363 utenti


Libri.itAMICHE PER LA VITA - Nuova edizioneIL CIMITERO DELLE PAROLE DOLCILA REGINA DELLE NIAGARA FALLSICOSACHI E CAPPUCCETTO GIALLO CON LE STRISCE CATARIFRANGENTIMARINA
Emergency

Fai un link ad Arcoiris Tv

Fai un link ad Arcoiris Tv

Utilizza uno dei nostri banner!












Lettere ad Arcoiris

inviaci le tue opinioni, riflessioni, segnalazioni

Per inviare un lettera ad ArcoirisTV, riempi i campi sottostanti e clicca su "Invia". Se è la prima volta che scrivi, riceverai una email con un link ad una pagina che dovrai visitare per far sì che le tue lettere vengano sempre pubblicate automaticamente.

Informativa privacy

L’invio della "Lettera ad Arcoiris" richiede l’inserimento del valido indirizzo email del utente. Questo indirizzo viene conservato da ArcoirisTV, non viene reso pubblico, non viene usato per altri scopi e non viene comunicato ai terzi senza il preventivo consenso del utente.

maggiori info: Privacy policy

21 Luglio 2009 13:57

Né con Grillo, né con il Gatto e la Volpe (alias Franceschini e D'Alema)

1953 visualizzazioni - 8 commenti

di Lucio Garofalo

Né con il Grillo, né con il Gatto e la Volpe (alias Franceschini e D’Alema)
Tutti conoscono “Le Avventure di Pinocchio”, la celebre fiaba inventata dall’estro creativo di Carlo Lorenzini, in arte Collodi, magari per averla semplicemente ascoltata, oppure studiata a scuola, per averla vista al cinema o in televisione. Tra le varie versioni cinematografiche e televisive ricordo con piacere soprattutto l’indimenticabile sceneggiato trasmesso dalla RAI nel 1972, un vero capolavoro di Luigi Comencini, con un cast formato da attori eccezionali: il  magistrale Nino Manfredi nei panni di Mastro Geppetto, i memorabili Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nelle vesti del Gatto e della Volpe, la splendida Gina Lollobrigida nel ruolo della Fata Turchina, infine il piccolo e sconosciuto Andrea Balestri nella interpretazione di Pinocchio e che oggi ha 46 anni.
Sarà che non ho mai ammirato il noioso e invadente personaggio del Grillo Parlante, ritratto simbolico dei benpensanti e moralisti di ogni tempo che si ergono a difesa dell’ordine costituito, dei falsi predicatori e paladini del buon costume, sempre pronti a sentenziare e dispensare consigli, ad impartire norme e precetti che loro sono i primi a violare. Né ho mai apprezzato il profilo dello stesso Pinocchio (tanto caro a Roberto Benigni), un tipo ingenuo e facilmente influenzabile, effigie di tutti gli sciocchi zimbelli e burattini. Tanto meno ho amato la maschera di Mangiafoco, crudele metafora dei burattinai, degli aguzzini e carcerieri a difesa del sistema. Parimenti ho detestato quei mascalzoni che sono il Gatto e la Volpe, divertente allegoria dei numerosi imbroglioni e furfanti in circolazione, sempre pronti a raggirare e derubare gli sprovveduti, anch’essi vaganti in gran copia. E ancor meno ho gradito i gendarmi e i forcaioli d’ogni tempo, diffusi in ogni angolo del mondo. Invece, ho sempre preferito l’immagine allegra e strepitosa di Lucignolo, emblema dei giovani ribelli e disobbedienti, inguaribili idealisti e sognatori, figura tipica dell’anarchico anticonformista all’eterna ricerca della libertà e della felicità inseguite nell’immaginario e utopico "Paese dei balocchi"
Sarà per questo ed altre ragioni, ma francamente non riesco a provare una sincera simpatia nei confronti del comico genovese Beppe Grillo. Ancor meno provo attrazione verso l’ambiguo movimento che i media hanno battezzato con il nome di "grillismo". Certo, anch’io avverto un moto irrefrenabile di repulsione, rabbia e disprezzo nei confronti di un sistema politico sempre più corrotto e affarista, nel quale i furbi, gli impostori e i ciarlatani, i carrieristi e gli arrivisti più spregiudicati la fanno da padroni. Perciò comprendo l’onda di rigetto e di sfiducia popolare testimoniata anche (ma non solo) dall’assenteismo di massa alle recenti elezioni.
Tuttavia, confidando e attingendo nella memoria storica collettiva e nella mia esperienza diretta, ho sempre coltivato una profonda e legittima diffidenza verso i movimenti di questo tipo, malgrado mi sforzi di comprendere le loro ragioni. In passato abbiamo già conosciuto altri movimenti di protesta antipartitocratica. Abbiamo assistito ad altri "fenomeni" del genere: ad esempio, all’indomani della seconda guerra mondiale, nel clima arroventato della guerra civile scatenata dall’opposizione tra fascismo e Resistenza partigiana, apparve il Fronte dell’Uomo Qualunque, fondato a Roma nel 1944 dal commediografo, giornalista e (guarda caso) uomo di spettacolo Guglielmo Giannini. Successivamente si affacciarono i Radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino, veri cani da guardia del liberismo capitalistico di marca anglosassone. Molti anni dopo (in)sorse la Lega Nord di Umberto Bossi. Insomma, l’elenco è nutrito.
