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2 Maggio 2009 01:11

1 maggio dal calzolaio [di Saverio Tommasi]

740 visualizzazioni - 0 commenti

di Saverio Tommasi

Ho raccolto la storia/testimonianza di un vecchio calzolaio, nato a Diamante in provincia di Cosenza, persona straordinaria, lavoratore indefesso e fiorentino d'acquisizione.

La sua storia mi servirà, insieme ad altre, per il mio prossimo spettacolo teatrale: "Cambio Lavoro".

Credo che riportare queste parole costituisca un ottimo modo per festeggiare il Primo maggio.

Si tratta di un pezzo che, a parere mio, costituisce uno dei più alti esempi di letteratura, non solo "popolare", che mi sia capitato di leggere o ascoltare.

Un abbraccio a tutte/i, buona lettura, ottima memoria.

Vengo dalla Calabria e mi chiamano calzolaio, “Mastro calzolaio”, mi dicono. Qui mi chiamate ciabattino. Ma che vuoi, ognuno ha il suo dialetto.

Ora sto a fare un paio di tacchi nuovi. Codesto invece è il campionario, non c'ho altro, la gente non compra più, la gente compra le scarpe dai cinesi perché costano poco, e c'hanno ragione, ma poi le portano poco, perché costano poco e durano poco.

Avevo sette anni, la mattina andavo a scuola e dopo pranzo andavo a guardare il mestiere, perché non s'impara mica subito, s'impara a guardare come facevano i maestri calzolai, giù in Calabria, a Diamante, provincia di Cosenza dove sono nato.
Le scarpe nuove ho iniziato a farle a 15 anni. Da 7 anni a 15 anni ho sempre fatto l'addirizza chiodi. Ora si buttano, prima si raddrizzavano. I chiodi, sì, te l’ho detto, i chiodi.
Prendevo … fino a 15 anni nulla, il maestro mi faceva qualche regalino, poi ho cambiato cinque o sei maestri. Infine prendevo due lire al giorno, alla settimana quattordici lire. Due per sette fa quattordici. Perché non si chiudeva mai.
Poi ho messo su bottega, ho avuto qualche operaio, qualche persona, qui, che moriva di fame, allora io cosa facevo, gli dicevo: "guarda, quello che si lavora si fa metà per uno, così tu compri il pane e io compro il pane".
Un affare così, fra persona e persona.

Non c'è nessuno che è normale, che c'ha il piede normale. Queste sono scarpe corrette, ma siccome non c'è nessuno normale le scarpe corrette vanno bene per tutti.

C’è tante forme di piedi, c'è dei piedi brutti... con le dita a martello, con le patatine, le cipolle, sono le nocche, quando uno c'ha le patatine, le patate in dialetto italiano.

La persona italiana non l'ha mai curati i piedi, è trascurata sui piedi, l'ho detto a tanti medici. Quando devono visitare una persona devono cominciare dalle estremità, le malattie vengono dai piedi! Un medico m'ha detto: "C'hai ragione!"
Nei piedi c'è il polmone, il fegato, nei piedi c’è tutto perché i piedi sono sensibili. Capito?
Con i tacchi fatti bene, non quei tacchi che gli manca mezzo tacco, la persona fa figura e vive bene.

Io c’ho 84 anni.. sono del.. eh, sì, vado per gli 85 ... spero di campare altri 50 anni, diciamo fino a che mi posso pulire, poi basta. Ho passato la vita in bottega e vorrei morire in bottega.
Tanto si muore tutti, è una cosa che va fatta, fra un po’ muore anche Berlusconi che c'ha i miliardi, povero fesso che è quello!

Io c'ho tante donne che pregano per me perché l'ho aiutate, l'ho fatte camminare, con le mie scarpe.
Io glielo dico sempre a loro, pregate, sentite S. Pietro se mi danno una proroga…
Come a me è difficile a trovare, non c'è più nessuno.
Non c’è più nessuno. Nessuno.
S’è finito? Va bene, s’è finito.
Buonanotte.

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