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9 Aprile 2010 19:55

ARRESTATI 8 COLOMBIANI IN VENEZUELA CON L'ACCUSA DI TENTATO SABOTAGGIO DEL SISTEMA ELETTRICO NAZIONALE

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di Associazione nazionale Nuova Colombia

Il ministro per gli Affari Interni e la Giustizia venezuelano,   , ha reso pubblico martedì 6 aprile l'arresto di 8 colombiani accusati di spionaggio del sistema elettrico nazionale, con fini di destabilizzazione e sabotaggio.
Il ministro ha dichiarato che a questi cittadini è stata sequestrata una macchina fotografica con immagini del sistema di interconnessione elettrica del paese, delle infrastrutture viarie e di diverse sottostazioni elettriche; queste ultime rappresentano i nodi della rete di trasmissione dell'energia, e sono disposte presso un impianto di produzione, nei punti di consegna all'utente finale e nei punti d’interconnessione tra le linee elettriche.
Il ministro ha evidenziato che tutti questi elementi confermano le denunce di sabotaggio al sistema elettrico effettuate dal presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Chávez,  il quale, durante un'iniziativa con i candidati del PSUV (Partito Socialista Unito del Venezuela) all'Assemblea Nazionale, ha mostrato alcune fotografie relative alla centrale elettrica recentemente inaugurata a Palo Negro, (stato di Aragua), in cui si evidenziavano dei tagli intenzionali provocati a cavi di alta tensione.
El Aissami ha chiarito che poco prima di Pasqua erano stati detenuti due colombiani nel sud dello stato di Aragua, e successivamente, con l'avanzare delle indagini, altri sei sono stati arrestati nello stato di Barinas.
Quando gli è stato chiesto per chi lavorino queste persone, il ministro ha spiegato che la nazionalità dei detenuti “è già un elemento preoccupante”.
In seguito alle detenzioni, Chávez ha inoltre affermato che il governo colombiano deve spiegare l'origine della documentazione sequestrata ai presunti sabotatori; al consiglio dei ministri  ha infatti segnalato che le indagini proseguono, aggiungendo un inquietante dettaglio al già grave quadro che si va chiarendo col passare delle ore: alcuni detenuti avevano “documenti d’identità dell'esercito colombiano”. Il Presidente ha aggiunto che “questo fatto dovrà essere chiarito dal governo della Colombia.”
“Non sto accusando l'Esercito colombiano”, ha spiegato, evidenziando però che le prove, che includono immagini, documenti, computer, cellulari ed altro ancora, necessitano chiarimenti.
Su un settore strategico come quello elettrico si rilevano manovre sporche da parte di colombiani, sicuramente legati ad ambienti militari-istituzionali; il governo del parapresidente Uribe non è nuovo a giochetti di questo tipo, e non stupirebbe vederlo coinvolto in un nuovo tentativo di sabotaggio, visto che il DAS, la polizia politica colombiana alle dirette dipendenze della Presidenza, è già stato coinvolto in diversi tentativi di destabilizzazione della vicina Repubblica Bolivariana del Venezuela, e persino in un complotto per attentare alla vita di Chávez stesso.
E’ sempre più lampante il ruolo giocato dal regime fascista colombiano di agente operativo, sul campo, nella tentata destabilizzazione del processo bolivariano in Venezuela. Il mandante, la regia ed il comando strategico di questo piano controrivoluzionario, neanche a dirlo, sono la “trimurti” di Washington.

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