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17 Novembre 2008 08:44

Maurizio Chierici: Ingrid torna in Colombia per la sua lotta

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di Maurizio Chierici

La Colombia è l’Afghanistan dell’America Latina, ma è un Afghanistan dimenticato. Quattro milioni di profughi interni si trascinano come mendicanti nel medioevo. E milioni di colombiani sopravvivono in altri paesi. Catastrofe umanitaria quasi africana ma incuriosisce poco fino a quando Bush non lascerà la Casa Bianca. Perché la Colombia è l’alleato strategico della dottrina repubblicana e i giornali e le Tv preferiscono altri bersagli, roboanti e dall’imperativo robusto: Chavez, soprattutto. Anche i media italiani sfumano. Nel silenzio i massacri continuano, non sempre armati contro armati. Assieme ai paramilitari della destra ( braccia elettorali del governo ), Farc e alte uniformi usano la prevenzione del terrore: contadini in ostaggio della lotta armata. Per richiamare l’attenzione, Ingrid Betancourt organizza una marcia della pace a Bogotà, 28 novembre. Ha invitato Obama, Lula, Bachelet, Kirchner. < Gli ostaggi devono essere liberati. Parlare, non sparare. Dopo quarant’anni la Colombia vuole diventare un paese normale >. Invito che si immagina virtuale, ma la mobilitazione è già imponente. Nessun capo di stato rischierà la vita nel pantano Colombia. La stessa Betancourt viene frenata dai servizi di sicurezza. La responsabilità di riportarla sana e salva a Parigi è un impegno che fa tremare. Il deja vu del 2002 resta l’ombra che spaventa gli entusiasmi. Contro ogni parere Ingrid si era avventurata nella foresta per chiedere a Tirofijo ( padre delle Farc ) di non rubare la speranza del cambiamento con la crudeltà dei sequestri e dei ricatti. Hanno rubato anche lei. Cinque mesi dopo il ritorno nel nostro mondo non si arrende e vuole ricominciare. Gli allarmi di chi deve proteggere non la spaventa. < Ci sarò >. La Colombia è il primo nodo non sciolto dell’incontro Bush-Obama alla Casa Bianca. Il presidente vuole lasciare all’ultimo alleato il beneficio dell’accordo economico bilaterale. Trattato che i democratici bloccano in parlamento e che Obama respinge: privilegi a élites ambigue, ingrassa le multinazionali, impoverisce milioni di persone già disperate. < Non è questa l’America Latina con la quale vogliamo dividere la dignità >, parole di Nancy Pelosi, portavoce del senato. L’utopia della Betancourt dà forza a questo no. Perché la pace è il sacrilego che destabilizza il presidente Uribe, leghista armato e profeta dello scontro fino all’ultimo uomo. Come Chavez sta tentando la rielezione indefinita. Ma il suo governo è disfatto. Ministri costretti a scappare nei rifugi di ambasciate lontane. Anche l’ambasciatore colombiano a Roma vive nel purgatorio di chi prova a far dimenticare i peccati di quando regnava al governo. Dubbio universale: un governo di pregiudicati può rappresentare un paese ricco ma socialmente in agonia ? Gli ispanici che vivono negli Usa sono 45 milioni, senza contare i clandestini. Due su tre hanno votato Obama. Vogliono smontare le gabbie di Guantamano, tortura autorizzata dalla Casa Bianca. Nell’ombra resiste Cuba, diffidenza che non muore. Le nuove avanguardie di Putin non sono militari, ma preti ortodossi. Davanti al mare dell’Avana vecchia brillano le cinque cupole d’oro della cattedrale dei cristiani separati. Un patriarca appare accanto a Fidel che non parla ma scrive e scrive, anche un libro sulla Colombia. Non sbarcano solo patriarchi. Accordi commerciali, prestiti per acquisto di armi, joint venture nella ricerca del petrolio. Dopo il primo entusiasmo per la sconfitta McCain, Castro torna con i piedi a terra: inutile sognare che gli Stati Uniti siano meno ostili con noi. E’ probabile che Obama mantenga il guscio ormai vuoto dell’embargo sino alla rielezione 2012 per non rischiare il voltafaccia degli elettori della Florida e di ogni sud dove la lobby anticastrista non perdona. Resuscita il programma di Carter: appena rieletto, via l’ultima barriera. Carter si preparava all’abbraccio con Fidel, ma la vittoria di Reagan lo ha impedito. Adesso, transizione soft. Cancellerà i divieti induriti dal Bush elettorale. Ogni americano potrà volare all’Avana senza finire nel libro dei sovversivi. Le rimesse in dollari dei parenti ricchi dell’altra America torneranno ad addolcire la vita agra dei parenti cubani. Distensione a piccoli passi. Quando Obama ha aperto gli occhi Castro era già leader maxismo. La generazione Obama non ha conti in sospeso. Cuba è solo l’eredità di un vecchio passato. Da non sciogliere subito per evitare la rivolta dei nemici della rivoluzione. Da cinquant’anni l’anticastrismo è una vera professione nutrita dal dipartimento di stato. Non importa se nell’Avana di Castro respirare resta complicato. Perdere lo stipendio negli Usa alle corde può complicare il mito dell’uomo nuovo alla Casa Bianca. E i democratici non vogliono rischiare. mchierici2@libero.it Cortesia dell'Unità

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