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8 Settembre 2008 10:28

Maurizio Chierici: In viaggio con Ingrid

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di Maurizio Chierici

Mentre scrivo Ingrid Betancourt sta parlando in teleconferenza dal palazzo di Vetro delle Nazioni Unite. L'Unesco l'aveva invitata a Parigi ma Ingrid ha lasciato l'Italia per andare a New York. Melanie, la figlia, è sotto esami: la immagina nervosa come ogni ragazza sui libri prima delle domande. Adesso che può non la lascia sola. Frequenta la stessa università di Martina, ragazza grande di Veltroni; abitano nello stesso quartiere. Durante la cena familiare ( famiglia Betancourt, famiglia Veltroni, Lella e Stefano Angelini, amici che la accompagnano ovunque ) Ingrid scopre che le ragazze vivono vicine senza conoscersi. Chiede telefono e indirizzo. Le riunirà per sentirle parlare. I cinque giorni italiani sono finiti a Pisa nella burocrazia che le compagnie americane impongono dopo l'11 settembre. Sul suo passaporto francese ( come nel pass di ogni altro paese Ue ) manca l'indirizzo della residenza. C'é solo la città. Ingrid sperduta: <Non so cosa dire…>. Si aggrappa alla madre che fa il nome della strada di Parigi dove abita Astrid, l'altra figlia di Yolanda. I controllori tranquillizzano: <Non si preoccupi, signora. La conosciamo bene. Sapesse quanto abbiamo sperato. Adesso è qui…>. Chissà se oltre l'ultima barriera i funzionari della Delta hanno rivolto a Ingrid le stesse domande alle quali devono rispondere tutti i viaggiatori in volo per gli Usa, prontuario della sicurezza imposto dal Dipartimento di Stato, autocertificazione come per l'antimafia. Se l'ironia ha prevalso sulla burocrazia forse hanno lasciato perdere. Ha mai incontrato persone sospettate di terrorismo? Si è mai accorta del comportamento ambiguo di amici che potrebbero avere contatti con terroristi? Ingrid deve aver sorriso senza allegria: di terroristi ne ha conosciuti tanti. Prima di infilarsi nell'aereo parole d'addio: <Ho visto tante gente, ho ricevuto tanto affetto. È stato come se qualcuno avesse appoggiato un ramo di fiori sul mio cuore. Ne avevo bisogno, lo porterò sempre con me>. Non é l'abbandono sentimentale nel diario del viaggio di una signora in Italia: dopo l'insopportabile silenzio, la vicinanza di tante persone l'ha rianimata anche se ne era intimorita. La sera dell'arrivo a Roma si preoccupava per le domande, sempre le stesse, e per quello stringersi attorno fino a soffocarla mentre i servizi invisibili francesi e nostrani sgomitavano per farla respirare. Ingrid pallida, Ingrid dagli occhi bassi. L'ossessione del pericolo a volte ritorna. Ha attraversato Roma, Firenze Pisa come straniera che riscopre un mondo un po' perduto e un po' sconosciuto. Ed è solo l'inizio della rincorsa che non sa quanto potrà essere lunga. In un angolo del palazzo della Provincia di Roma, Giuliana Sgrena si scioglie dal lungo abbraccio con l'affetto di chi ha provato lo stesso smarrimento quando è tornata. <Vuoto che non passa mai. A volte la gente non capisce. Dopo tanto tempo, davanti a un foglio bianco, può ancora succedere di non trovare le parole>. Ma i giornalisti, le Tv, gli editori e i lettori vogliono sapere. <E tutti vogliono un libro. Come vivevo e con quali pensieri. Se ero disperata e quando riuscivo a sperare. È troppo presto per mettere ordine ai ricordi. Bollono dentro. Si mescolano a ciò che ritrovo. Più avanti, fra mesi, vedremo>. Sei anni e sei mesi di niente sono il limbo che ha congelato la memoria. Sta riprendendo il filo delle piccole cose. Scopre come certe abitudini siano cambiate. Telefonini che fotografano, blackberry per leggere le lettere che piovono all'indirizzo internet. Vuole subito imparare. Ha perso tempo e la rincorsa le sembra lunga. Durante le pause d'albergo, Astrid le spiega come funziona. Jorge Andrés, cugino amato, che studia pianoforte