21 Agosto
Bene ho proprio voglia di raccontarvi perché Goldoni lasciò Venezia nel 1762. Forse molti sanno che la sua riforma era osteggiata da altri autori di commedie, Carlo Gozzi e Pietro Chiari, e che dovette sudare sette camicie per fare accettare la sua riforma ad impresari, attori e pubblico: insomma doveva essere così stomacato che all’età di 55 anni, veneranda per i tempi, lasciò la sua amatissima Venezia assieme alla moglie- figli non ne ebbero- per recarsi a Parigi. Il perché di una decisione così radicale non è da cercarsi nelle suddette difficoltà perché l’artista di fegato e di costanza ne aveva per dodici, ma nella commedia rappresentata nell’inverno del 1760 “I rusteghi”. E chi non l’ha sentita citare! Chi non ha sorriso di fronte a quei personaggi divenuti macchiette di se stessi: ostili ad ogni novità, ossessionati dal lavoro al punto che Sior Lunardo non fa che ripetere macchinalmente “laoré, laoré”. E i tanti siori Lunardo avevano proprio colmato la misura nell’animo di Goldoni. L’artista, illuminato come tutti gli artisti e, quindi, in grado di vedere lontano nel tempo, aveva intuito che la laboriosità borghese, e tutte le belle qualità che ne derivano, stavano per trasformarsi o nello scimmiottare l’aristocrazia nella frivolezza vuota o nella fissazione maniacale per il lavoro malinteso che comporta grettezza e chiusura verso tutto ciò che è vita autentica e che coincide con il mutamento, con l’apertura , con il nuovo. Così se ne partì “povero e vetusto” direbbe un altro grande esule; fuggì dalla sua Venezia e da quel versante necrofilo della mentalità borghese. Lega e ignorantoni tutti, beccatevi questa lezione! Concetta Centonze San donà di Piave (VE)