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20 Maggio 2011 21:51

Gli inquirenti non hanno neanche preso in considerazione il numero della targa dell’auto scura (RG-263230) che io riuscii ad annotare e la possibilità che io avrei potuto descrivere l’uomo col fucile subacqueo e

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di giovanni pancari

 Della sotto riportata denunzia ho mantenuto la parte riguardante la violenza privata(culminante nel tentativo di procurare, a me e mia moglie, gravi lesioni o altro) di cui ho fatto cenno nella mia precedente LETTERA AD ARCOIRIS. In calce riporto anche il n. 15) estrapolato dalla LETTERA APERTA (anch'essa pubblicata in LETTERE AD ARCOIRIS) inviata al Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Catania, Dott. G. Tinebra (uno dei due finalisti pretendenti all'occupazione della poltrona di Procuratore Capo, lasciata vacante dal Dott.V. D'Agata per raggiunti limiti di età) affinchè si possano rilevare le mie successive argomentazioni riguardo alle manchevolezze   di vari magistrati che hanno "seguito" le mie pratiche.  
                                      

Antimafia  http://www.terrelibere.it/terrediconfine/index.php?x=completa&riga=01746
Piccole storie di mafia a Vittoria, provincia di Ragusa

 

 

terrelibere.org terrediconfine - autore dell"articoloGiovanni Battista Pancari

Questo articolo è stato letto 2020 volte.

La denuncia, già archiviata, di un anziano proprietario di immobili vittima da anni di minacce, furti e intimidazioni perchè non venda a terzi il suo patrimonio. Come in un racconto di storie di mafia ed illegalità di altri tempi, la solitudine e lo sconforto di chi si sente abbandonato dalle istituzioni.
Piccole storie di mafia a Vittoria, provincia di Ragusa

Alla Compagnia Carabinieri, Via Garibaldi, 397, 97019 Vittoria (Ragusa)

Al Sig. Procuratore della Repubblica c/o Tribunale di Ragusa, 97100 Ragusa

Al Sig. Prefetto di Ragusa, 97100 Ragusa.

Il sottoscritto Pancari Giovanni Battista, nato a Vittoria il 22.07.1931, dom. e res. a Catania, proprietario di un palazzo, di oltre 40 ambienti, sito in Vittoria (Ragusa) con ingresso principale nella Via Magenta 107 e con altri due lati prospicienti le Vie dei Mille e Milazzo, facendo riferimento alla e-mail inviata il 3 Giugno 2005, avente per oggetto “denunzia anticipata via e-mail”, seguita da Vs sollecito riscontro telefonico, facendo seguito alla su detta e-mail, conferma che il Sig. Prof. Alfredo Campo, adibendo manodopera locale, nella mattinata del 4 Giugno 2005 ha provveduto a ripristinare, con catenaccio corazzato, la chiusura (già effratta) del portone d’ingresso con le sue parti danneggiate ed inoltre ha fatto sprangare dall’interno, con grosse tavole inchiodate e avvitate, anche un altro ingresso (Via Magenta 105), sito a lato del detto portone principale, pure questo trovato effratto.

Ciò premesso espone quanto segue:

Poiché, 
                                             ..................... OMISSIS..............

Infine si denunzia un episodio di manifesta violenza privata, culminante nel tentativo di procurare gravi lesioni o altro (?), posto in essere il 31 agosto del 1992 alle 16,30 circa, da un gruppo di circa 12 persone con 3 mezzi, che sbarravano l’uscita del fondo ”Tremolazza.

In tale data, il sottoscritto e la di lui consorte, si erano recati, alle 14,30 circa, nel fondo per ivi incontrarsi la seconda volta col detto dott. Giovanni Licita (che venne in compagnia del figlio Orazio) per meglio rilevare i danneggiamenti già constatati il 5 agosto 1992, ed ivi giunti, trovavano la parte di proprietà già danneggiata, e solo questa, incendiata. Eseguita una nuova ispezione e altre brevi rilevazioni con scatto di nuove foto, alle 16,15 circa, essendo pronti per il rientro, il sottoscritto e la di lui consorte partivano dal caseggiato, anticipando di circa 10 minuti l’auto del dott. Licitra. In prossimità della fine della stradella poderale, il sottoscritto e la consorte trovarono l’uscita bloccata da tre mezzi (moto, vettura e fuoristrada?) che impedivano completamente ogni passaggio. Dopo qualche minuto si vide, nella zona boschiva sottostante e attigua alla stradella, un gruppetto composto da quattro donne, per lo più ragazze in tenuta da mare, e da un uomo, che sembravano “passeggiare” in senso inverso a quello dell’auto, cercando di aggirarla da dietro. L’uomo tentava vanamente di tenere nascosto un fucile subacqueo carico.