l'ha raggiunta a Rom e sulla tovaglia della cena Ingrid insiste: devo capire bene. Mette da parte il piatto. Il cibo è il piacere che ritrova anche se mangia solo prosciutto, melone e mozzarella. Assaggia per cortesia il boccone del piatto dopo. <Sono abituata a poco. Non riesco a mandar giù altre cose>. Il silenzio l'ha separata dalla vita degli altri, madre, sorella, figli, ambizioni; ha ingrigito l'ottimismo di una donna giovane che immaginava di cambiare il mondo con la ragione e non la violenza delle armi. Adesso ha fretta: non sopporta la solitudine. Dorme a strappi. Gli incubi scuotono il sonno. Allora accende il computer e legge i messaggi nell'indirizzo aperto dalla madre quando non sapeva se era viva o morta. Quando una lettera la commuove, risponde anche se scritta mesi, a volte anni fa. Sta cercando di tornare fra noi. Ma i buchi restano. Mentre si abitua con fatica al presente ovunque vada le chiedono cosa farà domani. Non lo sa. I pensieri cambiano ogni ora. A volte l'umore riaccende la curiosità, ma una parola, un'immagine o le domande di che le ricorda ( appena arrivata a Roma ) che proprio a Roma le Farc coltivano le amicizie milionarie di Rifondazione Comunista, rivelazione copiata dal Tiempo di Bogotà: cugini Santos proprietari del giornale, vice presidente e ministro che governa le forze armate dell'Uribe del quale vorrebbe prendere il posto. Insomma, intrighi di uno scontro politico lontano, che si avvicina nel provincialismo di una certa Firenze. Le pagine locali del Corriere della Sera se la prendono col presidente dell'assemblea comunale Cruccolini: ha regalato a Ingrid la bandiera della pace, arcobaleno della sinistra di Rifondazione <tra i finanziatori dei guerriglieri delle Farc> proprio quelli che la tenevano in catene. Ecco che l'angoscia in apparenza sepolta raggiunge Ingrid con la malinconia del silenzio. <Ma io cosa c'entro?>. Occhi improvvisamente stanchi. Cerca lo sguardo della madre come una figlia adolescente. Il viaggio di Ingrid è stato il viaggio in Italia di una figlia che la madre accompagna come in altri tempi, mentre, il mese trascorso in un mare lontano assieme ai due ragazzi che hanno attraversato l'adolescenza senza poterle parlare, l'ha vissuto nel ruolo di madre impegnata a capire con quali sentimenti e quali idee Lorenzo e Melanie provano ad assaggiare il mondo. Sdoppiamento alla ricerca della identità che a volte immagina impallidita, eppure non disarmata: si sta liberando dalla foresta ma non delle idee chiare che le hanno permesso di sopravvivere, sperando. Le Parole Negli incontri pubblici o colloqui privati parla ovunque degli <ostaggi da liberare col dialogo, non con le armi che allargano la diffidenza allontanando la pacificazione alla quale la gente ha diritto. Gli ostaggi nelle mani delle Farc non sono prigionieri solo del terrorismo, sono anche prigionieri di chi li ha dimenticati>. Lo ripete accanto a Nicola Zingaretti, Provincia di Roma davanti a 240 registratori e telecamere arrivate non solo dall'Europa, ma Messico, Cile, Stati Uniti, Giappone. Lo ripete nella sala dei Cinquecento del palazzo Vecchio di Firenze rispondendo al sindaco Leonardo Domenici, lo ripete a Pisa quando il sindaco Filippetti le consegna il premio Donne per la Solidarietà. Gianfranco Fini chiede cosa pensa delle Farc. S'intendono in francese. Ingrid é precisa: <Sono convinti di appartenere alla sinistra rivoluzionaria e non si accorgono di comportarsi come la destra>. Gli occhi del Presidente vagano nel vuoto. Forse non ha capito, mormora qualcuno. Davanti ad ogni interlocutore o alle domande dei giornali che la inseguono, con la sua voce quieta Ingrid fa sapere di voler organizzare una rete di solidarietà per liberare chi è costretto alla prigionia, ovunque, nel mondo. Ma prima è necessario <cambiare noi stessi. Dobbiamo cercare la pace nei nostri cuori. E non condividere la politica dei