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6 Aprile 2009 09:51

Maurizio Chierici: Riuscirà il dittatore Massera a non pagare per i delitti italiani con l'aiuto della sua P2?

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di Maurizio Chierici

Storia lontana nel tempo e nella geografia eppure Roma ne è il capolinea. Nell'aula di piazzale Clodio si è deciso il rinvio a giudizio dell'ammiraglio Emilio Massera dittatore nella giunta militare argentina, 30 mila ragazzi massacrati 30 anni fa. Il processo riguarda l'assassinio di Angela Maria Aieta e di Giovanni e Susanna Pegoraro, italiani svaniti nella scuola della marina trasformata da Massera nella scuola della tortura. I familiari non si sono arresi all'autoamnistia delle alte uniformi e non si sono rassegnati all'assoluzione che Alfonsin, primo presidente della democrazia, ha dovuto confermare sotto la minaccia dei carapintada, per non parlare della rabbia quando il presidente Menem li ha gioiosamente abbracciati con l'amnistia tombale: liberi per sempre. Pasano gli anni e Kirtcner, capo di stato, annulla l'ingiustizia, cominciano i processi. Massera si aggrappa al protocollo Pinochet: demenza senile e il tribunale di Roma ordina una perizia e la perizia racconta del furbissimo ammiraglio che imbroglia la memoria come un saltimbanco. Cinque ufficiali argentini sono già stati condannati dal nostro tribunale, ma Massera è qualcosa di più del soldato che obbediva agli ordini. Gli ordini erano suoi. Intrighi e arroganza di una autocrazia che sgomita negli affari non estranea alle borghesie che continuano ad animare certe nostre realtà. Il processo può allargarsi ai protagonisti dell'Italia '70, protagonisti dell'Italia di oggi. Perché Massera è cresciuto nella loggia Gelli P2; Roma, Milano e Buenos Aires mai tanto vicine. Non che imprenditori e politici italiani abbiano soffiato sull'olocausto argentino, ma sapevano, tacevano e aiutavano l'ammiraglio a scalare i palazzi o a fare shopping all'Oto Melara e alla Selenia, presidenti P2: sei miliardi di dollari da spendere nei giocattoli di guerra. La rivolta degli operai lo impedisce mentre Gelli rincuora i fratelli neri con le mani sull'informazione. La Rizzoli del Tassan Din P2 compra giornali argentini e il Corriere d'Italia, foglio storico dell'emigrazione. Li compra per nascondere i delitti, silenzio affidato a giornalisti molto bravi che volano da Milano in Argentina per far sparire senza vergogna i lager dei desaparecidos. Sono ancora in giro. Quando Enzo Biagi rifiuta di scrivere articoli di amicizia sui mondiali di Buenos Aires e Gian Foa, sempre Corriere della Sera, mette il naso nelle sparizioni misteriose, Biagi in castigo a casa, Foa trasferito a Rio: nessuno deve sapere. Intanto Gelli accompagna Massera da Andreotti, presidente del consiglio, il quale racconta di una visita frettolosa, solo cortesie private. Adesso l'ammiraglio verrà processato. 30 anni dopo l'Italia è cambiata: post fascisti, post comunisti, post democristiani, post socialisti, purtroppo mancano i post piduisti sempre li sul ponte di comando. E il Massera dei delitti cerca anime fraterne che in qualche modo gli diano conforto. I nostri ministeri si dimenticheranno di chiederne l'estradizione, povero vecchio, lasciamolo in pace. mchierici2@libero.it Cortesia del'Unità

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