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19 Maggio 2022 10:39

Russia il "no alla guerra" dilaga sui social

126 visualizzazioni - 0 commenti

di Tonio Dell'Olio


Ospitiamo l'articolo di Raffaella Chiodo Karpinsky che appare questa mattina a pagina 5 di Avvenire.


Ostinati e contrari. Consapevoli del prezzo che pagheranno per il loro non riuscire a trattenere la disperazione per questa guerra fatta a nome loro. Giovani e soprattutto donne. Sono loro che danno corpo e voce al «no» alla guerra e alla repressione in Russia. Accompagnano di pari passo l'impegno di giornalisti, intellettuali, politici e attivisti. Con il passare delle settimane, si è andata strutturando un'impalcatura di «servizio» per offrire ai russi un'alternativa alla propaganda del regime che viaggia su almeno due binari. La controinformazione attraverso Youtube,Telegram, le radio indipendenti. La Novaja Gazeta Europa - finalmente col supporto di alcuni quotidiani europei - pubblica on-line, i giornalisti di Eco di Mosca ed altri che rilanciano il no alla guerra di diverse personalità russe. La protesta: spuntano immagini di giovani che manifestano con cartelli e bandiere. È il caso del video in cui un giovane a Khabarovsk: il ragazzo riesce a fare il suo discorso perché la polizia lo arresta solo alla fine. Lui ringrazia gli agenti per avergli concesso il «diritto di esprimersi». Ironico ma neanche tanto. Sorge spontanea la domanda: e se gli agenti, i soldati, rifiutassero di adempiere agli ordini impartiti dall'alto? Una disobbedienza che sembra crescere riportata da più parti e con testimonianze, al fronte e nel Paese.


I sabotaggi alle sedi dei comandi militari che arruolano i giovani per la «mobilitazione» nelle ultime due settimane sono ormai una serie significativa. Il giovane di Omsk che diffonde il video in cui si dice disposto a rischiare la galera perché non può accettare che un giorno si possa dire che ha taciuto. Lo studente che espone lo striscione sulla facciata principale della Facoltà di chimica dell'Università Statale di Mosca o quello comparso sul ponte a Sochi.


Gesti che avanzano insieme alla marcia silenziosa dei nastri verdi che ormai si possono trovare ovunque, anche nell'esibizione di danza degli studenti dell'Università statale di cultura fisica, sport e turismo del Volga (Kazan). In un clima di violenta repressione hanno forte valenza simbolica, forse il sintomo di qualcosa di più rilevante. Dà coraggio a chi nei primi momenti era paralizzato. Grazie al «Non sei solo» dei nastri verdi e delle notizie che corrono sui social, cresce la spinta a non tacere e così l'invito a non esporsi e autodenunciarsi con i post, viene superato. Restano i suggerimenti sui riferimenti legali in caso di arresto. Ribellione che accompagna testimonianze e dati sulle perdite fra i soldati, su chi non vuole tornare al fronte e su come reagire alla chiamata alla «mobilitazione» che continua ad essere diffusa attraverso l'account delle Madri contro la guerra ed altri account. Un'azione che scalfisce le basi su cui si fonda la guerra: i soldati che la combattono. Le prove sugli orrori perpetrati dall'esercito in Ucraina, le informazioni legali dettagliate, con tanto di format per rifiutare l'arruolamento. La più potente controinformazione perché trasversale, di madre in madre, di ragazzo in ragazza, di villaggio in villaggio. È stato così già ai tempi dell'occupazione sovietica dell'Afghanistan. Putin lo sa e teme queste voci. Il 9 maggio le sue parole sui caduti, sui veterani e sulle ricompense per chi ha perso il figlio, il marito sono il sintomo della necessità di rispondere a domande che bruciano.

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