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2 Agosto 2013 12:29

Siamo uomini o caporali?

725 visualizzazioni - 1 commento

di Lucio Garofalo


Siamouomini o caporali?
Comeè noto, l'esperienza dei Soviet degli operai e dei contadini è finita male, maLenin ha fatto il suo "dovere" nelle condizioni storiche oggettive incui era costretto ad agire, sebbene abbia commesso qualche errore politico, piùo meno grave. La degenerazione in senso burocratico ed oppressivo dello statosovietico ebbe inizio, seppure in minima parte, già con Lenin, ma si realizzòpienamente sotto Stalin, che fece strage di comunisti, anarchici erivoluzionari vari, attuando una vera e propria controrivoluzione.
Unmovimento di proletari auto-organizzati, non etero diretto da un manipolo dirivoluzionari di professione, o che dir si voglia, agisce sempre meglio di unnucleo di militanti o, peggio ancora, di funzionari e burocrati di partito.Certo, qualcuno potrebbe obiettare che senza uno "stato maggiore" laguerra non si vince. In linea teorica è così: almeno in guerra. Con glieserciti e, appunto, gli stati maggiori. Ma la lotta di classe non è una guerraintesa in senso militaresco, o militarista, bensì un movimento di massa di unpopolo che lotta per emanciparsi rispetto al giogo imposto dai dominanti. Che debbaservire uno stato maggiore o un gruppo dirigente alla guida di una rivoluzione,nutro dei seri dubbi visto che tutte le esperienze storiche etero dirette,ovvero gestite dall'alto, sono finite puntualmente male. E' l'idea (di originegiacobina e poi leninista) del Partito demiurgo che surroga il proletariato,cioè che pretende di sostituirsi alle masse popolari nella gestione dello Statoe, quindi, della società, che va messa radicalmente in discussione, poiché è lastoria che ha dimostrato, nei fatti, il suo carattere fallimentare.
Insistoche la rivoluzione russa fu il prodotto di una visione giacobina che ancorapermaneva nella struttura del partito bolscevico inteso come manipolo di "professionistidella rivoluzione". Senza dubbio questo nucleo di rivoluzionari seppeinserirsi nelle dinamiche reali del movimento proletario russo e seppeconquistare un ruolo egemonico al suo interno fino alla conquista del potere.Ma, al di là dell'isolamento internazionale della Russia post-rivoluzionaria edella mancata estensione del successo rivoluzionario altrove, non solo inGermania, il punto cruciale è quella scissione che si verificò ad un certopunto tra il partito-stato ed il proletariato russo, portando alladegenerazione burocratica dello stato operaio ed infine alla controrivoluzioneoperata dallo stalinismo.
Ilmodello organizzativo da seguire è, invece, quello della Comune parigina del1870. La nozione di un partito concepito in termini di "trascendenzapolitica", che si incarna nel partito, è un'idea di origine giacobina nellamisura in cui, come la trascendenza divina è un ente superiore, scisso edesterno rispetto al mondo naturale, così il partito è un soggetto politicotrascendente, quindi separato ed esterno rispetto alla classe operaia ed allemasse popolari. E', insomma, il concetto del partito "demiurgo", delpartito inteso come "Dio in terra" legittimato a sostituire la classestessa. A tale proposito Stalin usava la formula "dittatura delproletariato" per indicare la "dittatura del partito". Sia chiaroche la funzione dei comunisti è indispensabile, talora decisiva, per indicareal movimento proletario la prospettiva di un mondo possibile oltre ilcapitalismo, ma un compito simile non richiede caporali, né ufficiali, né statomaggiore.
Ilsenso del mio ragionamento mi sembra evidente: un partito concepito come un "entetrascendente" finisce per degenerare in una tirannide. E' accaduto inFrancia dopo la rivoluzione del 1789, una rivoluzione senza dubbio borghese, maè accaduto anche in Russia dopo la rivoluzione del 1917, una rivoluzione ditipo proletario, che poi è degenerata nella sua esatta negazione. Sia chiaroche io ammiro quelle rivoluzioni, senza le quali l'umanità sarebbe ancoraimprigionata sotto il giogo aristocratico-feudale.
Nelcontempo conviene prendere atto dei limiti e delle contraddizioni che ne hannocausato il fallimento. Per "ente trascendente" intendo un soggetto (chesia Dio per quanto concerne la religione, ovvero il "partito-demiurgo"in ambito politico) che è nettamente scisso ed esterno rispetto alla realtà,scisso ed esterno rispetto al mondo naturale per quanto riguarda il rapportoreligioso, o rispetto al proletariato per quanto riguarda il discorso politico.Mi pare abbastanza chiaro il concetto che tento di esporre.
Quandoparliamo di stato maggiore, oppure di un partito centralizzato, è opportunochiarire che si intende di norma un gruppo dirigente separato dalle masse cheagisce in modo autonomo dal volere del popolo. Anzi, spesso agisce apertamentecontro di esso. 
Probabilmente,all'inizio i capi della rivoluzione non sono separati nettamente dalle masseche li hanno scelti ed acclamati come leader. Ma dopo la conquista del potere,puntualmente (direi quasi "ineluttabilmente") si verifica la scissionetra Stato e popolo.
Lastoria dell'umanità è zeppa di esempi chiari ed illuminanti in tal senso.Basterebbe solo studiarli. Ma come diceva Antonio Gramsci: "la storiainsegna, ma non ha scolari".
LucioGarofalo

COMMENTI

2 Agosto 2013 16:53

inutile pensare che la gente diventi comunista ... il comunismo, inteso come percorso verso una giustizia sociale piena e globale, verso un egualitarismo assoluto, verso l'essenza dell'amore,  lo si impone: punto e basta ... il resto è inutile cazzeggio 

pier

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