conflitti ma la politica dei ponti e del dialogo>. E quando hanno voluto sapere come ci ha trovati dopo sette anni di niente, Ingrid è categorica: <Male. Si nega il diritto a chi scappa dalle guerre e dalla miseria di cercare un posto dove mangiare in pace. Li si tratta da intrusi. Li si sospetta di ogni delitto. So come ci si sente quando si ha fame e ti si nega il cibo. Quando si è disperati e nessuno ti sorride>. Come Fini, come Alemanno, anche il ministro Frattini l'accoglie con discrezione affettuosa. L'Italia appoggerà il Nobel per la Pace. E Ingrid ringrazia: non so se davvero lo merito. Si sono lasciati alla Farnesina e subito ritrovati nel treno per Firenze. Ingrid a Palazzo Vecchio, il ministro al dibattito del Partito Democratico. L'Italia è piccola, sorridono. Il Papa e la fede Quando domenica sera arriva a Roma, Ingrid sfoglia il programma che pianifica gli appuntamenti e si scoraggia. Un filo d'angoscia allunga il ritardo dell'appuntamento a Trastevere dove l'aspetta la Comunità di Sant'Egidio ma anche un piazza gremita di telecamere e giornalisti. Per la prima volta deve immergersi nella folla. La polizia apre la strada in una città nel caos: maratona che paralizza il traffico soffocato da chi torna dalle vacanze. Carosello frenetico fra automobili che non si arrendono alla sirena. Sfiorate, a volte strusciate, finalmente arriva. Quando Ingrid si inginocchia per la preghiera della sera, chiude gli occhi sotto riflettori e flash che l'assediano sui gradini dell'altare di Sant'Egidio. Ma non rinuncia a testimoniare la fede ritrovata una sera dopo 80 chilometri di marcia: stava per lasciarsi andare quando accesa la radio ( che ogni tanto funzionava ) la sorprende la voce di Benedetto XVI. All'Angelus chiede la sua libertà. La interpreta come uno segno che lega ad un altro segno: dal quel momento si affida. Intrecciata ad un piccolo braccialetto c'è la corona del rosario messa assieme con i grani raccolti nella foresta. Non se ne separa mai. A Castel Gandolfo sconvolge il cerimoniale afferrando le mani del Papa. Subito dopo racconta l'emozione dell'udienza alla folla dei giornalisti che aspettano nella sala della Provincia. Ingrid non rispond alle domande in due parole. Negli anni della foresta ha dimenticato il tic tac televisivo delle conferenze stampa. Sceglie con cura le parole che rivelano turbamenti e felicità. Non pochi impazientiscono. Sorrisini di scherno. <Ancora?>. <Com'è lunga…>. Aspettano altre rivelazioni. Fra loro Giuliana Sgrena che un po' si arrabbia per la disumanità imposta dal mestiere. <Sono atea ma ognuno di noi quando si trova in certe situazioni cerca una strada per resistere. Le cose che erano importanti non lo sono più>. Quando visita San Pietro o il Duomo di Firenze, Ingrid si raccoglie in ginocchio nelle cappelle appartate. Davanti alla tomba di Giovanni Paolo II recita ad alta voce il Padre Nostro. Dov'è finita la politica d'assalto, la prigioniera che dalla prigione verde scriveva la lettera della disperazione senza rinunciare ad uno solo dei principi che l'avevano messa in trappola senza curarsi degli occhi dei guardiani armati che ne seguivano la scrittura? Con la pazienza di chi sa cos'è il dolore, cerca di trasmettere la sua speranza anche negli incontri privati sfuggiti alle cronache. A volte non è facile. Una madre e due sorelle dei sei italiani scomparsi sull'aereo delle vacanze davanti a Los Roques, isola venezuelana, vogliono sapere se ha sentito parlare di loro nel pianeta Farc. L'aereo non è stato ritrovato; una ipotesi lo vuole dirottato dai guerriglieri colombiani. Ingrid ascolta tenendole per mano. Quando allungano le foto dei due bambini, bacia la madre della ragazza scomparsa. Abbraccia la sorella di uno dei ragazzi svaniti in viaggio di nozze: l'immagine di una sposa felice commuove Yolanda. Sa cosa vuol dire cercare una ragazza con la disperazione nel cuore. Ha cercato per