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27 Gennaio 2009 15:16

Difendersi non è un gesto unico, necessitò di continuità

455 visualizzazioni - 0 commenti

di Gandolfa Gennaro

In genere scrivo lettere più lunghe, più articolate ma davanti a fatti che parlano da soli, davanti all'atroce ripetersi del discriminare, del dichiarare tolleranze e promuovere differenze non si trovano parole a sufficienza per esprimere lo sdegno e la rabbia. Dico spesso ai miei studenti che la democrazia, la libertà sono esercizi che necessitano di cure e di attenzioni, di continuità e non di ricorrenze e di festività.. Condivido con Il grande Terzani che il giornalismo non è mai obiettivo, ma credo che ognuno di noi se si impegna e riflette sa che siamo proprio noi che leggiamo, noi che ascoltiamo, noi che vediamo e che raramente partecipiamo che dobbiamo saper distinguere le differenze, dobbiamo intravedere le sfumature. Proprio stamattina entrando in sala professori ho commentato la poca utilità del fenomeno delle ricorrenze. Mi dicevo e pensando a voce alta dicevo ai colleghi che ci stiamo abituando troppo a tutto, ai festeggiamenti, alle memorie, alle privazioni ed agli eccessi e non ci accorgiamo che stiamo vivendo in un mondo in cui il rumore delle parole è spesso solo fastidio, i fatti e le immagini diventano un esercizio estetico armonico o disarmonico. E se cominciassimo nel nostro piccolo a cambiare? Non solo a denunciare e a dichiarare a voce alta, senza timori di essere disapprovati, impariamo a dire ciò che profondamente e non solo utilisticamente non condividiamo. Perché non diciamo e non riconosciamo ciò che se fosse fatto a noi ci darebbe fastidio, ci farebbe del male? Io non sono credente eppure ci sono momenti come questi in cui penso che ascoltare e praticare la tolleranza, il perdono sono davvero indispensabili da qualsiasi chiesa o gruppo arrivino. Non dobbiamo pensare solo all’idea di dover migliorare la nostra realtà, ma ci dobbiamo preoccupare almeno di non farla peggiorare con lamentele ed accuse che spesso trovano solo lo spazio dell'esternalizzazione e non della realizzazione, mancando completamente di condivisione. . Per essere liberi, per essere solidali bisogna esercitarsi a divenirlo e non solo a pensarlo o peggio ancora a dichiararlo senza poi realizzarlo. Insomma impariamo rispettare per essere rispettati e diciamolo senza accuse e vergogna che certi atteggiamenti devono finire di esistere perché nelle vene di ogni essere umano scorre lo stesso sangue che da il diritto ad una vita dignitosa.

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