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13 Ottobre 2008 10:12

I silenzi della Chiesa

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di Maurizio Chierici

È solo autunno, aspettiamo le borse d'inverno. Stiamo facendo i conti: quanti soldi perdiamo ogni giorno, quanti ne perderemo domani. Svanisce nella disattenzione il dolore di chi non perde niente perché ha già perso tutto: giù dalle impalcature, tasche e madie vuote. E le guerre che bruciano. Ma adesso abbiamo altri pensieri. Non è il momento degli abbandoni umanitari anche se ai giorni disperati dei milioni senza niente, si aggiungono i giorni difficili della Chiesa di Roma e delle sue chiese del silenzio. Quei cattolici indiani nascosti nella foresta, sopravvivono fra le cronache scarne della persecuzione. Il Papa li ha ricordati pregando di non dimenticarli. E gli attentati e i delitti si allargano all'Iraq. Mille famiglia in fuga da Mossul, campanili in fiamme. Dopo la caduta di Saddam Hussein, il ritorno alla democrazia non ha portato fortuna ai caldei, cristiani d'Oriente che si riconoscono nel Vaticano. In cinque anni la paura li ha ridotti a metà. Scappano o si immergono nella clandestinità dei diseredati. Il fanatismo di Al Qaeda e la disattenzione del governo e dei protettori Usa, sta decimando comunità che nei secolo non avevano conosciuto la violenza dell'emarginazione. Una campagna senza pietà carica i cristiani di colpe inesistenti come capita in Italia quando le facce pregano in modo diverso. Fioriscono leggende estranee alla normalità della loro vita. Succede anche in Israele. Nel braccio di ferro col fondamentalismo di Hamas, fa comodo che i cristiani vengano perseguitati dai mussulmani. Notizia che, proiettata nella nostra realtà, dà fiato a chi predica il pericolo dell'invasione straniera. Per fortuna non è vero. Nella conferenza alle Missioni Consolata di Torino, don Nandino Capovilla di Pax Christi, ripete le parole del vescovo Michel Sabbat: <è in atto una campagna che vorrebbe far risalire un'ipotetica persecuzione dei cristiani da parte dei mussulmani. Vi è una normale difficoltà di rapporti tra minoranze e maggioranze: avviene qui, come in ogni altro contesto. Ma noi palestinesi cristiani e palestinesi mussulmani siamo un solo popolo con radici nella stessa terra>. Il gioco israeliano non è diverso dai giochi degli altri tropici armati: allargare le tensioni interne alla società palestinese usando religioni e culture contrapposte nel tempo. E il passato – prossimo o lontano - diventa tormento del presente, e angoscia nel futuro. Ricordava Primo Levi: <Tutti coloro che dimenticano il loro passato sono condannati a riviverlo>. Tragedia da scacciare, allora perché giocare? Esistono disillusioni ugualmente pericolose. Per esempio: in quale modo la Chiesa potrà sopportare - tacendo - l'orrore del sacerdote Christian Von Wermick, un anno fa, a Buenos Aires, condannato all'ergastolo per aver mescolato alla tortura il sacramento della confessione? Non ha mai chiesto perdono. Ma l'inquietudine è un'altra. Un anno fa guardavo le smorfie di Von Wermich nel maxischermo che ne allargava il volto davanti al tribunale de La Plata. Appena un sorriso mentre il giudice leggeva la sentenza. Qualche minuto dopo, con un ritardo di quattro anni, la Chiesa argentina chiedeva scusa e Martin de Elizaide, suo vescovo, faceva sapere che il religioso <verrà assistito affinché riesca a comprendere e riparare il danno arrecato con scelte personali che non coinvolgono le istituzioni>. Come mai <assistenza> e scuse non sono arrivate quattro anni prima quando i delitti di Von Wermich e i testimoni e le vittime raccontavano in tribunale della loro umanità ferita dal prete che li confessava? Portava via i bambini appena nati accompagnando le madri in una fuga che doveva essere clandestina ed era solo la trappola mortale. All'appuntamento c'erano i militari. Per quattro anni Tv e giornali non parlavano d'altro eppure la Chiesa ha taciuto fino alla lettura del verdetto. Ex prete, abbiamo scritto noi giornalisti convinti di una rapida sospensione a divinis. Rapida come la sospensione imposta a Leonardo Boff, protagonista della teologia della liberazione. Il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (cardinale Ratzinger) gli rimproverava d'<essersi lasciato trascinare da cellule marxiste perché povertà e fame non assillano il Brasile>. Rapida come la reprimenda impartita al vescovo Pedro Casaldaliga, sgridato nella solennità di Roma per aver esposto all'esterno della chiesa un ritratto del vescovo Romero e la scritta <santo e martire del popolo>. Nella Buenos Aires 2007 l'ottimismo di certe Tv andava oltre: raccontavano che Christian Von Wermich era già impedito dal celebrare messa, soprattutto non poteva confessare. <Lo sapremo ufficialmente fra qualche ora...