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14 Aprile 2009 09:11

Maurizio Chierici: Se Obama parla con Chavez

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di Maurizio Chierici

Obama vola venerdì in America Latina. Tutti i presidenti meno due lo aspettano: come sempre mancano i fratelli Castro, non ci sarà Evo Morales. Digiuna per protesta nel lettino del palazzo di governo, Bolivia in fibrillazione, nuova legge elettorale bloccata in parlamento. Chavez parlerà per loro. Obama e Chavez si incontrano, ma come ? Attorno al tavolo delle cortesie del meeting o in un colloquio preparato nei segreti della diplomazia, schemi già delineati come raccontano i corridoi di Washington ? Il manifesto che accoglierà i capi di stato annuncia che il potere delle due americhe cambia colore: Barack, Chavez ed Evo Morales sorridono con l’affetto di vecchi amici, statue di cera modellate in Messico. Radice africana di Barack ; sangue indiano e creolo dei presidenti latini. Il pallore della colonia spagnola e portoghese sembra un ricordo ma è l’illusione di un’illusione perché i labirinti dell’economia restano nelle solite mani: bianche. Chavez si è preparato su e giù da Cuba, colloqui non sempre pubblici con Raul e Fidel: stanno mettendo a punto la strategia che permetterà all’Avana di rientrare nella politica del continente libera dall’embargo Usa. Non sparirà fino alla rielezione di Obama il quale sta per annunciare i cambiamenti permessi al presidente senza che Congresso e Senato possano mettere il naso. Gli Stati Uniti riaprono le frontiere: i cubani dell’America numero Uno possono tornare a casa senza intralci e mandare dollari senza restrizioni. Ogni cittadino americano andrà in vacanza nell’isola dei sogni proibiti dalle famiglie Reagan- Bush. Un milione entro l’anno, quattro o cinque milioni nel futuro. Prospettiva che rivoluziona i dogmi del socialismo. Accogliere e sorvegliae ? Cuba dovrà adattarsi moltiplicando le polizie o lasciandosi trascinare dall’onda dell’ invasione disarmata. Le complicazioni non sono banali nell’isola dove da 50 anni il governo controlla tutto.. Intanto diventa un paese normale nel pagare il cibo che compra negli Usa. Fidel scrive e non parla: aveva accolto con sospetto il discorso d’insediamento di Obama, ma ha cambiato idea sciogliendo una comprensione che sbalordisce i 12 deputati democratici scesi all’Avana per incontrarlo assieme a Raul, primi rappresentati di governo dopo 47 anni. Fissando “ intensamente “ la congressista Laura Richardson, il Mito sospira: “ In quale modo possiamo aiutare il vostro presidente ? “. Cuba e il Venezuela si sono preparati al confronto seguendo l’esempio del disgelo cinese. Rafforzamento del potere centrale in modo da presentarsi all’interlocutore potente con l’autorità di chi può decidere tutto. Così le purghe hanno travolto candidati in lotta fra loro per la successione ai fratelli Castro; mano dura contro militari inquieti e avversari politici attorno a Caracas. Chavez parlerà come unico depositario del potere: petrolio e fine dell’isolamento di Cuba. Lo hanno già fatto Brasile, Argentina, ogni paese latino, Messico compreso. L’ imbroglio delle banche potrebbe favorire la primavera delle americhe. Purtroppo nessun impegno codificato su libertà nell’informazione e diritti umani. Del resto a Pechino la signora Clinton li ha sbrigati in fretta: per carità lasciamo da parte Tibet e prigioni cinesi. Intanto usciamo dalla crisi, poi si vedrà. \ mchierici2@libero.it Cortesia dell’Unità

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