12 Ottobre
Ad Agosto dello scorso anno, quando gli eserciti stranieri lasciarono l'Afghanistan al proprio destino ritirandosi dopo 20 anni di occupazione, chiunque avesse avuto un briciolo di buon senso ha pensato a un clamoroso e costoso (in tutti i sensi!) fallimento. L'unica nota positiva era che, seppur dopo 20 anni, l'amministrazione Usa si era convinta a dialogare con i Taleban e viceversa. Le stesse briciole di buon senso oggi ci portano a dire che è folle immaginare che nella guerra di aggressione della Russia all'Ucraina vi possa essere una soluzione militare col suo carico di morte e distruzioni e che non resta altra strada che mettersi attorno a un tavolo per dialogare, trattare, venirne fuori. Trattare sapendo che "il nemico è sempre il peggior prodotto dell'umanità". Ma forse che i Taleban erano meglio? Personalmente caldeggerei il modello-Conclave ma escludo la formula "extra omnes" (fuori tutti) e direi piuttosto "omnes intus" (tutti dentro). Se ogni guerra è una ferita all'umanità tutta intera, la pace non può che essere il risultato di un parto (e un patto) internazionale. Ancora di più questa guerra in cui la contrapposizione non è tra due nazioni ma piuttosto tra due visioni del mondo e tra due forme di imperialismo. Conferenza internazionale, quindi. A porte serrate. E la chiave sia custodita gelosamente nel forziere del buon senso.