sette anni. Ingrid non restituisce il piccolo dossier <Vorrei rivedere le loro facce con meno emozione. Le porto con me. Mi informerò. Spero di raccogliere notizie che possano consolarvi>. Le ore serene Dopo la visita a Sant'Egidio, nella prima sera di Roma, si incammina rasserenata verso la casa di Veltroni: l'aspettano per la cena. Telefona Benigni e dopo un secondo Ingrid scoppia a ridere. Astrid e la madre si guardano contente: da quando è tornata non ha mai riso come una volta. Ma é il racconto di Ingrid ad intrigare Benigni. Prima di cadere prigioniera aveva visto <La vita è bella> e nei giorni vuoti della foresta la storia del film incantava i prigionieri. I quali si passavano parola da uno spostamento all'altro obbligati dalle Farc che rimescolavano, disperdendoli. Ogni legame, ogni amicizia andava tagliata. E quando Ingrid arrivava in un posto nuovo, qualcuno la avvicinava per sapere: <Sei tu quella che ha visto il film dei prigionieri di Hitler?>. Ricominciava il racconto. Una sorpresa l'aspettava sulla terrazza del ristorante di un hotel che si affaccia sui fori romani. Ladislatz, figlio piccolo di Ingrid, compiva 11 anni; famiglie Betancourt che fanno festa. Dall'ascensore esce un ragazzo con la chitarra sulle spalle. Comincia a cantare, Ingrid si alza con un piccolo grido di felicità: ascolta e lo abbraccia dopo l'ultimo verso. <L'ho sentita e riascoltata: la so a memoria>. Accenna al ritornello sul pianoforte. Michele Fariselli, è Michael Bug dei Bugs, formazione rock. La canzone che le ha dedicato - <Words from hell> - ha fatto il giro del mondo internet. E Ingrid vi si è imbattuta per caso e l'ha scaricata. Ma anche radio Caracol e France 24 continuano a trasmetterla. <Quando ho comperato ‘Lettere dall'inferno', il libro Garzanti che raccoglie la lettera di Ingrid alla madre, ho letto e pianto fino a casa. E non sono riuscito a dormire fino a quando non ho finito la canzone. Parole mie, soprattutto parole di Ingrid, sempre in inglese>. Refrain che Ingrid ripete sottovoce: <In qualsiasi luogo, in qualsiasi tempo- ti rivedremo e incontremo ancora -…ti rivedremo ancora>. <Quando ero via>, si lascia andare Ingrid, <avevo voglia di rivedere le bellezze perdute. E l'Italia incontrata la prima volta ancora bambina era la bellezza che mi faceva compagnia>. Ha voglia di rimpossessarsi di tutto ciò che ripassava nella foresta per sentirsi viva. Colosseo, Fontana di Trevi dove la gente la riconosce e il gelataio le regala il gelato. Cappella Sistina quando i turisti hanno sfollato. L'attraversa col passo leggero di chi ha camminato tanto. Elegante come una piuma, compagni di viaggio che arrancano cento metri dopo. Ascolta il monsignore che racconta l'affresco di Michelangelo. Ma di distrae. Piega lo sguardo su Caronte: col remo spinge i peccatori verso Minosse avvolto da serpenti. Ne sembra ipnotizzata. Le trombe degli angeli dell'Apocalisse non la distraggono. <Avevi paura dei serpenti?>. <Un inferno>. Non riesce a guardare altro. Il passato è in agguato in ogni immagine, sotto ogni parola. Uscendo dal Campo dei Miracoli di Pisa, l'arcivescovo Benozzo che l'accompagna, spiega perché è stato costruito l'ospedale di Sant'Anna. Il clero pisano aveva incatenato vescovi e alti prelati diretti a Roma. E il Papa li aveva scomunicati. Per cancellare la scomunica hanno dovuto costruire l'ospedale. <Vescovi incatenati?>. Ingrid diventa seria. Sa cosa vuol dire una catena: <Con catene d'argento per rispetto alla loro autorità>. Attorno ridono, Ingrid non ride. Il momento del congedo. Apre la borsa per cercare il biglietto. Spunta una Tshirt piegata. Guarda dove guardo: <L'ha portata Veltroni da Denver. È quella di Obama. La infilo prima dello sbarco. Melanie non sa bene quando arrivo, eppure sarà lì ad aspettare. Voglio farle la sorpresa>. mchierici2@libero.it Cortesia dell'Unità

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