Tutti i succitati movimenti, sorti in origine con premesse e motivazioni abbastanza analoghe ed affini, sono alla fine approdati al medesimo risultato, ossia inserirsi nell’alveo della tanto agognata e maledetta Casta partitocratica. Ne approfitto per ricordare che lo stesso Silvio Berlusconi si presentò in illo tempore con le fattezze del "nuovo che avanza", come simbolo dell’Antipolitica. Egli seppe interpretare e incarnare abilmente il diffuso sentimento di protesta e malcontento popolare diretto contro i partiti sull’onda emotiva scatenata dalle inchieste politico-giudiziarie di Tangentopoli. Seppe cavalcare e sfruttare il comune e (in qualche misura) atavico senso italico dell’Antipolitica, ergendosi a paladino dell’Antisistema e della battaglia antipartitocratica, per diventare infine l’emblema per eccellenza del potere (bi)partitico e istituzionale, oltre che di quello economico e del "quarto potere", quello mediatico.
Tuttavia, mi chiedo se tali comparazioni storiche possano davvero servire a comprendere un movimento che per certi versi appare inedito, quantomeno perché si è generato attraverso Internet. Un fenomeno storicamente determinato dalla crisi di consensi e credibilità in cui versa da tempo il potere politico ricostituitosi in Italia dopo la "bufera" di Tangentopoli che investì i partiti della Prima Repubblica all’inizio degli anni ’90. Ma il parallelismo più logico e scontato, indubbiamente corretto dal punto di vista storico, è quello con il "leghismo", di cui il "grillismo" si configura come il più degno erede, benché in una versione di "sinistra". In tal senso, se posso azzardare un audace paragone, il "grillismo" si presenta come una sorta di "leghismo di sinistra", ossia di marca “girotondina”.
Ma ora vorrei soffermarmi su un punto. Il movimento che Grillo è riuscito a radunare attorno a sé, sebbene possa pretendere di aver ragione accampando una serie di giuste rivendicazioni contro un ceto politico corrotto e inadeguato, tuttavia non riesce ad occultare la sua reale natura autoritaria e moralista, inquisitoria e poliziesca, qualunquista e persino sfascista. Mi spiego meglio richiamando la proposta di riforma del sistema politico che è il principale cavallo di battaglia del "grillismo". Mi riferisco al disegno di legge popolare articolato in tre punti per un “Parlamento Pulito”. I tre punti sono:
*       NO AI PARLAMENTARI CONDANNATI. No ai 25 parlamentari condannati in Parlamento - Nessun cittadino italiano può candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva, o in primo e secondo grado e in attesa di giudizio finale.
*       DUE LEGISLATURE. No ai parlamentari di professione da 20 e 30 anni in Parlamento - Nessun cittadino italiano può essere eletto in parlamento per più di due legislature. La regola è valida retroattivamente.
*       ELEZIONE DIRETTA. No ai parlamentari scelti dai segretari di partito - I candidati al parlamento devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.
Ebbene, fermiamoci a ragionare sulla “condizione” che per far parte delle liste civiche occorre essere “incensurati”, oltre a non avere tessere di partito. Questo dettaglio (solo apparentemente) insignificante è assai rivelatore, è una spia che tradisce la vera indole, reazionaria e poliziesca, del movimento "grillista". Questo dato è invece essenziale e conta più del folclore, delle manifestazioni di protesta, delle battute ad effetto e dei "vaffanculo" urlati contro la Casta partitocratica. Nel postulare una norma così rigida, il progetto "grillista" rivela non solo un eccessivo timore reverenziale, un servile ossequio nei confronti dell’azione repressiva della magistratura, bensì tradisce un farisaico perbenismo piccolo-borghese, un giustizialismo "giacobino/girotondino" a dir poco inquietante.
Nelle società classiste, la Legge e il Diritto non sono imparziali. La Legge non è affatto "uguale per tutti", anzi. In un ordinamento giuridico, politico ed economico strutturato sullo sfruttamento e sulla divisione sociale del lavoro, sull’esistenza e sulla tutela della proprietà privata, le leggi dello Stato non sono mai neutrali, ma viziate, corrotte e applicate a vantaggio del più forte, ricco e potente, sono un elemento storicamente determinato dai rapporti di forza insiti in una data formazione sociale in un dato momento storico.
Oggi si può incappare facilmente nelle maglie della (in)Giustizia repressiva borghese, per cui si può essere "censurati" per molteplici ragioni, tra cui i "reati d’opinione", i "delitti" contro la proprietà privata e contro l’ordine costituito. La conseguenza immediata e drammaticamente concreta del disegno di legge proposto dal movimento "grillista" sarebbe proprio quella di bollare come "colpevoli", "rei" o "delinquenti", tutte le vittime del sistema carcerario e repressivo di classe, negandogli ogni diritto politico, espellendoli dalla "comunità politica", ossia escludendoli dall’alveo della cittadinanza. In tale progetto di esclusione, discriminazione e repressione, si rivela la natura autenticamente autoritaria, oppressiva, classista e fascista del "grillismo".
Per tali ragioni, ho deciso di schierarmi apertamente contro tale movimento. Affermo ciò non senza rammarico, nel senso che nonostante io non sia un servo o un funzionario di partito, per cui anch’io combatto il sistema politico vigente, tuttavia non riesco a simpatizzare per l’iniziativa e la polemica di Grillo. Una battaglia che reputo disfattista, sfascista e qualunquista: vorrà dire che mi beccherò una valanga di critiche ed insulti da parte dei numerosi "grillini".
Lucio Garofalo

