15 Maggio
In tutto il mondo si sta parlando dei sette dirigenti baha’i
imprigionati in una campagna globale che chiede di liberarli.
La campagna «Cinque anni di troppo» segna il quinto anniversario
dell’arresto dei sette e mette in luce l’ingiustizia della loro
detenzione e il deterioramento della situazione dei diritti umani in
Iran.
«A metà della nostra campagna di dieci giorni abbiamo visto
un’impressionante e sentita risposta della gente comune e di
personaggi di spicco», ha detto Bani Dugal, il principale
rappresentante della Baha’i International Community presso le Nazioni
Unite.
Fra le risposte segnaliamo le seguenti:
• Il Ministro degli affari esteri australiano, senatore Bob Carr, ha
chiesto l’immediata liberazione dei sette.
• Lloyd Axworthy, ex ministro degli affari esteri canadese, ha scritto
un articolo aperto nel quale afferma che il modo in cui l’Iran tratta
la minoranza baha’i è la «cartina di tornasole» delle intenzioni
dell’Iran in ambito internazionale.
• Il noto artista Siron Franco ha esposto sulle spiagge di Rio de
Janeiro un grande affresco basato sul concetto che «gli esseri umani
devono essere liberi come gli uccelli».
• Un seminario presso la Law Society of England and Wales di Londra ha
parlato dell’ingiusta detenzione dei sette. Fra gli oratori c’era
anche Ahmed Shaheed, il Relatore speciale delle Nazioni Unite per i
diritti umani in Iran.
Sei dei sette dirigenti sono stati arrestati il 14 maggio 2008 durante
una serie di blitz a Teheran. Il settimo era stato fermato due mesi
prima il 5 marzo 2008.
Dopo l’arresto, i sette dirigenti, Fariba Kamalabadi, Jamaloddin
Khanjani, Afif Naeimi, Saeid Rezaie, Mahvash Sabet, Behrouz Tavakkoli
e Vahid Tizfahm, sono stati sottoposti a un processo irregolare e
condannati a vent’ani di prigione, la condanna più dura comminata a
una persona attualmente in carcere in Iran per motivi di coscienza.
Molti di coloro che hanno parlato in loro difesa hanno approfittato
dell’occasione per collegare la loro situazione alla triste sorte
delle centinaia di altri prigionieri di coscienza in Iran.
Durante un forum a Washington DC lunedì, 6 maggio, per esempio, Thomas
O. Melia, del Dipartimento di stato statunitense, ha detto che
l’ingiusta detenzione dei sette è «emblematica» per la persecuzione
contro i baha’i in tutto l’Iran e ricorda la situazione delle altre
comunità religiose minoritarie che sono attualmente perseguitate dal
governo iraniano.
«Questo governo impedisce le pratiche cultuali dei sunniti, sferza i
sufi e arresta gli zoroastriani per la sola ragione che sono quello
che sono», ha detto il signor Melia. «Questo governo perquisisce case
e chiese e arresta i dirigenti cristiani per le loro attività. Questo
governo discrimina gravemente anche gli ebrei e confisca le proprietà
di varie comunità religiose».
La campagna proseguirà fino al 15 maggio. Altre notizie si trovano nel
sito http://www.bic.org/fiveyears
Per leggere l’articolo in inglese online, vedere le foto e accedere ai
link si vada a:
http://news.bahai.org/story/956
Filippo Angileri