>. Ma è passato un anno e Von Wermich continua a distribuire la comunione dall'altare e assolve chi si affaccia alla sua grata. L'autorità carceraria fa sapere di <rispettare, come da regolamento, i privilegi che il suo status prevede>. Sacerdote come prima dopo 7 omicidi, 41 arresti illegali, 31 ragazzi torturati. <Non odiate chi vi sta torturando. Volontà di Dio>, erano le sue parole di conforto distribuite nelle quattro prigioni segrete attorno a Buenos Aires durante gli anni della dittatura militari-P2. Apparteneva a quei preti fascisti che non erano tanti ma così potenti da condizionare, con ricatti ed irruenza, l'atteggiamento della chiesa argentina. I nunzi che sapevano ma dovevano tacere. I vescovi hanno sempre taciuto. Solo due non si sono rassegnati e sono stati uccisi mentre la Chiesa difendeva la dittatura considerata male minore di fronte al pericolo del comunismo. L'arcivescovo di Buenos Aires, Juan Carlos Aramburu, invitava i fedeli a collaborare con i governi di Videla e di Massera i cui membri gli apparivano <assai ben ispirati>. Ecco, Von Wermich, figlio spirituale di questa cultura ed è imbarazzante ammetterlo. Era al servizio dei militari e usava la confessione per far parlare i prigionieri che non si arrendevano alla violenza. Per sapere cosa, poi? Nomi di compagni di scuola che mormoravano contro l'arroganza dei governi in divisa: chiacchiere da studenti, ma chiacchiere fatali. Von Wermich confessava questi ragazzi, sfiniti da bisturi e scosse elettriche, con la doppia morale del sacerdote e della spia. Li sollecitava ad abbandonarsi al perdono di Dio, e se l'abbandono coinvolgeva persone inconsapevoli informava la polizia e altri ragazzi sparivano. Jacopo Timerman, direttore di un giornale che provava a restare indipendente, racconta in libri ed articoli: <Von Wermich assisteva ai miei interrogatori. Ero bendato, non lo sapevo, ma quando la benda gli occhi si è abbassata per effetto delle scariche elettriche, ho visto Von Wermich seduto accanto al capo della polizia Ramos Camps. Mi guardava come si guarda un cane che sta morendo>. Per ironia, il primo anniversario della sua condanna all'ergastolo, è caduto nello stesso giorno dedicato dal parlamento Europeo, dal palazzo di vetro Onu e dai governi di ogni mondo, al ricordo del sessantesimo anno della proclamazione dei diritti dell'uomo. Chissà se nella messa celebrata in prigione Von Wernich ha fatto un pensiero. La decisione del sospenderlo è di competenza del suo vescovo. Un anno dopo l'ergastolo imposto dalla giustizia civile, monsignor Martin Elizalde sta ancora meditando su come risolvere il caso <seguendo le disposizioni del diritto canonico>. Lo scandalo del silenzio inquieta i cattolici latini già in crisi profonda. Da un Natale all'altro, un milione di fedeli brasiliani lascia la chiesa di Roma per aderire alle sette protestanti <più vicine alla quotidianità della gente lasciata troppo sola dal soffocamento della teologia della liberazione>. Un decreto della Congregazione per la Dottrina della Fede potrebbe rapidamente impedire a Von Wernich lo scandalo del dire messa: 18 maggio 2001, firmato da cardinale Ratzinger, presidente; Tarcisio Bertone, segretario. Decreto necessario per contenere certi peccati; pedofilia, soprattutto. Elenca da quali crimini difendere la sacralità del sacramento della penitenza. <Assoluzione del complice> è forse la colpa della quale Von Wermich non si è liberato: continua a benedire l'assoluzione dei compagni di prigionia condannati per gli stessi delitti.<Tutti i tribunali della Chiesa latina e delle Chiese orientali cattoliche sono obbligati a osservarne i canoni sui delitti e sulle pene...assieme alle norme speciali che saranno date caso per caso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede>. E <ogni volta che qualcuno avesse notizia almeno verosimile di un delitto riservato, dopo aver svolto un'indagine preliminare, lo segnali alla Congregazione per la Dottrina della Fede, a meno che, per le particolari circostanze avocasse a se la causa...>. La notizia delle imprese di Von Wermich non sono riservate, ma esaminate, testimoniate e provate da un tribunale che per anni ha scavato nelle avventure del sacerdote. Tutto li, basta sfogliare. Come mai nessuno <ne dà notizia>? C'è un pericolo lontano previsto dal decreto Ratzinger. <Si deve notare che l'azione criminale circa i delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede si estingue con prescrizione in dieci anni...>. Se nessuno prende decisioni, a 79 anni Von Wermich esce dai registri dei colpevoli: nessuna sospensione, resterà prete nei pieni poteri riconosciuti dalla Chiesa. La giustizia dell'uomo è una cosa, la giustizia di Roma può essere diversa. mchierici2@libero.it Cortesia dell'Unità

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