COMMENTI

2 Agosto 2009 19:07

Ho avuto modo di sentire Grillo proprio dai filmati di Arcoiris.Ebbene,dal sentirlo comiziare, fa anche spettacolo.Perchè egli è un uomo di spettacolo.In alcune lettere scritte da me per Arcoiris l'avevo definito un qualunquista che faceva solo il gioco dei potenti.Perchè non è con i vaffanculo che si cambia l'Italia.Il grillismo è un fenomeno che passerà, come tutte le mode.A differenza del leghismo che regge perchè appoggiato dai potenti e potentati economici, logge più o meno segrete, mezzi di comunicazione che fino ad oggi hanno garantito alla lega di vivere e sostenere l'attuale governo del paese.Condivido dell'articolo, molto.Però,contro i corrotti i corruttori i mafiosi,la magistratura deve esser messa nelle condizioni di colpire e mandare in galera i responsabili dei delitti.Solo allora la legge diventerà uguale per tutti.

Lorenzo

27 Luglio 2009 23:20

Non mi riesce di capire perché c'è sempre qualcuno che non sembra comprendere le denuncie, gli accadimenti, le storie tragiche, lo sputtanamento della politica, la 'demolizione' della cultura, della magistratura, della sanità , della scuola che ogni giorno ognuno può vivere nel proprio contesto, nella quotidianità che caratterizza brutalmente chi non è stato ancora contagiato dal berlusconismo.Grillo ha solo il merito (e il coraggio) di denunciare queste banali verità, magari a costo di vedersi negata ogni rete televisiva italiana. Non mi riesce di sopportare quegli 'intellettuali' che, come scrisse Gramsci e ribadì il grande Gaber, si riempiono di inutile e, peggio, dannoso vuoto.

