27 Settembre
Ci sono state tante parole per dire del Presidente emerito della Repubblica che ci ha lasciati, non è il caso di usarne altre. Se non fosse che in questo tempo supplementare penso proprio all'uso della parola che ci ha insegnato Giorgio Napolitano. Gli va riconosciuta la sapienza di aver sempre saputo "pesare le parole". Un'attitudine che si è rafforzata nel corso degli anni e degli impegni istituzionali che ha via via interpretato ma che era presente da sempre. Una lezione per tutti. Ma soprattutto per chi vive l'impegno di rappresentanza nella politica. Le parole hanno un peso specifico che è dato dal loro significato che non è mai neutrale. Il peso è il risultato di molte variabili che risiedono tanto nel mittente quanto nel destinatario. Tant'è che a volte le parole arrivano a sovrastare le nostre reali intenzioni e diventano veicolo di effetti indesiderati o veri e propri mezzi contundenti. Ecco, Napolitano ha sempre cercato la misura per non ferire, per non innescare reazioni eccessive. Non è diplomazia, si chiama rispetto. È ecologia del linguaggio o, se preferite, la nonviolenza delle parole. Tutt'altro che tradimento della verità. È piuttosto la verità stessa che non ha bisogno di travestimenti minacciosi per essere efficace.