne può fregare a lui di milinghi, pastori, pecorelle e caproni?

pier

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