Nello stesso momento improvvisamente un giovane si avvicinò allo sportello destro dell’auto (lato occupato dalla consorte) parzialmente introducendovisi, arrogantemente e a mo’ di scherzo.

Il sottoscritto, senza scendere dall’auto, chiedeva ripetute volte che venisse liberato il passaggio. Nel frattempo l’uomo col fucile aveva quasi finito di aggirare l’auto. Solo quando il sottoscritto faceva presente che altre vetture lo seguivano, il giovane tirava fuori la testa e, avendo di certo sentito il rumore dell’auto del dott. Licita che sopraggiungeva, immediatamente diceva qualcosa e, dai cespugli, dagli alberi, da dietro il muro, saltavano fuori circa 7-8 ragazzi, che in pochi secondi spostavano i tre mezzi. A ciò assistettero anche il dott. Licita e il figlio, che, rendendosi conto di ciò che era accaduto, “invitò” il sottoscritto ad abbandonare subito i luoghi. Il sottoscritto potè solo rilevare la targa (RG – 263230) dell’ultima auto (fuoristrada?) e solo di questa. Il dott. Licita ripartì soltanto quando vide ripartire il sottoscritto.

Infine, l’ultima denunzia riguardante il palazzo, sporta nella recente data del 3 marzo 2005 dal sottoscritto presso la Polizia di Vittoria (preceduta da denunzia cautelativa del Sig. Ing. G. Avarino) veniva comunicata anche ai locali Vigili Urbani. Proprio dietro loro segnalazione e sentito il locale Ufficio Tecnico, è stata emessa l’incredibile ordinanza sindacale con la quale sostanzialmente si impedisce, fra l’altro, allo scrivente, ma non ai criminali che si servono di ben altre vie di accesso (tetti), di potere entrare nello stabile con tutte le conseguenze immaginabili. In tal modo si agevola e si facilita ancor più, se ancora ve ne fosse bisogno, il perpetrarsi di tale tragica situazione. Per tale illegittimo atto, ci si riserva l’azione per danni anche contro tutti gli eventuali altri responsabili.

Al momento è assai difficile per il sottoscritto poter quantificare tutti i danni (anche morali ed esistenziali), diretti e indiretti, subiti e subendi, scaturenti da tutte le su esposte circostanze.

Essendo il sottoscritto nella impossibilità di recarsi a Vittoria, oltre che per motivi di salute anche per le note minacce, non è in grado di constatare altri eventuali danni all’immobile, oltre a quelli già sopra evidenziati, e pertanto propone formale querela e

DENUNZIA

contro ignoti allo Spett.le Comando Carabinieri di Vittoria e alle altre Autorità in indirizzo, per i superiori gravissimi fatti, affinché vengano assicurati alla Giustizia tutti i responsabili degli atti criminosi sopra detti, e chiede a ciascuno per la parte di propria competenza:

- che vengano adottati tutti i provvedimenti di competenza a tutela della incolumità del sottoscritto e della moglie;

- che il Signor Procuratore in indirizzo, laddove nei fatti narrati siano riscontrabili reati perseguibili d’ufficio, inizi i relativi procedimenti;

- al Signor Prefetto in indirizzo, oltre agli opportuni provvedimenti di competenza in materia di pubblica sicurezza e sorveglianza del territorio, si chiede l’annullamento della delibera sindacale di cui sopra con la quale si inibisce al sottoscritto l’accesso alla legittima proprietà.

Il sottoscritto si rende disponibile ad essere ascoltato per maggiori chiarimenti, e a fornire tutto il materiale in suo possesso comprovante i fatti denunziati.

Ci si riserva la costituzione di parte civile nei termini e forme di legge.

Si chiede di essere informati in caso di richiesta di archiviazione o di proroga del termine per le indagini preliminari, ai sensi di legge.

Con osservanza.

Catania, 2/6 Agosto 2005

Giovanni Battista Pancari


 

violenza privata, culminante nel tentativo di procurare gravi lesioni o altro Di questo episodio non vi è traccia in tutta la suddetta pratica pur essendo stato ampiamente riportato in denunzia.


15)
2^ segnalazione alla DNA di Roma del 08-10-2005 (23/11/2005), n.3957/05 R.G.N.C.R., per riaprire le indagini relative alla denuncia presentata a Ragusa il 02-08-2005 (18-08-2005) n.2385 R.G.N.R. (v. sopra n.12 e 13) e dalla stessa archiviata perchè “non emergono elementi per attribuire le responsabilità a persone note”.

La DNA di Roma delega la Procura Antimafia di Catania facendo espresso riferimento a sentire nuovi pentiti e riferendosi, inoltre, ad un allegato “supporto informatico” contenente dichiarazioni di pentiti a conoscenza della DNA, di cui però si è persa ogni traccia.