Romolo

23 Luglio 2009 12:04

Questa è una democrazia classista, dove le classi dominanti dettano legge, secondo i dettami della malavita e della massoneria internazionale, del capitalismo. Quindi, solo la lotta delle classi più deboli contro il potere potrà portare dignità e civiltà agli Uomini. Ma il popolo non capisce di essere sottomesso a questo sistema mercantile, che lo illude di poter raggiungere il benessere solo spendendo soldi... "El Che" fu assassinato perchè il popolo boliviano veniva "informato" solo dal potere, dal quale Lei, caro autore, vorrebbe star fuori, ma che la indirizza... L'errore italiano risiede nel tradimento della Lotta popolare di Liberazione dal fascismo, che la Resistenza portò avanti con enormi sacrifici (e non è stata una guerra civile, è stata una guerra di liberazione: alcuni avevano scelto la dittatura, molti la libertà...) e che gli alleati distrussero completamente (aiutati da alcuni "leader" della resistenza) per (ri)portare al governo vecchi fascisti e nuovi anticomunisti... La storia dal 1947 ad oggi è chiara, solo gli stolti fanno finta che non sia così... Grillo è un guitto di corte al quale non verrà tagliata la testa, perchè fa comodo al potere che qualcuno dica "Il re è nudo"... Siamo noi cittadini, che dovremmo combattere questo stato di cose per riappropriarci della dignità di Uomini e per difendere questo mondo così come ci venne dato "in gestione" dai nostri nonni... I problemi vanno affrontati e comabttuti, anche a costo di spazzar via una nomenklatura politica che pensa ad autodifendersi, senza proporre nulla di concreto... La corda è troppo esile, ormai, si sta spezzando...

stefano

23 Luglio 2009 10:30

E' a causa di tutti i Lucignoli che in Italia hanno sempre prosperato in barba alle più elementari regole della convivenza democratica, che il Paese sta affondando in un abisso civile e morale di proporzioni inaccettabili.

Doris Zanatta

22 Luglio 2009 19:09

Sono un grillino della prima ora e condivido superficialmente alcune analisi fatte sul fenomeno del grillismo. Date le premesse di apertura mi aspettavo qualcosa di più interessante ma anche questa lettera dimostra l'incapacità di scavare un pochino sotto la crosta del fenomeno. Se così fosse stato le conclusioni sarebbero apparse più stimolanti. Invece ... niente. Pazienza, sarà per un'altra volta. Senza insulti Angelo Lamon

Angelo Lamon

22 Luglio 2009 14:38

premetto che non sono un grillino, anche se seguo il blog di Grillo e ne convido diverse battaglie; il ragionamento di Lucio Garofalo è interessante e in tanti punti condivisibile, però trovo che ogni tanto rischi di essere generico e semplicistico; a parte la digressione collodiana (ok per quanto riguarda il giudizio sui personaggi, però, dalla lettura del libro, Lucignolo parrebbe essere più che altro l'immagine della nullafacenza e del disimpegno, e il paese dei balocchi, più che un mondo utopico, un luogo che potrebbe andare dalla sala-giochi di periferia al billionaire...), credo che, oltre al carattere "antipartitocratico", non vi siano analogie apprezzabili tra il grillismo e il girotondismo da un lato e gli altri fenomeni citati nella lettera; il tema dei condannati in parlamento? certo, un certo rischio di manicheismo c'è, però è abbastanza evidente come, nella quotidiana polemica grillina e girotondina, il bersaglio sia, tanto per fare un esempio, più il grande corruttore che non il piccolo ladro di polli e che la magistratura cui ci si richiama come esempio positivo sia quella dei Falcone e Borsellino, non certo quella dei Carnevale e Squillante...

raffaello bettazzi

22 Luglio 2009 13:52

critiche validissime, mancano le proposte da parte mia aggiungerei 1.- Metà parlamentari 2.- metà senatori 3.- tutti ricevere la pensione a 65 anni 4.- auto blu e scorte SOLO ai politici IN CARICA arianna mazzanti

arianna mazzanti

22 Luglio 2009 13:09

farai arrabbiare i "grillini" e non solo ma io condivido il tuo articolo

daniela di loreto

COMMENTA