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25 Novembre 2008 08:44

Maurizio Chierici: il commento alla vittoria-sconfitta di Chavez

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di Maurizio Chierici

Era un’elezione amministrativa finita in un referendum pro o contro Chavez. Il quale ha vinto: 5 milioni e mezzo di voti contro i 4 e 300 dell’opposizione. Ma i numeri possono imbrogliare. Per la prima volta il governo ha perso Caracas, vetrina dello scontro tra l’uomo che ha cambiato il Venezuela ( nel bene e nelle polemiche ) e chi non ne accetta il decisionismo: ingombrante nella personalizzazione che riporta agli stereotipi di un’altra America Latina. Come ripete Petkoff, ex guerrigliero, intellettuale politico da cercare col lanternino nella galassia degli anti Chavez, fra gli oppositori < si mescolano nostalgici del passato e ultras dalla piega fascista, grandi affari e rancore di notabili messi da parte >. Nelle amministrative 2004, metà dei venezuelani si erano astenuti. Sapendo di perdere sventolavano imbrogli inesistenti. E Chavez aveva intascato 20 stati federali, perdendone due, soprattutto Zulia, regione principe del petrolio. Ieri la contabilità è cambiata: governo riconferma 17 stati, l’opposizione ne prende cinque. Oltre lo choc di Caracas, brucia la sconfitta Zulia dove il presidente si era prodigato in comizi dall’oratoria che ha infiammato i giornali. Nel suo partito i malcontenti si augurava questo risultato. Chavez è il leader che nessuno dei suoi vuol toccare: la trasformazione sociale di un paese che non aveva mai pagato tasse lasciando mano libera a sindacati dalle mani sporche di petrolio; quest’uomo, ha rimesso socialmente in piedi una nazione ricca ma in sfacelo. I brontolii riguardano la centralizzazione di ogni decisione e lobbies dove il familismo non è trascurabile. Nello stato natale di Chavez- Barina – Adamo Chavez diventa governatore al posto del padre, mentre un fratello siede a Caracas nella poltrona di ministro. Nessun scandalo, l’opposizione ricalca l’ereditarietà del potere pubblico con la stessa passione. Ma Chavez annuncia il futuro, mentre gli oppositori si aggrappano al passato. Differenza imbarazzante. Come mai gli intellettuali di Chavez speravano il ridimensionamento ? Il presidente di Washington è cambiato e le ombre dell’amministrazione Bush, professionisti del golpe, spariscono nei ricordi. Serviva un bagno di umiltà. Soprattutto il ritorno della professionalità nei media. I tamburi non bastano. Chavez controlla quattro Tv pubbliche incapaci di rivolgersi alla borghesia come sanno fare le corazzate delle Tv private. Mentre la dottrina Obama sta per investire le due americhe, il Venezuela cerca la sintonia. Che forse ieri è cominciata. Il presidente ha dissimulato la delusione con pacatezza: < Rispetto le decisioni del popolo, il mondo può giudicare se questa è una dittatura >. Mano conciliante anche dal nuovo sindaco di Caracas e dal vincitore di Zulia: < D’accordo col governo risolveremo i problemi del paese >. Trema l’ipotesi del cambiare la costituzione per la terza rielezione di Chavez. Se questa è le tendenza nel 2013 va in pensione, ma il presidente non si arrende. Annuncia di voler ringiovanire la costituzione il prossimo anno: nessun referendum, deciderà il partito. Cortesia dell'Unità

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