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5 Luglio 2011 07:38

Val Susa: la politica e la violenza

2372 visualizzazioni - 9 commenti

di Monica Lanfranco

Ero in Val Susa, domenica scorsa, con mio figlio sedicenne e suo padre, attivista ambientalista da tutta la vita. Ho dormito la sera prima nella casa di una famiglia della zona, così da essere già nei pressi all’indomani e non fare una levataccia; ho cenato con una coppia di abitanti valsusini doc, persone cordiali, spiritose, civili e bene informate sullo scempio che da qui a un ventennio, se andranno avanti i lavori, sconvolgerà la vallata con un’opera che, fatte le debite proporzioni, è più pericolosa, dispendiosa e inutile delle Piramidi dell’antico Egitto, che almeno sono lì a dirci dell’arroganza prometeica del potere ma non sono state una iattura così feroce per la natura circostante. 
Ho visto la cura organizzativa, non semplice da realizzare e non scontata, da parte dei comitati No Tav, che ha come logo un vecchietto dignitoso e arrabbiato che si appoggia al suo bastone, una figura che nulla ha da spartire con l’immaginario della retorica eroica, violenta e sanguinosa di chi come sedicente strumento di lotta sceglie di armarsi in assetto di guerra e pianifica programmaticamente lo scontro con la polizia. 
Non importa lo scenario, a chi trasloca la guerriglia nelle pratiche di movimento: si va a cercare di sfasciare la testa al celerino allo stadio come davanti all’FMI, al G8 in tour per il mondo come in Val Susa, senza dialogare con chi pacificamente costruisce porta a porta il consenso e non confonde gli obiettivi della mobilitazione con il proprio protagonismo. 
Ho camminato per ore sotto il sole cocente che mi ha bruciato le spalle stando fianco a fianco con sindaci, amministratrici e amministratori con fascia tricolore sulle magliette, che hanno aperto l’interminabile fiume umano impossibile da contare, ma di certo non inferiore alle 60 mila persone.    
Dietro a loro centinaia di carrozzine spinte da padri e madri, spesso muniti di zainetto con dentro i fratellini e le sorelline più piccole, e per mano o intorno i più grandi. 
Il servizio d’ordine scandiva con chiarezza i ringraziamenti a chi si univa mano a mano al serpentone di corpi, ma ho sentito più volte affermare anche con un’ironia ferma e precisa ai figuri neri che più volte hanno cercato di infiltrarsi alla testa del corteo: “ Questo è l’unico corteo autorizzato dai comitati, ci sono famiglie e bambini, quindi chi non si adegua se ne vada, gli ‘zii’con i caschi fuori, qui non vi vogliamo”. Eppure alla fine chi non c’era e guarda la tv riceve negli occhi solo le scene di violenza, sangue e fumo, e le parole stanno a zero.    
Un risultato certo e matematico il protagonismo egoista e tracotante che si veste di nero e si copre il volto ce l’ha sempre: oscurare le ragioni dei comitati pacifici, offrire alibi alla stampa per non parlare dei contenuti, togliere aria e spazio a chi lavora nel quotidiano con la forza delle parole, della documentazione e delle intelligenze individuali e collettive che costruiscono alternative possibili.
Le popolazioni offese dallo scempio annunciato della Tav hanno avversari potenti: gli interessi economici governativi, l’ottusità complice di parte del maggiore partito di opposizione, la minoranza violenta che fa del turismo bellico la sua sola ragione di esistenza. Di quest’ultimo pericolo i movimenti devono ragionare e presto: la storia recente dell’Italia insegna che offrire consenso anche minimo e sottovalutare il fascino della violenza come pratica di lotta, specialmente presso le giovani generazioni,  brucia le ragioni politiche, cancella pezzi di generazioni, sottrae energie dalla condivisione del cambiamento. Vandana Shiva, madre dei movimenti per una diversa e possibile globalizzazione, ha scritto: La pace non si creerà dalle armi e dalla guerra, dalle bombe e dalla barbarie. La violenza non si contiene propagandandola. La violenza è diventata un lusso che la specie umana non può più permettersi, se vuole sopravvivere. La nonviolenza è diventata un imperativo per la sopravvivenza.” Ricordarlo e dirlo forte e chiaro, prendendosi la responsabilità di questa scelta, non è un’optional.
 
 

COMMENTI

7 Luglio 2011 11:48

pienamente d'accordo..... il mio commento sarebbe stato troppo lungo, così l'ho scritto sul web: http://salvatoresalzano.wordpress.com/2011/07/07/3-luglio-2011-val-di-susa-una-pagina-oscura/

salvatore salzano

6 Luglio 2011 23:59

...sarà...ma con tutta la buona volontà e la passione per essere buoni e puri se ci fanno la galleria si è perso.Il resto non conta. Come impedirlo è compito arduoma ma non impossibile. Lo Stato degli enormi interessi la TAV la vuol costruire a qualsiasi costo e se ne frega di tutto quello che di buono anima il pacifico svolgersi dei nostri intenti e dunque impedirglielo è un nostro sacrosanto dovere. Come? O la massa si sveglia e si oppone o qualcun altro lo deve fare e non per mestiere . Punto. Antonio Marchi

antonio

6 Luglio 2011 23:55

Ma perchè i media hanno mostrato solo i Black block e nessuno il corteo pacifico di sessantamila persone? Io l'ho sentito solo per radio, su giornali e TV niente. Che ingiustizia!!!! Alda

alda radaelli

6 Luglio 2011 17:17

Magnifico Pensiero, lo condivido subito su Facebook. Il vecchietto col bastone mi ricorda i miei Cari, gente di Puglia, ma da sempre innamorati della val Susa e di Novalesa. Vi sono vicino, anche se fisicamente lontano. Vito Procacci, un pugliese montanaro della Val Susa!

Vito Procacci

6 Luglio 2011 17:17

Grazie Monica, penso che in questo momento ci sia un grande bisogno di testimonianze come questa, fuori dal coro dell'informazione partigiana, è l'unica forza che ci resta, quella della comunicazione!

gemma

6 Luglio 2011 15:37

@Monica,ero certa che avresti esposto nel modo migliore da testimone appassionata la ingiustificabile situazione di violenza che avviene e prosegue inVal di Susa:Io che come la maggior parte seguo da lontno gli eventi ,se non avessi il supporto di certa stampa 'onesta' sarei indotta a limitarmi alla parte più eclatante dei fatti in corso ed a tranciare frettolosi giudizi impropri .Il tuo scritto me ne restituice la conferma:a pensar male ci si prende,ma il tutto mi puzza di ben calcolata regia a monte, a tutela di interessi consolidati e ben condivisi dal potere in carica,affinchè i corretti argomenti dei Valligiani 'sbadiscano'acriticamente. Condivido quanto scrivi e solidarizzo senza riserve. lia masi

lia masi

6 Luglio 2011 14:04

Grazie della lettera! Ancora dalle Madri di Valle di Susa: http://danielanapoli.wordpress.com/2011/07/01/solidarieta-alle-madri-di-valle-di-susa/

Daniela

6 Luglio 2011 13:48

Sui giornali (un paio esclusi) c'erano solo le foto di quelli con il casco e la faccia coperta, così Maroni ha potuto parlare di "terroristi". Ho sempre più l'impressione che quelli non siano semplici "turisti della violenza" ma gente ben organizzata, addestrata e pagata: sono "troppo" funzionali a chi detiene il potere.

Andrea

6 Luglio 2011 12:46

una lettera magnifica, sottoscrivo tutto.

andrea fioroni

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