Viene incaricato sempre il dott. F. Falzone che, riunisce questa denuncia alla 1^ e invia nuovamente, per competenza, alla Procura di Ragusa (!). Dopo il risultato delle indagini svolte (?) a Catania dal dott. Falzone, perché nuovamente incaricato da Ragusa (!), questi, il 23-12-2005, riferisce alla Procura di Ragusa che si tratta di beghe familiari” (come se ciò escludesse azioni criminose), mentre la denuncia riaperta dalla DNA viene archiviata a Ragusa (per la 2^volta!) il 22-03-2006 perché “gli eventi esposti appaiono estremamente confusi e tali da non consentire di formulare …illegibile… ipotesi di penale responsabilità a carico di alcuno, senza dire che per diversi fatti ogni eventuale ipotesi di reato, risalenti nel tempo, risulta estinta per prescrizione”!

Questa volta, però, le motivazioni sono, almeno, differenti da quelle della 1^ archiviazione. Inoltre l’archiviazione avviene in 4 mesi e non in 39 gg come la 1^!

Può la Procura di Catania, per una denuncia “riaperta” dalla DNA di Roma,  demandare le indagini alla stessa Procura che l’ha già archiviata?

Tuttavia tutto finisce!

La notizia che erano in corso indagini da parte di due Procure (Ragusa e Catania), era nota al “clan” Iacono, in quanto, nel periodo in cui erano ancora aperte le indagini, fui avvicinato da certo ing. Gianfranco Barone (abitante a Siracusa ma originario di Vittoria) che, oltre a “consigliarmi” di lasciare tutto e andare via da Catania, mi disse anche:”….è inutile rivolgersi alla giustizia tanto ….. quando il movimento (indagini) finisce, tutto ritorna come prima..”.

E’ evidente che la notizia è trapelata o dalla Procura di Catania o da quella di Ragusa o da entrambe. A tal proposito vedere la denunzia del 08-01-1998, n.480/1998 R.G.N.R., da dove si evince un’ altra disonorevole fuga di notizie!

Se simili fatti avvengono, perché il mio caso, a dire di certi Magistrati, non è di rilevante criminalità? A chi può interessare una “bega di famiglia”?

Inoltre, a mio  parere, sarebbe stato sufficiente sfruttare le dichiarazioni dei c.d. pentiti e, su tali basi, sentirne di nuovi, per venire a capo di tutta la vicenda. Dichiarazioni che, al contrario, o non sono state prese in considerazione, o comunque, non sono state bene utilizzate non avendomi informato e  messe al vaglio di altri fatti a me noti!

Lasciarmi allo scuro delle dette dichiarazioni non mi ha consentito di potere decidere ulteriori azioni giudiziarie a tutela dei miei interessi!  

ANNOTAZIONE SUPPLEMENTARE:

Oltre a quanto già sopra esposto al Dott. Tinebra, lamento che non mi è stata data alcuna eventuale possibilità di costituirmi parte civile contro i c.d. "pentiti" che fossero stati reticenti o avessero dato false informazioni!!! Ciò avrebbe potuto consentire ai Magistrati inquirenti, di valutare anche il grado di "pentimento" di ogni singolo c.d. "pentito"!

Ciò non è poco !!!

Inoltre, non mi è stata data la possibilità di confrontare le notizie, a me note,  con quelle riferite dai  c.d. "pentiti", riguardanti i 5 cadaveri di morti ammazzati dalla mafia, scaricati nel fondo di mia proprietà! Ed ancora, allorchè furono rinvenuti nel cortile dei fabbricati rurali del mio fondo Tremolazza, i detti cadaveri, nessuno, dico NESSUNO, mi informò e, cosa ben peggiore, NESSUNO mi chiese se aveva il significato di una minaccia per me! IO venni a conoscenza di quel fatto, dopo ben 9 anni, e solo perchè casualmente comprai il quotidiano "La Sicilia" in occasione della strage di S. Basilio. Il giornalista titolò l'articolo: "IL PRECEDENTE". Perchè il "PRECEDENTE" della strage di S. Basilio era il ritrovamento dei cadaveri rinvenuti nel mio fondo? Cosa avevano in comune le due stragi?

Non so se a qualcuno degli inquirenti gli sia mai balenata l'idea di interrogare il giornalista!

Il 31.08.1992, nel mio fondo Tremolazza, mia moglie ed io subimmo un atto di agghiacciante e manifesta

Gli inquirenti non hanno neanche preso in considerazione il numero della targa dell’auto scura (RG-263230) che io riuscii ad annotare e la possibilità che io avrei potuto descrivere l’uomo col fucile subacqueo e riconoscerlo attraverso foto segnaletiche! Identiche gravi omissioni furono commesse dal dott. Falzone in occasione della riapertura  della mia denunzia da parte della DNA di cui al n. 15).

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