22 Marzo
Si è concluso oggi il World Water Forum. I rappresentanti degli Stati non hanno trovato un accordo comune sulla definizione dell'accesso all'acqua potabile come "diritto". Hanno scritto "bisogno", cioè l'opposto. Non è un discrimine cavilloso, un "bisogno" non è infatti necessariamente un diritto, anzi. Da una parte si è riconosciuto che senza acqua si muore ("bisogno"), dall'altra, negandone il diritto d'accesso, si è sancita la morte di milioni di persone. Perché lo abbiano fatto appare chiaro. La mancanza d'acqua, o comunque di acqua potabile, provoca sofferenze e destabilizzazioni in territori considerati appetibili dall'ingordo occidente, e un territorio destabilizzato è certamente più ricattabile e sfruttabile. Penso all'acquisto di materie prime a prezzi (stracciati) imposti dall'Occidente, (a esempio in molti Stati africani), oppure all'utilizzo di manodopera ricattabile in molte aziende italiane (ricattabile perché in fuga dal proprio paese e dunque senza una rete sociale di protezione e disposta a qualsiasi lavoro, turno e paga), ma penso anche alla dislocazione di molte imprese italiane in questi paesi per sfruttarne, a costi irrisori, la manodopera, sorrette dall'assenza di leggi che contemplino la tutela dei diritti dei lavoratori/lavoratrici. Un paese in sofferenza (anche d'acqua), risulta così più appetibile, agli occhi dell'orco occidentale, di uno pasciuto. Abbiamo bisogno di governanti più coraggiosi, e per certi versi più "buoni". Diamoci da fare.