7 Settembre
"Lo scorso marzo - sottolinea Ehm - ben 367 deputati votarono a favore dell'invio di armi in Ucraina. Ci siamo opposti in 25. Quello non era un voto qualunque bensì l'autorizzazione del Parlamento al Governo a varare ben 4 decreti interministeriali, in deroga alla legge in vigore, e di richiesta di aumento della spesa militare. Quei giorni ne abbiamo sentite di tutti i colori e contro di noi si è scagliata una guerra silenziosa".
"A nulla è servita la nostra richiesta di interlocuzione con il governo, le interrogazioni depositate a seguito della scoperta di armi in partenza dall'aeroporto civile di Pisa o l'interpellanza in aula per chiedere il fermo al progetto della nuova base militare a Coltano", prosegue la Ehm: "La risoluzione presentata in Parlamento da ManifestA per chiedere la risoluzione pacifica del conflitto tramite diplomazia e lo stop all'invio di ulteriori armi all'Ucraina è stata ricevuta da un muro di gomma e da una grave e miope bocciatura".
"Lo dico chiaramente: non ci fermeremo. Non solo per la pace in Ucraina ma anche come atto a sostegno della fine delle guerre dimenticate, come Siria, Palestina, Etiopia e Yemen. La pace conosce un'unica via quella del dialogo, del disarmo e di una nuova consapevolezza di vita e di sviluppo sostenibile. Solo qualche mese fa abbiamo chiesto al nostro paese di ratificare il trattato sul nucleare e di farsi portavoce in seno alla conferenza di Vienna di un nuovo modello di sviluppo. Da loro solo parole vuote ma la nostra era ed è una buona proposta e una sana voglia di cambiamento." Conclude la Ehm.