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4 Maggio 2009 10:09

Maurizio Chierici: Noi del G 8, giornalisti “sudamericani “

984 visualizzazioni - 0 commenti

di Maurizio Chierici

Da ieri i giornalisti italiani non sono più “sudamericani “. Fino al 30 aprile era un’ offesa da lavare col sangue perché “ sudamericano “ voleva dire pressappochismo, corruzione; in ginocchio davanti agli uomini forti. Noi ariani della bassa Europa sorridevamo pesando ai paesi di là dal mare. Adesso sono guariti, gli ammalati siamo noi. La nostra libertà di stampa è precipitata nel pacchetto delle nazioni in libertà vigilata “ a causa del premier che controlla gran parte dei media pubblici e privati “. Retrocessi al trentaduesimo posto dal rapporto Freedom House, istituzione di Washington per la difesa della democrazia nel mondo. Primo presidente del Freedom, la signora Eleanor Roosvelt. Era il 1941 e l’ Italia di Mussolini navigava nei bassifondi dell’informazione negata. Mezzo secolo dopo riscivoliamo non proprio in cantina, ma la scala è questa. In compagnia di Israele, Taiwan, Honk Kong, governi della destra dura e del centralismo comunista. In coda nei paesi G 8 ma anche G 20, G 30. Agenzie e giornali Usa accompagnano la bocciatura dell’ Italia di Berlusconi con la notizia della libertà che dal primo maggio si è irrobustita nel Brasile di Lula: “ sudamericano “ diventa un complimento. Mentre i ministri di Roma mandano pizzini risentiti a chi scava sotto le manovre dei Cavalieri ( leggi-intralcio per impedire di capire ed informare ), Brasilia cancella le regole sopravissute alla dittatura militare,  più o meno le stesse che Roma prova a ripristinare. Giornali e Tv di San Paolo e di Rio possono indagare e pubblicare senza batticuori. Quando sbagliano i tribunali decidono nel rispetto della costituzione. Nessuna legge speciale. Via le imposizioni capestro: niente galera o multe astronomiche per polverizzare editori di carta e Tv, scoraggiarne la trasparenza seppellendoli nei debiti. Chi tace è salvo. Se il Brasile 1967 affidava la repressione alle polizie, altri paesi dalle democrazie incerte usano la pubblicità per mandare in rovina chi non ci sta. Avvertono le grandi imprese invogliate dalle grandi opere: se regali pagine e spazi agli indisciplinati che raccontano tutto, con i nostri appalti hai chiuso. Solo gli obbedienti saranno premiati. Ma la distorsione italiana ha radici psicologiche più contorte. Una volta ho incontrato a Rio il dottor Roberto Marinho, imperatore di Rede Globo, giornali, soprattutto TV: inventava i presidenti usando il potere mediatico senza timidezza, eredità del regime in divisa, tramontato ma con le ombre ancora li come fascismo e P2 a casa nostra. Chiedo: anziché inventare presidenti perché non si candida ? Marinho sorride: < Non sarebbe difficile, ma sono vecchio e un vecchio non capisce la gente >. Era amico di Pitangui, maestro della chirurgia che ringiovanisce. La moglie di Marinho, miss Francia 1931, sembrava una ragazza. < Per fare il presidente dovrei tirar su la faccia e  ricrescere i capelli. Ogni vanità ha la sua stagione e la mia stagione é lontana dal futuro dei giovani. Prima o poi capirebbero >. Il trentaduesimo posto è il ghetto di chi non capisce.\
 

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